Visite pastorali a Bergamo: dalla seconda metà del Novecento a oggi

Si conclude il nostro cammino storico sulle visite pastorali dei vescovi di Bergamo alla diocesi, prendendo in esame il periodo fra la seconda metà del Novecento fino ai giorni nostri.

Giuseppe Piazzi (1953-63)

Nel decennio dell’episcopato del vescovo Piazzi, cremonese, si manifestavano anche in terra bergamasca le grandi trasformazioni economiche e socioculturali che stavano mutando il volto dell’Italia. Più che impostare nuove e personali strategie, il Piazzi realizzò nel concreto i vasti piani ideati dal predecessore. Nella visita pastorale, avviata nel 1955, dilazionata nel tempo per il Concilio e non conclusa a causa della morte improvvisa (visitò 311 parrocchie), frequenti i richiami su centralità della liturgia, istruzione religiosa, pastorale vocazionale e Seminario, mentre era ancora poco percepita una risposta pastorale alla nuova mentalità che si stava allargando nella società (Amadei). Comunque, i semi abbondantemente gettati dal Bernareggi e coltivati con impegno dal Piazzi consentirono, alla nostra diocesi, a differenza di molte altre, di predisporsi al Concilio (1962-65).

Clemente Gaddi (1963-77)

Portato a cogliere gli elementi essenziali dei problemi, l’arcivescovo Gaddi, comasco, guidò la diocesi nella non facile prima assimilazione delle riforme conciliari, scegliendo di custodire con fermezza i punti fondamentali e lasciando crescere i fermenti, mantenendo il dialogo e impedendo le radicalizzazioni (Amadei). Infatti, a differenza di tante diocesi, le contestazioni locali (fra oppositori o diffidenti delle riforme conciliari e fra chi sceglieva una fuga in avanti) rimasero sostanzialmente epidermiche e non alternative. Fra i numerosi quesiti del questionario per la visita pastorale (1966-73), condotta con minuziosità e impegno, c’erano lo stato delle riforme conciliari, la stampa cattolica e la presenza del Consiglio pastorale parrocchiale.

Giulio Oggioni (1977-91)

L’azione episcopale del vescovo Oggioni, milanese, uomo portato a sottolineare il lato giuridico di ogni questione, si è snodata nel conferire un volto conciliare alla diocesi. In questa opera venne anche facilitato dal venir meno della carica delle contestazioni in ogni ambito e dalla mentalità riflusso in atto in Italia. La sua visita pastorale — protrattasi più anni per motivi di salute e conclusa con l’aiuto del vescovo ausiliare Angelo Paravisi — vide una novità: non più il vescovo giudice, ma il vescovo che si avvicinava alla vita delle parrocchie, incontrando persone, organismi e associazioni. Nel questionario molta attenzione era riservata allo stato delle riforme conciliari.

Roberto Amadei (1991-2009)

L’episcopato del bergamasco Amadei è ruotato attorno a un nucleo che fino ad allora si faticava ad ammettere: il processo di scristianizzazione aveva inciso profondamente anche sulla società bergamasca e sul tradizionale tessuto cristiano. Di conseguenza avviò una vasta revisione della pastorale, non essendo più sufficiente la salvaguardia dell’esistente. La sua visita pastorale, protrattasi per nove anni e iniziata incontrando le monache di clausura della diocesi nel monastero Matris Domini, fu connotata dalla condivisione della vita ordinaria delle parrocchie, nello stile del «vescovo padre e pastore» che va incontro ai fedeli, visti come fratelli nella fede. Un posto centrale venne riservato alla visita dei malati nelle case. Diversi i tasti su cui ha insistito nella visita pastorale: centralità della domenica nella vita dei cristiani, corresponsabilità laicale, parrocchia missionaria, gioventù, scuola e lavoro. Al termine riconobbe di aver visto «del molto bene» nelle parrocchie.

Francesco Beschi

L’attuale vescovo, giunto in diocesi nel 2009, ha aperto la visita pastorale in Cattedrale il 13 febbraio scorso, precisando di volerla chiamare «pellegrinaggio pastorale», vedendo le parrocchie «non un luogo, ma un incontro». In pratica, il vescovo condividerà l’ordinarietà quotidiana delle parrocchie, fra incontri con clero, persone, ambiti pastorali significativi e Rosari per affidare a Maria le intenzioni e le sofferenze di tutti per la pandemia. Il pellegrinaggio pastorale si pone anche nell’ottica di una riflessione a largo raggio sulla parrocchia «fraterna, ospitale e prossima e il servizio del presbiterio». Il percorso da lui indicato sta nel declinare fede e vita, Vangelo e cultura, Chiesa e mondo, contemplando tre vie: le comunità ecclesiali territoriali, le fraternità presbiterali e la parrocchia «fraterna, ospitale e prossima».