Santa Maria delle Grazie, la Messa anche nella lingua dei segni

È stata attivata una iniziativa espressamente pensata per le persone sorde, che in Bergamasca sono circa 800 di ogni fascia di età. Per loro veniva celebrata la Messa soltanto nelle solennità principali dell’anno nella sede dell’Ens (Ente nazionale protezione e assistenza dei sordi) a Torre Boldone. Adesso è stata introdotta una Messa, la prima domenica di ogni mese, celebrata alle 10 nella chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, la prima in diocesi ad accogliere l’iniziativa. La prossima sarà celebrata domenica 6 giugno. L’adesione del parroco monsignor Valentino Ottolini è stata molto positiva. La novità è ancora più significativa perché sarà una Messa comunitaria, cioè i sordi non isolati, ma insieme agli altri fedeli, alla presenza di un interprete della lingua dei segni. L’iniziativa è stata curata da una équipe, composta anche da don Daniele Bravo, incaricato diocesano per la pastorale dei sordi, in sinergia con alcuni uffici della Curia.

«Le persone sorde vogliono vivere la fede come tutti — racconta l’équipe —. Una delle loro difficoltà è partecipare bene alla Messa. I sordi ascoltano con gli occhi e parlano con le mani. Quando le chiese sono poco illuminate, per loro è impossibile leggere i movimenti delle labbra del celebrante. La presenza dell’interprete professionista con la lingua italiana dei segni rende più accessibile l’incontro con la Parola di Dio, i gesti liturgici, parole del celebrante». Per ora la Messa alle Grazie ha cadenza mensile. «In seguito — aggiunge l’équipe — valuteremo se estenderla agli altri giorni festivi. A turno, saranno presenti degli interpreti professionisti. Non pensiamo che la loro presenza possa recare disturbo, perché con il tempo i fedeli si abitueranno. La Messa insieme ai sordi sarà un arricchimento per tutti».

UN PO’ DI STORIA

Un’attenzione specifica ai bisogni dei sordi, un tempo tenuti nell’isolamento e nell’ignoranza dalla società, risale all’Ottocento. Nel 1843 il Comune di Bergamo avviò una scuola per ragazze sorde, in una casa presa in affitto, affidata alle suore Canossiane e seguita da don Girolamo Raspis. Nel 1844, sempre per impulso del Comune e a titolo sperimentale, nelle scuole elementari comunali di Borgo Palazzo, don Giovanni Finazzi aprì una scuola con convitto per i fanciulli sordi. Fra le materie insegnate c’erano calligrafia, grammatica, storia e aritmetica. Don Finazzi portò i suoi fanciulli nell’aula consiliare per mostrare i risultanti raggiunti nell’istruzione, tanto che gli amministratori, commossi, consolidarono il rapporto con l’istituzione. Le due realtà — inizialmente guidate da una commissione comunale e da una civile — si fusero nel 1853 in «Pio istituto sordomuti di ambo i sessi di Bergamo», con sede, per le ragazze, nella casa Ragazzoni in Città Alta, mentre per i ragazzi in una casa acquistata in via Pignolo. Con Regio Decreto (20 febbraio 1872) l’Opera Pia venne riconosciuta come ente morale e trasferita palla dipendenza del Comune. Nel 1860 le suore Canossiane si ritirarono e a loro subentrarono insegnanti laiche e successivamente, dal 1893 fino al 1978, le suore Orsoline di Gandino.

Nel 1932, a Padova, venne fondato l’Ens, trasformato in ente con personalità giuridica nel 1979. La legge n. 95 del 2006 ha segnato un traguardo importante, perché il termine «sordomuto» è stato sostituito da «sordo» in tutte le disposizioni legislative. Oltre alla formazione professionale, con l’aumentare dei bisogni e per nuove esigenze educative, il Consiglio di amministrazione costruì l’attuale sede a Torre Boldone, inaugurata nel 1971.