Cinema e teatri: le prime note di un canto di rinascita

Luci spente, sipari abbassati, sale vuote. Un’attesa lunga, lunghissima, ed estenuante, mentre la pandemia andava mutando e il teatro stringeva i denti, guardando al momento in cui avrebbe potuto ripartire in sicurezza. Il mondo del cinema, della musica, dell’intrattenimento culturale e del teatro è stato uno dei più colpiti dalle misure di contenimento contro il Covid-19. Tra i primi a chiudere e tra gli ultimi a riaprire, teatri e sale cinematografiche – ma anche centri congressi e realtà di produzione culturale a tutti i livelli – hanno dovuto nell’ultimo anno affrontare non solo le difficoltà connesse allo stop alle proposte in presenza, ma anche confrontarsi con una sfida inedita e certamente inaspettata: quella cioè di immaginare una dimensione teatrale e culturale del tutto nuova, basata su presupposti diversi e veicolata da mezzi come l’online, fino a ora considerati marginali rispetto alla rappresentazione diretta, per non spezzare il filo con i propri spettatori e per offrire, anche, sprazzi di bellezza nei mesi più bui dell’emergenza pandemica. E oggi, mentre pian piano si ritorna alla normalità e le sale cinematografiche e teatrali hanno potuto riaprire i battenti, si raccolgono i frutti – dolci e amari – dei mesi appena trascorsi: cosa ha lasciato l’esperienza pandemia al mondo del teatro e della cultura? Quali gli strascichi, e quali le nuove possibilità?

I numeri delle ripartenze

In Italia, cinema e teatri hanno potuto riaprire in presenza a partire dal 26 aprile nelle zone gialle, in seguito all’entrata in vigore del decreto- legge 22 aprile 2021: una decisione giunta a seguito di numerosi rinvii basati sui dati dell’andamento pandemico e che ha aggiunto incertezza a incertezza, almeno per quanto riguarda le programmazioni. Le regole di accesso per spettacoli e cinema sono rigide: posti a sedere preassegnati, necessità di assicurare il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro, tetto di capienza al 50% del numero massimo di spettatori e comunque mai più di 1000 persone per gli spettacoli all’aperto e 500 per gli spettacoli al chiuso.

E se per quanto riguarda i cinema le aperture iniziali sono state graduali e a singhiozzo – a causa soprattutto della scarsità di titoli inediti, molti dei quali comunque visionabili sulle piattaforme in streaming – nel corso dell’ultimo mese i numeri dei botteghini sono tornati a crescere: secondo i dati di Fcp Associnema, il 70% delle sale ha riacceso i proiettori, con una buona affluenza di pubblico, mentre l’Anec (Associazione nazionale esercenti cinematografici) segnala che dall’ultimo weekend di aprile a oggi si è passati da 90mila spettatori a quasi 150mila. Numeri positivi, quindi, che parlano di una buona vivacità soprattutto delle piccole sale di quartiere o di paese rispetto ai multisala, in quanto meno legate alla disponibilità di blockbuster e concentrate invece su proposte più di nicchia.

Diversa, invece, è la situazione dei teatri. Se da un lato sono state numerose le “aperture simboliche”, dall’altro l’incertezza generalizzata e le lunghe chiusure hanno causato un certo squilibrio tra quelle realtà teatrali che hanno avuto accesso agli aiuti statali come il Fus – e che quindi riescono a guardare al futuro con una certa fiducia – e quelle realtà invece più piccole, private e indipendenti, per cui il dimezzamento della capienza delle sale si traduce direttamente in una riduzione della percentuale degli incassi e quindi nella concreta difficoltà di organizzare tournée, programmare le rappresentazioni e in generale di “mettere in moto” l’intera macchina teatrale. Secondo i dati dell’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo (Agis), su 1284 teatri italiani, solo il 46,42% è in condizioni di riaprire. Insomma ci sono criticità evidenti, che rischiano di mutare la ripartenza in una “falsa partenza” e ricadere a cascata anche sulle numerose professionalità che gravitano attorno al mondo degli spettacoli.

E a Bergamo?

Il dato nazionale si riflette anche sulla bergamasca e sulle sue numerosissime realtà teatrali e culturali. Da sempre la città di Bergamo e la sua provincia sono caratterizzate da una fortissima vivacità teatrale, grazie alla presenza di svariate associazioni amatoriali e professionali private e indipendenti che trovano nel teatro un’occasione non solo di lavoro ma anche di socialità, di impegno e di aggregazione.

Al netto quindi delle difficoltà generali affrontate dal settore, nella città più colpita dalla prima ondata di Covid-19, la riapertura di cinema e teatri e la rimessa in programma di manifestazioni ormai radicate nel territorio ha quindi un che di simbolico. Non solo riapre al pubblico il Teatro Donizetti dopo tre anni di restauro, ma riprendono anche eventi come il Festival Danza Estate, Bergamo Jazz, gli spettacoli al Lazzaretto, il festival DeSidera. E ritornano in presenza le attività delle compagnie teatrali che negli ultimi mesi avevano spostato nel digitale le proprie proposte. Non solo: riprende anche il settore cinematografico, con la riapertura delle sale cittadine e delle sale di comunità. La Sas (Servizio Assistenza Sale Cinematografiche) segnala un’ottima risposta di pubblico alla riapertura, sebbene nella consapevolezza che quella attuale è soltanto una apertura simbolica e che la vera partita si giocherà da settembre.

Insomma si riparte, nel grande e nel piccolo. Sperando che questa sia solo la prima nota nel canto di rinascita del teatro e del cinema bergamasco, nazionale e internazionale.