Beatificata suor Mainetti, “La santità è il frutto della fedeltà nel quotidiano”

“Con lo stile di vita evangelico, vissuto nella fedeltà quotidiana, i cristiani cambino il mondo”. È questo il mandato che il vescovo di Como, mons. Oscar Cantoni, ha consegnato all’intera Chiesa diocesana al termine del solenne rito di beatificazione di suor Maria Laura Mainetti che si è tenuto ieri, domenica 6 giugno, a Chiavenna (So). Proprio a questo “frutto luminoso della nostra terra, già segnata nella storia da una eletta schiera di santi, di martiri e di beati” il vescovo Oscar ha chiesto di “aiutarci a tradurre la santità nel quotidiano, in piena fedeltà alla vocazione di ciascuno”.

Ripercorrendo la vita e l’esempio della religiosa della Congregazione delle Figlie della Croce, il vescovo Cantoni ha ricordato come il suo martirio “non è che il coronamento supremo di una vita tutta protesa a vivere il Vangelo nel dono totale di sé”. Una vita che “ha suscitato vivo stupore e intensa commozione nel nostro santo popolo perché, dentro la sua debolezza, è emersa la forza vincitrice di Dio”.

Durante il rito di beatificazione sull’altare è stata portata una teca contenente una pietra macchiata con il sangue della nuova beata. Segno di una vita donata perché, come ha ricordato la postulatrice Francesca Consolini: “Lei è andata incontro a questo sacrificio”.

Martire in odio alla fede

Ad uccidere suor Maria Laura Mainetti furono, il 6 giugno 2000, tre giovani, allora dei fatti minorenni, al termine di un barbaro rito satanico. Una decisione maturata quasi per gioco o per noia; la suora fu attirata fuori di casa alle undici di sera con una scusa – una delle ragazze la chiamò dicendole di essere incinta e bisognosa di aiuto – e condotta in un luogo isolato.

Mentre veniva colpita suor Maria Laura chiese loro di smetterla, disse che non le avrebbe denunciate. Quando capì che nulla le avrebbe fermate, le guardò negli occhi e, poco prima di morire, assicurò loro il perdono.

“I giovani, unico scopo della mia vita”. 

Suor Maria Laura Mainetti, al secolo Teresina, ha dedicato tutta la sua vita all’insegnamento e alla cura dei giovani. Nata a Colico (Villatico) il 20 agosto 1939 iniziò il suo cammino con le Figlie della Croce entrando nel postulantato a Roma nel 1957 ed emettendo la professione perpetua presso la casa madre di La Puye in Francia il 25 agosto 1964. Svolse la sua missione educativa in diverse scuole elementari della Congregazione a Vasto, Roma, Parma e Chiavenna dove sarà superiora della comunità dal 1984 alla sua morte. Lei stessa scrisse un giorno: “I giovani, unico scopo della mia vita”.

“È stata una donna che li ha saputi amare fino a dare loro la vita per aver creduto ad una loro necessità. Era un’educatrice nata; credeva nei giovani, non perdeva occasione per conoscere il loro mondo, la cultura giovanile, il loro linguaggio; i giovani erano per lei il futuro del mondo e della Chiesa”, racconta la postulatrice Francesca Consolini.