Brusca e l’arte del perdono. Suor Chiara: “È un atto che si offre agli altri ma si dona anche a se stessi”

Ha fatto scalpore nei giorni scorsi la notizia che Giovanni Brusca, ex killer della mafia, che ha confessato di avere commissionato o eseguito oltre 150 omicidi, ha chiesto perdono alle famiglie. Hanno intervistato un familiare di una vittima che ha ammesso – e si vedeva che ne parlava con fatica e con dolore – di non riuscire a concederglielo. Questa vicenda mi ha fatto riflettere su quanto sia difficile il perdono. Che ne pensa?

Roberto

Caro Roberto, la vicenda dell’ex killer è veramente drammatica per la portata del male commesso e l’immensità del dolore subito da parte dei parenti delle vittime. La domanda che abita il mio cuore è come sia possibile che un uomo possa essere così violento e disumano e come il male abbia così tanta forza e potere sulle persone!? Se il tempo della sua carcerazione è stata un’opportunità di crescita nella consapevolezza del male provocato e di conversione, ora Giovanni può essere un uomo nuovo, capace di una vita che si riscatta da quella precedente. Certamente il suo pentimento non può suscitare nei parenti delle vittime un immediato perdono. Occorra grande rispetto per il dolore subito, per la fatica a perdonare la persona che ha provocato dolore e ha ucciso il marito, il figlio. Il perdono non cancella il male subito. Perdonare non è dimenticare, ma ricordare ogni attimo di dolore con il cuore di chi è diventato migliore, una persona che la sofferenza ha redento; è innanzitutto dono della misericordia del Signore, perché umanamente è un atto difficile. Con leggerezza ne parliamo quando non siamo coinvolti in prima persona, ma poi, anche nelle piccole situazioni, tutti facciamo fatica a perdonare. Pensiamo alle situazioni quotidiane, a un torto subito, a un diverbio anche solo tra marito e moglie, a una scelta sbagliata di un figlio, alle liti familiari sull’eredità … situazioni che lasciano rancore, rabbia, desideri piccoli di vendetta, frustrazioni, risentimenti.

Ci sono persone che sono ferme a un torto subito nel passato, e non sono più riuscite a liberarsene, a perdonare. Il perdono non è solo un atto da donare ai fratelli, ma anche da offrire a noi stessi. Quante volte si sente dire dalle persone di non riuscire a perdonarsi un errore, la propria storia ferita, un aspetto del proprio carattere, del proprio fisico, di non essere diventati quello che si sognava, ecc. Perdonare significa: donare-per, cioè donare completamente, senza riserve: esige un atto di grande coraggio, umiltà, disponibilità a fare il primo passo e sono necessarie motivazioni profonde umane e spirituali. Nel perdono la persona sceglie di lasciar andare la sua parte ferita e di offrire all’altro una nuova possibilità, come pure un nuovo frammento di sé stessa. È un gesto di grande umanità che getta luce sullo spessore umano di colui che lo mette in atto. Perdonare sé stessi è riconciliare l’immagine ideale di sé con quella reale, per poter vivere la vita con una maggiore libertà. Il perdono è una questione di cuore che deve essere guarito, riconciliato. Come credenti abbiamo degli spazi sacri di guarigione del cuore che sono la preghiera e la vita sacramentale, in particolare il sacramento della riconciliazione. Nel sacramento riceviamo dal Signore la sua misericordia che perdona le nostre miserie e purifica il nostro cuore dal male e dal peccato. Nella preghiera chiediamo al Signore di aiutarci a perdonare come lui perdona, proprio quando noi non abbiamo la forza di farlo.

Quante situazioni di sofferenza piccole e grandi sarebbero meno gravose se umilmente chiedessimo la grazia di saper perdonare, di riconciliarci con noi stessi, la nostra storia, i torti subiti o fatti. Abbiamo tutti bisogno di mani che ci accolgano in un abbraccio di misericordia, di parole che benedicano e non maledicano, di essere balsamo per molte ferite, di perdonare i fratelli come noi siamo perdonati. Noi viviamo ed esistiamo grazie alla misericordia e al perdono che Dio continuamente ci dona. Preghiamo gli uni per gli altri, chiediamo questa grazia per chi fatica a perdonare, per noi: “Quello che noi non rimettiamo pienamente, tu, Signore, fa che pienamente perdoniamo, cosicché, per amor tuo, amiamo sinceramente i nemici e devotamente intercediamo per loro presso di te, non rendendo a nessuno male per male e impegnandoci in te ad essere di giovamento in ogni cosa”.