Raya e l’ultimo Drago: una giovane guerriera lotta per la pace

Raya, una giovane guerriera e Tuk Tuk, il suo fidato destriero, simile a un scarabeo stercorario e a un’armadillo, capace di spostarsi rotolando ed avvolgendosi nella sua corazza: sono i protagonisti dell’ultima avventura animata della Disney “Raya e l’ultimo Drago” (Raya and the Last Dragon).

Con i cinema chiusi a causa della pandemia, aspettiamo da oltre un anno l’uscita di Black Widow (ultimo film della Marvel) e qualche mese dopo l’uscita del “live action” “Mulan“, nel frattempo ecco un nuovo lungometraggio animato dall’estetica molto curata.

Trama  

Il regno di Kumandra è diviso in cinque regioni in lotta tra loro: Coda, Zanna, Artiglio, Dorso e Cuore (la più prospera), ognuna con il nome di una parte del corpo di un drago, animale che si può riconoscere nella sagoma del fiume che le attraversa. Questa divisione non è sempre esistita: 500 anni prima, gli esseri umani convivevano in armonia con i draghi, creature che portavano l’acqua e la pioggia nel mondo. Un giorno, la pace nel Regno di Kumandra venne interrotta dalla comparsa dei Druun, esseri maligni dalle sembianze di nube viola e nera, che trasformarono draghi e persone in pietra. Gli umani vennero rianimati grazie a Sisu, un drago che spazzò via i Druun, e lasciò come traccia del suo potere una gemma sferica, custodita a Cuore. Purtroppo, questa azione non permise ai draghi di tornare in vita.  

Il padre di Raya, sovrano di Cuore, vorrebbe che i cinque regni abbandonassero gli ideali bellici legati al possesso della gemma, e tornassero a vivere in pace e armonia: perciò organizza un banchetto con tutti gli altri monarchi. Purtroppo l’iniziativa non raggiunge l’obiettivo sperato, addirittura le altre quattro regioni tentano di rubare la gemma, che nella frenesia viene rotta in cinque pezzi, facendo rinascere i Druun. Durante la fuga dalle creature ostili, Raya viene buttata dal padre in acqua, un luogo in cui i Druun non possono seguirla.

Un salto temporale ci porta a conoscere una Raya più adulta, alla ricerca del drago Sisu, che avrebbe potuto usare i pezzi della gemma riuniti per far tornare il padre della protagonista in carne ed ossa.    

Alla regia troviamo Don Hall, che nel 2014 si occupò di “Big Hero 6”, e Carlos Lopez Estrada, new entry nell’industria Disney.

Il nostro giudizio

Come la maggior parte dei film della Disney, anche “Raya e l’ultimo Drago” è adatto ad un pubblico di ogni età, ottimo per passare una bella serata in compagnia della famiglia o dei propri amici, magari con un bel pacchetto di pop-corn accanto.

Realizzato interamente in CGI, il cinquantanovesimo Classico Disney decide di staccarsi ancora di più dalla classica struttura utilizzata dalla casa cinematografica. Niente più principe pronto a salvare la principessa o avventure alla ricerca del vero amore, qui è Raya che si occupa di sé stessa: la protagonista ha infatti ricevuto dal padre un addestramento all’uso delle armi ed al combattimento, e dimostra le sue capacità nei vari duelli che nel corso del film affronterà, soprattutto contro la sua rivale Namaari, la principessa del regno di Zanna.

Il film ci racconta dell’eterna lotta degli esseri umani, che, lasciati da soli senza una guida (i draghi), si abbandonano alla discordia e alla guerra, dimenticando la loro situazione passata di pace e felicità, preferendo attribuire alla gemma di Sisu per l’incredibile prosperità del regno di Cuore a discapito degli altri quattro. A causa di questa lotta vediamo Raya percorrere dei territori desertici ed abbandonati, che strizzano gli occhi allo scenario post-apocalittico della serie cinematografica Mad Max.

L’unico punto negativo di “Raya e l’ultimo Drago” è la durata troppo breve: molte scene, soprattutto nella parte iniziale, risultano sacrificate e trattate in pochi minuti, per lasciare più spazio ad altri momenti di uguale importanza: per fare un esempio (ATTENZIONE SPOILER) basti pensare alla parte dedicata al recupero della prima porzione di gemma. Purtroppo, gli ultimi film targati Disney possiedono tutti una durata poco inferiore alle due ore (“Raya e l’ultimo Drago” dura 1h e 48m), minutaggio probabilmente imposto dalla stessa casa produttrice.