Adolescenti e genitori nella pandemia. “Non lasciate soli i ragazzi”

Coloro che hanno sicuramente sofferto molto per l’impatto psicologico della pandemia e che ancora portano dentro di sé gli strascichi di questo periodo così faticoso sono gli adolescenti.

In una fase così delicata, il distanziamento sociale, l’isolamento e l’impossibilità di condividere con i loro pari tante attività e svaghi che nella normalità riempiono la loro quotidianità ha portato conseguenze con le quali adesso, che la luce in fondo al tunnel inizia a vedersi, essi si trovano a fare i conti. Spiega la Dott.ssa Martina Menotti, psicologa psicoterapeuta: “L’adolescenza è una fase evolutiva della vita di estrema scoperta, in cui lo sguardo dei ragazzi è tutto rivolto all’esterno, al mondo che li circonda e non più al nido familiare e alla propria casa. Per questo motivo, il sentimento della noia è da loro percepito in maniera ancora più amplificata. Penso sia fondamentale non lasciarli soli provare a stimolarli con la creatività, seppur all’interno delle quattro mura, creando insieme una nuova routine, che possa essere di stimolo per loro. Provare a esplorare insieme attività volte alla distrazione o al rilassamento può essere di aiuto. I rischi nei quali moltissimi adolescenti sono caduti sono l’isolamento sociale e l’alternanza del ritmo sonno-veglia, soprattutto durante i periodi di zona rossa e con la didattica a distanza. Una ricerca dell’istituto Mondino di Pavia ha sottolineato come la richiesta di aiuto psicologico da parte degli adolescenti o delle loro famiglie sia aumentata del 50% nell’ultimo anno. L’allarme non è quindi da sottovalutare.

Tra le fragilità si evidenziano disturbi del comportamento alimentare, in giovani già vulnerabili, ed anche episodi di psicosi, comportamenti autolesivi e pensieri suicidari”. È quindi estremamente difficile per un genitore salvaguardare il benessere psicologico del proprio figlio adolescente travolto questo tsunami emotivo, anche perché l’adolescenza di per sé richiede privacy e distanza dai genitori stessi. “Garantire ai propri figli degli spazi privati di esplorazione e una distanza accurata, ossia sempre vigile ma anche discreta, penso sia il modo migliore di stargli accanto”.