Le sfide “estreme” dei ragazzi, dopo il lockdown è saltato un “tappo”: aiutiamoli a tessere buone relazioni

Sono una nonna, abito in città e da un po’ di tempo ho notato con preoccupazione che ci sono gruppi di ragazzini adolescenti che vanno in giro con i motorini e i monopattini e si mettono sulle panchine, forse perché la scuola è finita e non hanno niente da fare. Somigliano purtroppo sempre di più a bande di teppisti che prendono di mira gli anziani come me con scherzi e brutti tiri, a volte danneggiando perfino le auto e le porte delle abitazioni. Capita anche che si azzuffino tra loro, gridando e prendendosi a male parole, a volte passando alle mani. Non sono ragazzini stranieri, sono bergamaschi, e sembrano anche ben vestiti e di buona famiglia. Capisco che la pandemia abbia portato tanta esasperazione nelle famiglie, ma non c’è nessuno che pensa a questi ragazzi? Le comunità cristiane possono fare qualcosa? Che cosa ne pensa suor Chiara? Forse ci vorrebbe anche per loro un don Bepo… L’estate è lunga…

Cara nonna, dalla sua lettera colgo tanta preoccupazione e un po’ di timore, per la presenza di questi ragazzi “bergamaschi” un po’ troppo vivaci e anche un po’ maleducati. Come lei dice, la pandemia sta lasciando dei segni di disagio di cui forse non abbiamo ancora la portata reale, ma che molto ci preoccupano. Le indagini parlano di uno stato di sofferenza dei giovani che si manifesta con segnali di disagio, disturbi alimentari, esplosioni di rabbia, stati di depressione e atti vandalici. Durante il lockdown, molti bambini e ragazzi sembrano aver sperimentato un senso di solitudine, a causa della chiusura delle scuole e in generale dell’impossibilità di uscire di casa, con la conseguente perdita di occasioni socializzanti. Inoltre lo sguardo verso il futuro diviene più critico, quanto più i ragazzi sono grandi e la situazione attuale può far perdere la fiducia verso le possibilità future. Questi dati ci devono far riflettere e interrogare come singoli, come comunità civile e cristiana. Dalle mie conoscenze, gli oratori, pur con tante difficoltà dovute anche alle normative per il Covid, hanno ripreso a proporre i centri estivi per animare l’estate dei ragazzi, e questi possono essere occasioni di socializzazione e animazione del tempo libero. Credo che l’impegno dei curati dell’oratorio si concentri proprio a favore di queste fasce di ragazzi e di giovani nel proporre loro itinerari di crescita e maturazione umana e cristiana. I ragazzi conoscono queste esperienze e attività, però non sempre scelgono di aderirvi e parteciparvi.

Quanti sono impegnati nell’ambito educativo sono consapevoli della difficoltà di intercettare i bisogni, i desideri e le attese delle giovani generazioni perché esse sono molto diverse da quelle di qualche anno fa, e l’esperienza del Covid ha inciso notevolmente sulle loro esistenze. La cultura digitale, per certi aspetti molto positiva, sta però cambiando gli stili di vita e le attese, trovandoci impreparati a rispondere alle provocazioni della realtà. Lei cita il caro don Bepo che ha dato la sua vita e il suo impegno per i giovani, soprattutto per i più poveri e in difficoltà. Nella nostra città la sua opera sta continuando attraverso l’impegno di sacerdoti e laici che con la stessa carità e competenza si dedicano ai giovani. Forse occorrerebbe una maggiore sinergia di tutti quanti operano nell’ambito educativo e di assistenza, sia nel mondo civile che in quello religioso, per offrire valori che diano senso alla vita, che sostengano le fragilità, offrano opportunità e sicurezze.

In questa unione di forze non devono mancare i genitori, primi educatori, anch’essi provati dal contesto attuale per la crisi economica e lavorativa che ha penalizzato la relazione con i figli acutizzandone il disagio. Cara nonna, la situazione attuale è certamente complessa e confusa: chiede impegno, tanta preghiera e tanta pazienza. Uniamoci nella preghiera per questi ragazzi, adolescenti e giovani, per quanti lavorano con loro e per loro, affinché possano farsi loro compagni nel cammino, e intessere relazioni buone che donino e rafforzino la fiducia nella bontà e bellezza della vita.