“Mi prendono in giro”. Quanto è difficile, a volte, trovare la risposta giusta

“Mi prendono in giro” è una frase che nessun genitore ascolta volentieri: mette subito in allarme, non è che l’hanno preso di mira i bulli? Ci chiediamo. Viene subito voglia di intervenire, anche se a volte, semplicemente, non ce n’è bisogno. Una mamma racconta.

Il gioco è semplice, ma funziona. Quando li vado a prendere, mentre siamo in macchina, ognuno a turno (inclusa la sottoscritta) racconta le cose belle e le cose brutte che gli sono successe durante la giornata. Si può anche fare la classifica, con le top 3 per ciascuna categoria. Sembra banale, ma a me ha risolto un bel problema. Perché se mia figlia non si farebbe alcuno scrupolo a raccontare qualsiasi cosa per ore, alternando fatti reali a episodi chiaramente frutto di fervida fantasia, unendo analisi e ipotesi, sintesi e dettaglio…beh, mio figlio no. Lui eviterebbe volentieri di parlare. E’ il tipico bambino che quando gli chiedi com’è andata ti risponde: “ok, tutto bene mamma”. Fine.

Così ho provato a buttarla sul gioco. E ora ogni giorno facciamo a gara a raccontarci stralci di vita, momenti da ricordare, fatti da rielaborare, episodi sui quali riflettere. E’ in questo modo che Tommaso l’ha tirato fuori: “Mi piace il centro estivo mamma, ma ci sono tre ragazzi che mi prendono in giro. Io gli ho detto di smettere, ma loro continuano e io non riesco a restare calmo, mi viene il mal di testa, dentro mi arrabbio tantissimo”.

Dentro. Perchè Tommy è uno di quelli timidi, pacati, rispettosi, riservati. Mica facile, in un mondo in cui spesso, ancora oggi, nel 2021, alla fin fine vincono i più furbi, i più forti, i più “sgamati”.

“Ma cosa ti dicono?!”.

“Parolacce, non riesco a ripeterle. Insomma, mi prendono in giro”.

“Secondo te, perché lo fanno?”.

“Non lo so mamma”.

Qui hai pochi secondi per risolverti un conflitto interiore nel quale alla voglia di andare di persona a cercare ciascuno di quei ragazzini si contrappone l’intelligenza gentile capace di ricavare lezioni di vita utili per il futuro. E mentre pensi a come spiegargli in modo credibile che deve fregarsene, che i deboli sono loro, che tutto si risolverà, ecco che la sorella (scricciolo di sei anni per quindici chili di peso e poco più di un metro d’altezza) risolve il problema in un lampo.

“Tommy, ci penso io. Vengo lì e li prendo tutti a calci nel sedere”.

Iniziano a ridere. Tanto, di gusto. La tensione si allenta. Tommaso immagina la sorella all’opera. Ne sarebbe capace.

“Grazie Alice, allora domani conto su di te. Però forse è meglio che prima ci parli io. Non mi fanno paura, sono anche più magrolini di me, se volessi li stenderei, ma non mi va. Faccio prima a cercare amici migliori, che ne dici?”.

Incredibile ma vero, già non hanno più bisogno di me. Me ne farò una ragione. Che meraviglia.