Terra Santa, il patriarca Pizzaballa ordina 5 nuovi sacerdoti: un segno di speranza

Nadim Asfour Cts Agenzia Sir

“Il sacerdote è innanzitutto colui che attraverso i sacramenti si fa portatore di salvezza, non qualcuno che soddisfa i bisogni o che realizza imprese o salva la parrocchia. Si vedrà nel tempo se la parrocchia è stata raggiunta dalla vera salvezza, se cioè il sacerdote ha indirizzato tutti a Cristo o li ha semplicemente legati a sé. A volte succede di avere sacerdoti che vengono presentati come quelli che hanno ‘salvato’ la parrocchia, per le iniziative e le tante attività. Ma poi, appena si spostano altrove, tutto crolla”. Lo ha detto il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, che ieri nella città santa, in occasione della solennità dei santi Pietro e Paolo, ha presieduto il rito di ordinazione presbiterale di cinque giovani francescani della Custodia di Terra Santa, provenienti da Africa, America e Asia. “Non legate la gente a voi e al vostro ego, ma portateli a Cristo – ha ammonito il patriarca –. È questo il compito del sacerdote. Solo ciò che sarà costruito nella gratuità e nella libertà resterà, mentre ciò che sarà legato a voi finirà con voi. Mi auguro, quindi, che prima di ogni cosa facciate voi per primi l’esperienza di salvezza. Soltanto un salvato può testimoniare la salvezza”. “La gente – ha spiegato – porterà davanti a voi tanti bisogni, necessità, richieste e sarete tentati di buttarvi a capofitto dentro questo mare di povertà che si manifesterà di fronte a voi. E sarà importante ascoltare i tanti bisogni che vi porteranno, ma non cadete nella tentazione di presumere di voler fare tutto. Fissate le priorità. E la prima fra tutte è quella di stare con loro, ma non come coloro che portano la vostra semplice compagnia umana, bensì come coloro che portano la presenza e la consolazione di Cristo”. Da Pizzaballa è giunto l’invito ai nuovi sacerdoti “a non ridimensionare l’esperienza di Gesù, di adattarlo o ridurlo ad un personaggio che può stare dentro le nostre comprensioni umane: un amico, un compagno di viaggio, un fratello. Certamente è anche tutto questo, ma è innanzitutto il Kyrios, il Signore, vincitore del peccato e della morte”. “Avrete una grande responsabilità – ha concluso – Molte persone riceveranno la fede e saranno nutrite nella fede dal pane che voi darete loro, da quello che voi insegnerete e trasmetterete. Non permettetevi di appropriarvi dell’esperienza della fede e della verità per comunicare le vostre idee di Cristo e di Chiesa, le vostre teorie. Il vostro ministero non è un patrimonio personale e vostro possesso, ma deve rimandare a Cristo e alla Chiesa”.