Esami finiti. Caro ministero dell’istruzione… Così mai più, vero?

E venne il tempo delle pagelle. Con tutte le reazioni annesse e connesse. Ci sono lacrime di gioia per un voto inatteso, come di rabbia per un risultato al di sotto delle aspettative. È sempre stato così e credo che, finché ci saranno i voti, sarà sempre così. Da parte mia, dopo qualche giorno sento ancora la pesantezza della forma di esame di quest’anno per le terze medie. Non mi interessa di fare il giochino di chi si diverte a dar colpa al governo, ma davvero quest’anno la modalità di esame prevista dal Ministero era inadeguata. Mi riferisco all’esame conclusivo del primo ciclo di istruzione, non all’esame di stato al termine del quinquennio di scuola secondaria di secondo grado, di cui mi hanno parlato i ragazzi ma del quale, non avendone esperienza diretta come docente, preferisco non scrivere.

Ho partecipato, come richiesto da qualche anno anche ai docenti di religione cattolica, agli esami degli alunni delle tre terze medie alle quali ho insegnato quest’anno. Il Ministero dell’istruzione, probabilmente per evitare problemi in caso di quarantene di alunni o docenti, ha previsto che l’esame non avesse prove scritte, ma soltanto una prova orale, in presenza, consistente nella presentazione alla commissione di un elaborato su un argomento liberamente scelto dallo studente e collegato con le varie discipline da una ricerca personale, insieme a una mappa multidisciplinare su un macro-tema, sempre scelto dagli studenti tra alcuni proposti dai docenti, al quale si dovevano collegare argomenti trattati nelle diverse discipline studiate nel triennio. Circa l’attribuzione del voto finale, quello con il quale i ragazzi si sono diplomati per intenderci – sempre secondo le indicazioni del Ministero -, si calcolava così: il 50 % era costituito dal voto di ammissione all’esame (a sua volta calcolato con una media ponderata, che prevedeva un valore del 20% per la media voti di prima, 20% per quella di seconda, 60% per quella di terza), mentre l’altro 50% derivava dal voto attribuito per il colloquio d’esame. Ecco, questo è stato, secondo me e molti miei colleghi, il grosso problema.

Non è possibile che metà del voto finale debba derivare da un esame che si è svolto secondo questa modalità. Un conto è quando ci sono le prove scritte, che, pur con tutte le criticità possibili, permettono di verificare le competenze dell’alunno nella stesura di un tema e nelle prove di matematica e lingue straniere, così che l’orale diventi solo una piccola parte dell’esame. Altro è una prova orale nella quale l’alunno parla fondamentalmente di ciò che vuole, presentando un lavoro che non necessariamente ha preparato lui, ripete un discorso studiato a memoria (tanto da entrare in difficoltà alla prima domandina che richieda un piccolo ragionamento o di rendere ragione di una affermazione) e, con una prova così, si gioca metà del voto che dovrebbe indicare l’impegno di tre anni di studio. No, decisamente il Ministero dell’Istruzione ha preso un abbaglio: un esame così decisamente non va. Non va perché l’alunno che si emoziona (è il primo esame scolastico della sua vita!) finisce per avere una prestazione ben inferiore alle sue capacità… non va perché, teoricamente, un alunno che fino a due mesi prima rischiava la non ammissione all’esame, una volta ammesso con un 6 miracoloso, può uscire con 7 ripetendo a memoria un elaborato non suo.. quindi studiando decentemente una volta sola in tre anni! No, non si può valutare così un triennio di scuola! Da parte nostra, ci siamo impegnati nel valutare attentamente non solo la prestazione della mezz’ora d’esame, ma anche l’impegno dell’alunno durante l’intero percorso, soprattutto nell’ultimo anno.

Altro non potevamo fare. Alla fine dell’ultima interrogazione, eravamo sostanzialmente tutti concordi su questa lapidaria affermazione: “Mai più un esame svolto così!”. Ora, una parola per voi, ragazzi .. state sereni! Se siete contenti godetevi il voto e fatene motivo di ulteriore determinazione per conservarlo o migliorarlo alle superiori. E chi non è contento.. testa alta e avanti con coraggio: se avete dato il massimo, non avete nulla da rimproverarvi. Ricordate quel bel proverbio che dice: “la vita è l’insegnante più severo, perché prima ti fa l’esame, poi ti spiega la lezione”. Avanti tutti, con coraggio, che la vita è bellissima e va affrontata con grinta!