“Sguardi all’insù”: a Ubiale Clanezzo arriva “Il gatto con gli stivali”

Nuovo appuntamento per la rassegna di teatro per bambini, ragazzi e famiglie “Sguardi all’insù”. Bottega Buffa Circovacanti fa tappa al Castello di Ubiale Clanezzo con la nuova produzione de Il Gatto con gli stivali. 

Venerdì 23 luglio, alle ore 21.00, a Ubiale Clanezzo presso il Castello di Clanezzo, Piazza Castello 4  (in caso di maltempo all’interno del Salone del Castello) il sipario si aprirà su uno spettacolo capace di affascinare grandi e piccin:

Il gatto con gli stivali

Bottega Buffa Circovacanti

di Luciano Gottardi

con Laura Mirone, Veronica Risatti, Veronica Zurlo

regia Veronica Risatti

musiche Adele Pardi

Al limitare di un bosco oscuro si aggira un infreddolito e affamato garzone. Suo padre è appena morto e in eredità gli ha lasciato…un gatto. 

– Un gatto? Ma è matto? Cosa me ne faccio di un gatto? –

Ma quel gatto parla e non è un gatto qualunque. Infatti come prima cosa chiede a Costantino di regalargli i suoi stivali.

– Gli stivali? A un gatto? Sei matto?-

Ma il garzone Costantino forse capendo o forse no, lo accontenta e donandogli gli stivali mette nelle zampe del gatto anche la sua fortuna (e non se ne pentirà).

L’idea di allestire uno spettacolo di Teatro Ragazzi scegliendo una fiaba come soggetto è nata con l’ intento didattico di avvicinare il pubblico dell’infanzia al patrimonio culturale della Commedia dell’ Arte. La tecnica teatrale utilizzata nella produzione de’ “Il gatto con gli stivali” è infatti il linguaggio delle maschere, protagoniste degli antichi canovacci. La preparazione del progetto teatrale è iniziata con la riscrittura drammaturgica dello spettacolo: si è scelto di affidare tale compito a un burattinaio, Luciano Gottardi, perché potesse scrivere un copione che rispettasse i ritmi serrati tipici tanto del teatro dei burattini quanto di quello delle maschere. Inoltre è stato chiesto al drammaturgo di intrecciare le varie versioni della fiaba (da quella cinquecentesca di Giovanni Francesco Straparola fino alla versione dei fratelli Grimm) per trarne una drammaturgia originale che rispettasse l’intreccio peculiare della fiaba integrandolo con alcuni tòpoi delle opere di Commedia dell’Arte, come ad esempio l’agnizione e il matrimonio.

Parallelamente al lavoro di studio e composizione della drammaturgia, è stato fatto un lavoro di analisi e codificazione antropologica dei personaggi della vicenda, ai fini di un’efficace sovrapposizione tra i personaggi della fiaba e i caratteri della Commedia dell’Arte. Ne è risultato che il ruolo del Gatto fosse interpretato da Arlecchino, il ruolo di Costantino, quando Garzone fosse interpretato da Zanni e quando invece Marchese di Carabas da un Innamorato, il ruolo del Re fosse interpretato da Pantalone, il ruolo della figlia Costanza da un’Innamorata, il ruolo dell’Orco dal Capitano. 

Nell’intento didattico di avvicinare il pubblico al “modus operandi” dei Comici dell’Arte anche la musica gioca un ruolo importante: rumori di scena, canti e melodie sono eseguite rigorosamente dal vivo senza ricorrere alle musiche registrate. Fondamentale è stata la fase di composizione musicale affidata alla musicista Adele Pardi che ha curato anche una fase laboratoriale durante la quale le attrici hanno imparato ad eseguire alcune partiture vocali e strumentali.

APPROFONDIMENTI

Prima di calcare le scene del teatro professionale grazie ai Comici dell’Arte, le Maschere erano presenti nelle feste o cerimonie di carattere rituale spesso legate ai cicli agrari, come ad esempio Capodanno o Carnevale. L’operazione compiuta dai Comici dell’Arte dal Cinquecento in poi, e che ha reso il loro teatro tanto famoso in molte piazze e corti di tutta Europa, è stata quella di conservare le simbologie più vive presenti nell’immaginario collettivo e renderle caratteristiche riconoscibili e peculiari di Zanni, Arlecchino,  Pantalone, Balanzone, Capitano e via dicendo. La trasposizione di elementi rituali nel racconto è utilizzata anche nella tradizione delle fiabe. La trasmissione di tali simbologie è favorita dall’uso di un linguaggio semplice e immediato che cattura in particolare i bambini, facilitando la loro immedesimazione e di conseguenza la comprensione di significati talvolta anche complessi, sia a livello conscio che inconscio. Nelle fiabe, le situazioni e i personaggi sono essenziali, non sono portatori di psicologie complesse. 

Scegliendo la fiaba come possibile mezzo di divulgazione della Commedia dell’Arte nel mondo dell’infanzia, si è cercato di selezionare una storia nota ai bambini, o comunque facilmente comprensibile da essi, che potesse conservare lo spessore e la funzione simbolica di ciascuna Maschera, la dinamica peculiare delle relazioni tra le Maschere e mantenere la caratteristica struttura drammaturgica presente nei canovacci di Commedia dell’Arte. Secondo la Bottega Buffa CircoVacanti, Il gatto con gli stivali è sicuramente una delle fiabe che più si presta a questa sperimentazione. 

La trama de Il gatto con gli stivali mette in luce fin da subito due tra i tòpoi più frequenti nelle fiabe: il tema della crescita, ovvero il passaggio all’età adulta; l’esperienza della morte, ovvero la rielaborazione del lutto di uno dei propri cari, spesso uno dei due genitori. Nel parallelismo con il mondo della Commedia dell’Arte, il primo topos si riscontra nel mondo agrario in cui le Maschere accompagnano e si fanno garanti dei cambi stagionali; il secondo topos si riscontra nello stretto legame che intercorre tra le Maschere e il mondo alla rovescia, ovvero del sottosuolo, degli inferi. Per chiudere il quadro esemplificativo prendiamo la scelta della compagnia di “affidare” ad Arlecchino il ruolo del Gatto. In Commedia dell’Arte esiste una forte sovrapposizione tra le Maschere e gli animali. Nelle credenze popolari, così come nella mitologia, agli animali veniva spesso data la funzione di psicopompi, cioè, accompagnatori e guide nel mondo dell’ignoto, della morte: ne Il gatto con gli stivali, il più piccolo dei tre figli di un mugnaio appena defunto si ritrova solo al mondo senza niente in eredità, se non un gatto. Quella che all’inizio sembra una tragedia che potrebbe portare il protagonista alla rovina, si rivelerà invece una grande risorsa che lo porterà a crescere e diventare un uomo adulto.

INFO UTILI

Età: dai 3 anni

Genere: teatro d’attore e maschere