Il dibattito sul voto dei diciottenni anche al Senato. Suor Chiara: “L’impegno verso i giovani: trasmettere valori”

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Si è parlato molto in questi giorni di concedere il voto ai diciottenni anche al Senato. Ho un figlio che ha appena superato la maturità.  Per certi versi mi sembra più “avanti” dei giovani di un tempo, più informato su tante cose, per altri però mi sembra ancora impreparato ad affrontare le responsabilità e le difficoltà del mondo, e forse questo dipende anche dall’educazione che gli abbiamo dato noi. La società in generale porta i giovani ad andare via da casa e ad essere autonomi più tardi che in passato (come tendenza generale, poi ogni caso fa a sé). Che cosa ne pensa? Cosa è cambiato di più a suo parere?

Giacomo

Caro Giacomo, comprendo la sua preoccupazione di genitore di fronte alla sfida educativa che la coinvolge come padre, ma che coinvolge tutta la società. Non entro in merito alla possibilità di dare ai diciottenni il voto al Senato perché una riflessione che richiederebbe tempo.  Educare però non è mai stato facile, e oggi, sembra diventare sempre più difficile.

Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative. Si parla perciò di una grande “emergenza educativa”, confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro gli sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita.

Viene spontaneo, allora, incolpare le nuove generazioni, come se i bambini che nascono oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel passato. Si parla inoltre di una “frattura fra le generazioni”, che certamente esiste e pesa, ma che è l’effetto, piuttosto che la causa, della mancata trasmissione di certezze e di valori.

In gioco responsabilità personali, mentalità e cultura

In realtà, sono in questione non soltanto le responsabilità personali degli adulti o dei giovani, che pur esistono e non devono essere nascoste, ma anche un’atmosfera diffusa, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita.

La concezione stessa di “libertà” slegata da valori, e lasciata in balia del “sentire”, del “mi piace”, apre voragini di mancata strutturazione delle personalità e identità. Diventa difficile, allora, trasmettere da una generazione all’altra qualcosa di valido e di certo, regole di comportamento, obiettivi credibili intorno ai quali costruire la propria vita.

I giovani e l’esercizio faticoso della quotidianità

Senza generalizzare, oggi i giovani hanno una maggiore autonomia di movimento, sono più preparati culturalmente, più spigliati, ma anche più fragili, esposti a condizionamenti e dipendenze: viaggiano continuamente in internet o nei diversi paesi del mondo, ma sanno viaggiare e attraversare i sentieri impervi della vita e della propria interiorità? Sanno vivere l’esercizio faticoso della quotidianità vivendo la fatica degli impegni e della fedeltà alle scelte obbedendo alla vita che spesso viene incontro in modalità inattese e impreviste? È richiesto oggi più che mai un serio impegno educativo di trasmissione dei valori annunciati ma soprattutto incarnati, resi visibili nella vita reale. In questo tempo di complessità e confusione emerge la necessità di un radicamento in ciò che è duraturo e mette le fondamenta solide su cui costruire la vita. 

L’impegno di lavorare in sinergia mettendo a frutto le esperienze

Genitori, insegnanti ed educatori lavorino in sinergia mettendo a frutto esperienza e competenza testimoniando la verità e il bene attraverso la propria autorevolezza che rende credibile ogni relazione educativa. Educare rimane una grande sfida che richiede tanta pazienza e tanto amore.

Occorre entrare nella logica di una semina che non attende esiti immediati, ma che con amorevolezza non si stanca di curare il terreno, di scegliere i semi più belli, di sprecare tempo nella veglia, notte e giorno.

Occorre una grande passione, una grande fiducia, come quella che Dio ha nei nostri confronti. Lui è il grande educatore del suo popolo che mai si ferma o desiste dal continuare la sua opera, perché ciascuno di noi abbia vita in abbondanza. Buona semina!