Adolescenti, don Michele Falabretti: “La comunità diventi un seme”

Seme diVento”, elaborato dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile guidato da don Michele Falabretti (Snpg), con l’Ufficio catechistico nazionale (Ucn) e all’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia (Unpf), è un progetto dedicato agli adolescenti, che nasce da un bisogno educativo e dal desiderio di camminare con loro per sostenerli nella crescita. L’indagine sugli adolescenti, fra i 14 e i 18 anni, condotta da Ipsos nell’ambito del progetto ha dato risultati sorprendenti. Sei le fasce individuate: dai giovani praticanti impegnati anche in parrocchia fino ai non credenti. Otto i temi analizzati: dall’immagine di sé stessi alle figure di riferimento fino all’impatto che ha avuto su di loro la pandemia.

Ne parliamo con Don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI (Snpg). Nato a Bergamo in Borgo Santa Caterina, Don Falabretti vive a Roma dal 2012, dopo aver prestato molti anni di servizio alla Chiesa e ai giovani bergamaschi in particolare con l’impegno negli oratori. 

Don Falabretti, il progetto “Seme diVento” è legato ad una ripartenza segnata dall’ascolto delle voci di chi affianca i giovani nella loro crescita individuale e spirituale? 

«Il progetto nasce dall’osservazione del fatto che l’adolescenza è un’età strategica e ha bisogno di una ripresa dell’annuncio della fede che viene fatto durante il tempo dell’iniziazione cristiana. È durante l’adolescenza che i ragazzi prendono coscienza di sé e cominciano a costruire la loro personalità. Quindi se non c’è un’esperienza di fede a quell’età è difficile maturare una vita cristiana. Sicuramente l’ultimo anno e mezzo ha cambiato le carte in tavola. Ci siamo accorti che gli adolescenti hanno patito particolarmente alcune restrizioni, hanno patito questo tempo e questa situazione, anche se l’indagine Ipsos ha rilevato che gli adolescenti hanno saputo tirare fuori le risorse per venirne fuori. I ragazzi vengono da un tempo non facile che adesso chiede una cura nuova nei loro confronti, quindi il tema della ripartenza coincide anche con il tema del darsi degli obiettivi, delle finalità. Questo è un obiettivo a cui la Chiesa italiana tiene particolarmente, perché riprendere la vita con gli adolescenti significa aiutarli a riprendere il filo della loro esistenza». 

“Seme diVento” è anche una chiamata per educatori, insegnanti, genitori in modo da incontrare gli adolescenti là dove vivono? 

«Sì, sicuramente la storia di ciascuno e la storia dei ragazzi è il luogo dove avviene tutto. Dove avviene il mistero della vita, il mistero dell’incontro delle cose più profonde e più vere. Importante è che la comunità diventi un seme e che gli adulti che hanno messo al mondo questi figli diventino generativi di qualche cosa nei loro confronti. Nascere non basta a nessuno. Tutti hanno bisogno di rinascere e di ritrovare continuamente se stessi. Per questo c’è bisogno che gli adulti non abbandonino e non lascino da soli gli adolescenti». 

Se l’invito rivolto ai giovani è di riprendere il Vangelo tra le proprie mani, riportarlo nella propria vita per ritrovare la felicità, il beato Carlo Acutis potrebbe essere preso a modello? 

«Il modello è il Vangelo, poi nella storia ci sono tanti cristiani, tra cui Carlo Acutis. Credo che la cosa più importante sia che i ragazzi davvero riescano a percepire le domande più profonde che stanno dentro di loro. Non penso che dobbiamo offrire loro uno o due modelli o fare la classifica dei santi. Credo che i santi siano una benedizione e poi siano tutti un grande sostegno e un grande aiuto. Prima di tutto viene la vita dei ragazzi, le loro domande, le loro fatiche e le loro difficoltà. Dobbiamo prendere sul serio il vissuto quotidiano degli adolescenti che non fa salti. Oggi rischiamo, anche mettendo davanti ai ragazzi figure eroiche, come Carlo Acutis, di chiedere a loro dei salti. C’è bisogno invece di fare passi. Altrimenti rischiamo di far fare dei salti per un momento, ma così le cose poi rischiano di sgonfiarsi. Ripeto, i santi sono una benedizione e sono una grazia, però al centro io metterei la vita degli adolescenti e i loro bisogni, facendo un passo alla volta, giorno per giorno. Perché le difficoltà che incontrano i ragazzi hanno bisogno di accompagnamento». 

Secondo la ricerca Ipsos, al primo posto delle figure di riferimento per gli adolescenti c’è la mamma, mentre il sacerdote è un punto di riferimento poco considerato, si trova infatti agli ultimi posti (solo 1% delle preferenze), al pari dell’educatore dell’oratorio che è frequentato solo dal 12% degli adolescenti. Inoltre, quasi un adolescente su due ha dichiarato di essere non credente (il 47%). Che tipo di riflessione si può trarre da tutto ciò e come invertire la rotta? 

«Facciamo ordine: il 12%  degli adolescenti dichiara di frequentare molto assiduamente l’oratorio, mentre i ragazzi che sono abbastanza assidui rappresentano il 37%. Quindi da una parte c’è un 37% di ragazzi che dichiara di frequentare i nostri ambienti parrocchiali, e da un’altra parte c’è un’alta percentuale che si dichiara ateo. Sembra una contraddizione, ma non lo è. Non dobbiamo dare per scontato che i ragazzi siano arrivati nei loro processi di crescita e di maturazione. Se si dichiarano non credenti non mi sorprende, nel senso che gli adolescenti vedono tutto o bianco o nero, il grigio non esiste. Di fronte a un dubbio dicono: “No, non ci credo”. Questo non ci deve spaventare, ma portarci a un senso di accompagnamento più deciso. Sulle figure di riferimento farei una riflessione seria. È vero che noi preti e educatori non riusciamo a toccarli, a raggiungerli nel profondo, nel cuore. È probabile che quell’1% sia un 1% che ha a che fare con preti e educatori in gamba, forse una riflessione su come ci stiamo comportando nei loro confronti andrebbe fatta, ma con grande serenità, umiltà e onestà, senza giudizi drastici». 

Solo il 17% degli adolescenti ha dichiarato che la pandemia sia stata un’esperienza dura per cui occorrerà tempo per superarla. “L’indagine dimostra una capacità di adattamento molto forte dei ragazzi”, ha commentato Nando Pagnoncelli, direttore dell’Ipsos, nel presentare i dati. È d’accordo? 

«Sì, mi viene in mente la riflessione della senatrice Liliana Segre, quando raccontava del suo cammino di uscita dal campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau: “Ho scoperto di avere dentro di me, risorse che non immaginavo di avere”. La senatrice inoltre disse che gli adolescenti oggi hanno delle risorse che noi adulti non crediamo abbiano. La pandemia non è paragonabile all’esperienza vissuta da ragazzina da Liliana Segre, però è stata una esperienza dura, difficile. I ragazzi hanno dimostrato di avere le risorse per venire fuori da tutto questo». 

Papa Francesco, il pontefice più amato, non sembra portare consensi a una Chiesa sotto assedio, la cui immagine è offuscata da una serie di scandali finanziari per non parlare dei casi di pedofilia al suo interno. Che cosa ne pensa? 

«Nella ricerca Ipsos anche il Papa per i ragazzi raccoglie più consensi della Chiesa stessa. Non credo che la Chiesa sia sotto assedio. Penso che la Chiesa abbia commesso degli errori che ora sta pagando. L’errore più grande è stato quello di ritenere che alcune cose si potessero nascondere con facilità. Invece di affrontarle, sono state nascoste. Ecco perché le persone sono arrabbiate e si sentono tradite. C’è stata leggerezza mentre ci sarebbe voluta più attenzione».