Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana: lasciamo un po’ di spazio al vuoto

L’essere umano tende a ridurre il riposo contemplativo all’ambito dello sterile e dell’inutile,
dimenticando che così si toglie all’opera che si compie la cosa più importante: il suo significato.
Siamo chiamati a includere nel nostro operare una dimensione ricettiva e gratuita, che è diversa
da una semplice inattività. Si tratta di un’altra maniera di agire che fa parte della nostra essenza. In
questo modo l’azione umana è preservata non solo da un vuoto attivismo, ma anche dalla sfrenata
voracità e dall’isolamento della coscienza che porta a inseguire l’esclusivo beneficio personale”.

Laudato si’ 237, Papa Francesco


Siamo tutti un po’ affezionati al verbo “fare”. E lo siamo talmente tanto da essere disposti a sacrificare, proprio nel suo nome, perfino il verbo “essere”. Fare ci aiuta a non pensare troppo, fare ci appaga. Fare diventa anche, talvolta, il verbo della religione.

Ma di tanto in tanto trasgredire il comandamento del fare e lasciare un po’ di spazio al vuoto diventa l’occasione per quell’ “ecologia del cuore”, come l’ha definita Papa Francesco, di cui abbiamo tanto bisogno.

La “vacanza”, participio presente del latino “vacare”, cioè “essere vuoto, libero”, è proprio il tempo in cui rallentare per creare quello spazio utile all’ascolto, all’accoglienza di quanto davvero ci può donare pienezza. È ristabilire un confine alle nostre corse frenetiche, all’attivismo, alla ricerca di traguardi da raggiungere. È curioso che il Vangelo non parli mai di risultati, ma solo di frutti!

Noi trascorriamo ore, giorni, settimane a fare cose, e corse, rincorrendo quella felicità che invece ci è donata nella misura in cui smettiamo di affannarci e semplicemente ci rimettiamo in ascolto del verbo essere, di chi siamo veramente, e di quel volto d’Amore che portiamo inscritto nel nostro cuore, di cui siamo immagine e somiglianza.

Vuoto non significa solo assenza: che ne sarebbe di un grembo incapace di fare spazio a quella vita che desidera nascere lì dentro? Come potrebbe una parola raggiungere il nostro orecchio se il silenzio fosse riempito da rumori e suoni? Questo tempo più vuoto, più libero, di vacanza, lungi dal diventare semplicemente la trasgressione necessaria a sopportare nuovamente una lunga stagione di lavoro, possa essere l’occasione per lasciar emergere le domande che ci abitano e farci consegnare quella parola di vita e verità nascosta nel nostro cuore. Non di solo fare vive l’uomo!