Ambiente. Oxfam: i piani di riforestazione vanno rivisti

Oxfam ha recentemente denunciato come i prezzi alimentari globali siano aumentati del 40% nell’ultimo anno (il più alto degli ultimi 10 anni), riducendo alla fame 20 milioni di persone, con un aumento di sei volte del numero di persone sull’orlo della carestia in meno di 12 mesi. Lo ricorda oggi in occasione del lancio del nuovo rapporto, che denuncia come gli attuali piani di riforestazione di Paesi e grandi aziende, per centrare l’obiettivo “emissioni zero” entro il 2050, richiederebbero l’uso di una superficie superiore a tutti gli attuali terreni agricoli del mondo messi assieme, ossia 5 volte l’estensione dell’India.


“Allo stesso modo, un quinto delle 2.000 più grandi corporation del mondo hanno fissato i loro obiettivi di compensazione, ricorrendo all’uso di terra: BP, Eni, Shell e TotalEnergies – le 4 grandi sorelle di petrolio e gas – dovrebbero piantare alberi in un’area grande il doppio del Regno Unito per raggiungere l’obiettivo ‘zero emissioni’ entro il 2050”, precisa Oxfam, il cui rapporto, si legge in una nota, “dimostra inoltre che se l’intero settore energetico – le cui emissioni continuano a crescere – dovesse porsi obiettivi vicini allo zero, sarebbe necessaria una regione grande quanto l’intera foresta amazzonica, l’equivalente di un terzo di tutta la terra coltivabile del pianeta; la sola Shell, ad esempio, avrebbe bisogno di un’area grande quanto tutto l’Honduras entro il 2030”.


“Gli obiettivi ‘zero emissioni’ dovrebbero essere una buona idea, eppure i piani delle principali aziende del petrolio per raggiungerli sono quanto di più pericoloso e irrealistico si possa immaginare – ha affermato Elisa Bacciotti, responsabile delle campagne di Oxfam Italia –. Affidarsi alla riforestazione o a tecnologie ancora prive di fondamento, invece di abbandonare definitivamente i combustibili fossili, è pura follia. Abbiamo sotto gli occhi quanto accaduto nel cuore dell’Europa, in paesi avanzati come Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo, devastati da alluvioni senza precedenti”.


A tre mesi dal summit delle Nazioni Unite di Glasgow, Oxfam chiede a governi e multinazionali di concentrarsi su tagli realistici ed efficaci delle emissioni nel breve termine, partendo da cambiamenti che si possono mettere in campo a casa loro, nei loro impianti e lungo le loro filiere di fornitura. Se si vuole ricorrere a strategie di compensazione, queste devono essere misurabili, trasparenti e capaci di abbassare drasticamente le emissioni entro il 2030. Compensare non vuol dire tagliare le emissioni, che dovrebbero essere calcolate separatamente.


La terra è un bene finito e prezioso; da essa dipendono milioni di piccoli agricoltori e comunità indigene per la loro sopravvivenza – ha concluso Bacciotti –. Tutti noi dipendiamo dal buon uso che ne facciamo per la nostra sicurezza alimentare”.

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