Il vescovo Francesco: “Possiamo ripartire solo insieme. Non lasciamoci tentare da interessi particolari”

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Quanto profondamente ci ha cambiato la pandemia? Quanto ha cambiato la Chiesa e la vita delle comunità? È troppo presto per rispondere: siamo a un anno e mezzo dall’inizio di questa nuova era, e la cifra dominante è sempre l’incertezza.

La copertina del volume

Offre un punto di vista prezioso per la riflessione e l’approfondimento “La pandemia del dolore e la speranza” (Marcianum Press) il volume che raccoglie le omelie pronunziate dal vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, nel primo anno della pandemia, con la prefazione del cardinale Angelo Scola e l’introduzione di Marco Dell’Oro, caporedattore de L’Eco di Bergamo.

I testi non sono proposti in ordine cronologico, ma raggruppati per temi, e questo offre già una prima chiave di lettura: ci sono il dolore, la solitudine, il limite, la preghiera, la comunità, e in chiusura “dire grazie”. 

La crisi ci interroga sul nostro modo di abitare il mondo

Non si tratta solo di ripercorrere ciò che è stato. Molti vorrebbero, semplicemente, chiudere gli occhi e dimenticare. Ci piacerebbe lasciarci tutto alle spalle, come dimostra la polarizzazione aspra delle posizioni riguardo ai vaccini e al Green pass. Se evitiamo, però, di lasciarci intrappolare dalle polemiche in corso, possiamo tentare di andare più in profondità. L’obiettivo importante è capire come “La crisi ci interroga sul nostro modo di abitare il mondo – scrive Dell’Oro -. Se vogliamo capire in quale mondo vogliamo vivere”.

E ancora: “La posta in gioco è alta, se vogliamo ritrovare il senso e lo stile della comunità”. Sono molte le questioni evidenziate dalla pandemia, dal punto di vista esistenziale, spirituale, comunitario. A partire dalla riscoperta “sociale” e non solo individuale della fragilità e del limite. E ancora l’attenzione posta sulla salute e sulla cura. 

La vita delle nostre comunità è fondata sul contatto, su riti e attività che comportano anche il contatto, l’ascolto reciproco, la partecipazione “fisica”. Sono tutti aspetti che la pandemia ha improvvisamente azzerato, imprimendo un’accelerazione ad alcuni processi già in atto, oppure innescando, in qualche caso, nuove dinamiche, anche in controtendenza rispetto al passato.

È andata in frantumi l’architettura del vivere insieme

È andata in frantumi, leggiamo ancora nell’introduzione del libro, “l’architettura minima del vivere insieme”. Una struttura sociale invisibile composta da quei piccoli riti quotidiani che “servono a farci capire qual è il nostro posto e quello degli altri. Cadenzano il ritmo dei giorni, danno senso e profondità a eventi banali”.

In questo contesto, osserva Dell’Oro “La religione si affaccia sui nostri giorni difficili con delicata umiltà. Aiuta a restare in piedi mentre la barca è scossa dalla tempesta, offre un appiglio cui aggrapparsi per non cadere in mare”.

Nei testi del vescovo si possono trovare molte piste di approfondimento. Sono utili per rileggere la vita delle comunità senza ripiegarsi sul passato ma aprendosi a un orizzonte futuro. Un futuro in cui si presenta come necessario un attento lavoro di ascolto, revisione, ri-costruzione e creazione.

“Non lasciamoci tentare da interessi particolari”

Un lavoro da affrontare con lo sguardo aperto alle novità e alla trasformazione, anche a partire dal lavoro di preparazione al sinodo della Chiesa Italiana. Un percorso da svolgere con attenzione e realismo, in un clima di condivisione.

“Noi potremo ripartire, realmente – scrive il vescovo – se ripartiamo insieme. Non lasciamoci tentare da quegli interessi particolari che così pesantemente hanno condizionato la nostra vita in questi anni. Interessi particolari sempre più marcati, interessi particolari a molti celati, interessi particolari portati avanti con le strumentalizzazioni più evidenti”. Un richiamo ancora più forte se rivolto alla vita quotidiana delle comunità cristiane.

Marco Dell’Oro nella sua introduzione cita Byung-Chul Han: “La società a venire potrebbe chiamarsi società dell’ascolto e dell’attenzione. Oggi è necessaria una rivoluzione del tempo che dia inizio a un tipo di tempo completamente diverso. Si tratta di scoprire il nuovo tempo dell’Altro” (L’espulsione dell’Altro, Nottetempo 2017).