Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana: pensare Dio

Narra la leggenda che, prima ancora della creazione degli stessi dei, esistessero due entità, tanto complementari quanto opposte: da una parte aleggiava la sfolgorante luce della vita, dall’altra il cupo splendore della morte. […] Dal litigio scoppiò una furiosa guerra: morte e vita presero le armi e duellarono, mentre il mondo sotto di loro veniva spezzato e ricostruito secondo i loro capricci. […] Pian piano il loro sangue, la loro essenza e la loro forza si dispersero ovunque. […] Ogni cosa esistente ebbe così una parte di vita e di morte, in eterno conflitto tra di loro: ciò che nasce, infatti, deve anche morire, e dalla morte di genererà nuova vita”.


G. Soldo, Anewen il canto del falco

Leggo questa cosmogonia inventata dall’autore e mi trovo a pensare a un dialogo fatto con un amico sull’esistenza di una divinità. Lui non crede in un solo dio, si sente più vicino alla concezione pagana di Greci e Romani, dove ogni elemento, ogni aspetto della vita umana hanno un proprio dio generatore e protettore. Terminato il nostro breve confronto mi lascio provocare dalla sua proposta nei giorni successivi, cioè dall’idea di crearmi un dio che possa piacermi.

In quegli stessi giorni in radio parlano dei Monsoni e annunciano che ci sono località indiane dove nel solo mese di agosto cadono oltre 900 mm di pioggia. Quando da noi si verificano temporali forti scendono circa 40 mm d’acqua. Mi immagino di creare il volto di un dio acqua e penso che se non ho mai visto un monsone mi manca un fattore davvero significativo per tratteggiare le caratteristiche di questa divinità.

Arrivo perciò a pensare che è fondamentale avere due colonne su cui poggiare la propria fede: una è quella che si chiama una rivelazione che la divinità abbia fatto all’uomo. Non mi sembra sufficiente, ci aggiungo una comunità che nel tempo abbia accolto questo messaggio e mostrato dei frutti, dei segni che ci possano piacere. Mi capita spesso di parlare con persone che credono a modo proprio. La risposta potrebbe essere condividere questi due pilastri, importanti per capire insieme anche solo come possiamo avvicinarci a una possibile dimensione divina.