Un omicidio in pieno centro città: e sui social si scatena la tempesta perfetta

Controlli della Polizia nel centro di Bergamo, foto della Polizia di Stato

Un omicidio in pieno centro città, in via Novelli, a due passi dalla stazione ferroviaria di Bergamo. Un fatto di cronaca nera che scuote la calma estiva della città semivuota. 

I fatti sono al vaglio degli inquirenti, ma secondo le prime ricostruzioni un uomo di 34 anni di origine tunisina, ma residente da tempo in Italia, stava passeggiando con la compagna e le due figlie minorenni, la più piccola nel passeggino, quando è scoppiata una lite per futili motivi (secondo le prime dichiarazioni a causa di un urto accidentale) con un giovane italiano di 19 anni.

Sembra – da quanto è trapelato finora, ma esistono già sui media diverse versioni – che il giovane, dopo il litigio, sia rientrato rapidamente a casa per procurarsi un coltello, per tornare poi a raggiungere l’uomo al quale ha inferto ferite mortali, sotto gli occhi della moglie e delle figlie.

Vani i tentativi di salvarlo messi in atto prima da una coppia di passaggio e poi dai soccorritori dell’ambulanza giunta sul posto.

La strada è rimasta chiusa per tutto il pomeriggio per permettere alle forze dell’ordine di raccogliere tutti gli elementi necessari alle indagini. 

Una bufera di commenti e supposizioni, una tragedia senza misura

Si è scatenata sin dai primi lanci dei quotidiani locali una bufera di commenti e di supposizioni, che riguardano sia la zona coinvolta, da sempre una delle più critiche della città per l’ordine pubblico, in cui è forte e presente la piaga dello spaccio, sia le circostanze del delitto, perpetrato con un crudo atto di violenza sotto gli occhi di due bambine.

Quello che ci colpisce è il dolore – una tragedia senza misura – che ora segnerà per sempre due famiglie. In primo luogo quella della vittima, la moglie e le bambine che hanno visto morire il loro caro. Tutte e tre dovranno affrontare il vuoto, il lutto, dare un senso a questo momento terribile. Le piccole cresceranno nell’ombra di questo atto insensato di violenza.

E poi c’è l’aggressore, che porterà un carico di responsabilità più pesante man mano che crescerà in lui la consapevolezza del suo gesto, che in pochi minuti lo ha fatto sprofondare in un abisso: non riteniamo che possa trattarsi, data la giovane età e – a quanto risulta ora – la mancanza di precedenti, di un assassino freddo e consumato.

Con lui la sua famiglia, i genitori e il fratello, anche loro “spezzati” da questa vicenda, che ha fatto irruzione in modo inaspettato in una giornata qualunque.

L’intolleranza e il rancore non portano buoni frutti. Dare valore alla vita

Ora – lo ricordiamo – spetta agli inquirenti e alla magistratura valutare i fatti e fare giustizia, non ai social. Agli altri, a chi può solo osservare dall’esterno, arriva un monito: l’intolleranza, l’esasperazione, l’incapacità di ascolto e il rancore che si leggono nei commenti agli articoli non portano buoni frutti.

E poi un invito: ricordare di dare valore alla vita, all’altro, a partire dalle piccole cose. Quanti scontri degenerano per nulla, da un sorpasso azzardato alle code al supermercato.

Infine, un’osservazione: la situazione nella zona della stazione ferroviaria e nelle vie limitrofe della città – dove fra l’altro hanno sede diverse scuole superiori, uffici, negozi, abitazioni – è critica da molto tempo, e questo è un segno di quanto possa essere complesso trovare soluzioni efficaci. L’omicidio non c’entra (non pare – da quanto sappiamo finora – legato al contesto “degradato”, è un episodio occasionale), ma può essere comunque un valido spunto per riflettere sulla tenuta sociale e sulla sicurezza, per tutte le parti coinvolte.