Ex voto: secoli di fede, storie personali e collettive. La mostra nell’oratorio di San Lupo

In occasione della solennità patronale di Sant’Alessandro, la Fondazione Bernareggi proporrà la mostra «Ex voto. Segni di memoria dopo la tempesta», allestita nell’oratorio di San Lupo, in via San Tomaso in città. Sarà un’eccezionale momento culturale per ripercorrere secoli di storia religiosa e sociale.

Storie personali diventate patrimonio collettivo

Secoli di fede, storie personali e collettive. Storie di irruzione dello straordinario nella quotidianità. Storie di cambiamenti sociali e di cultura popolare. È il variegato mondo trasmesso, in modo stupefacente, dagli ex voto (da «ex voto suscepto», cioè «in seguito al voto fatto»).

Per un certo periodo guardati con sufficienza, da tempo gli studiosi li hanno riscoperti come testimonianza della fede di sterminate generazioni di cristiani, come espressioni della cultura popolare e come fonti storiche. E sono protetti anche dalle Belle Arti.

Gli ex voto riuniscono una doppia valenza: essere segno di ringraziamento a Maria o ai Santi per un intervento soprannaturale nei terribili «accidenti» della vita ed essere mezzo di comunicazione di una storia personale che non poteva rimanere un fatto privato, ma doveva diventare storia collettiva, assumendo i tratti di un momento unificante vissuto dall’intera comunità.

Numerosissimi gli ex voto collocati anche nei santuari mariani che costellano la nostra diocesi.

Ex voto: segni dei cambiamenti economico-sociali

Gli ex voto pongono in primo piano la vicenda personale: la malattia e la guarigione; una disgrazia evitata in diversi luoghi e occasioni (in case, lavori nei campi o nelle fabbriche o in miniera o nell’edilizia, in guerra, incidenti stradali o ferroviari, giochi di bimbi).

Gli ex voto mostrano efficacemente anche i tumultuosi cambiamenti economico-sociali dell’Italia dall’Ottocento e soprattutto fino a oltre la metà del Novecento.

Per esempio, col passare dei decenni, le vicende non sono più ambientate soltanto nei campi, nei fienili e nelle stanze degli ammalati, ma in miniere, fabbriche, cantieri edili, strade trafficate, corsie degli ospedali.

Al di là del valore artistico, la raffigurazione delle vicende è accurata anche nei dettagli, come gli effetti della malattia sul corpo, gli oggetti delle stanze, i luoghi di lavoro, i lavori dei campi, le strade, i mezzi di trasporto e in incidenti stradali.

La vicenda narrata nell’ex voto è illuminata dalla preghiera del protagonista e dall’immagine di Maria o di un Santo, oppure dal gruppo statuario dell’Apparizione venerato nel santuario locale.

Santuario di Altino, il gregge scampato all’epidemia

Gli ex voto riportano la data e il nome di chi ha ricevuto la grazia, nonché la storia dell’«accidente» capitato. Essi documentano anche l’attività agricola, la pastorizia, la transumanza, l’emigrazione e il pendolarismo dei lavoratori.

Un ex voto nel santuario della Madonna di Altino a Vall’Alta di Albino racconta che nel 1898 il pecoraio Elia Spinelli, residente nella frazione albinese, si stava recando in Svizzera con una folta mandria di pecore.

Giunto in Valtellina, dovette fermarsi in località Pian di Spagna perché la malattia detta «sopina» aveva colpito il suo gregge, impedendogli di oltrepassare il confine. Questo avrebbe causato un ingente danno economico a lui e ai suoi figli.

Così «si votarono» alla Madonna di Altino e furono «materialmente esauditi»: la malattia scomparve.

Ardesio: l’ex voto dei pastori salvati dall’inondazione

Un ex voto nel santuario di Ardesio narra di alcuni pastori di Parre: il 6 ottobre 1744 furono salvati da Maria quando, nei pressi di Vercelli, furono coinvolti con il loro gregge dall’inondazione del fiume Sesia.

Ci sono testimonianze anche sugli sconvolgimenti politici in Bergamasca fra Sette-Ottocento: un ex voto nel santuario dell’Addolorata di Borgo Santa Caterina ricorda il pericolo scampato dagli abitanti quando nel 1799 la località vide il passaggio delle truppe austrorusse all’inseguimento dei soldati francesi. Numerosi gli ex voto dei soldati delle guerre tornati salvi a casa. In molti santuari bergamaschi i reduci raccolsero direttamente le offerte per acquistare la corona destinata all’incoronazione della Madonna nel santuario del loro paese, perpetuando così lo scampato pericolo nei terribili frangenti bellici.