Il vescovo: “Maria invita ad alzare lo sguardo per trovare la forza di affrontare le difficoltà”

«Nel canto del “Magnificat”, con la semplicità del cuore, Maria dice che gli umili vengono innalzati. Con la sua stessa semplicità, ciascuno di noi può diventare generativo con le persone che incontra sul cammino. Con la fede ogni uomo guarda in alto verso il Cielo e diviene grande».

Sono le parole del vescovo Francesco Beschi, domenica 15 agosto, Ferragosto, nella Concelebrazione eucaristica per la solennità dell’Assunta nella basilica di Santa Maria Maggiore.

Numerosi i fedeli presenti, fra cui l’assessore comunale Giacomo Angeloni e Giuseppe Finazzi, vicepresidente della Mia-Opera di Misericordia Maggiore.

«L’accogliamo in questa stupenda basilica che rappresenta l’intera città intorno al suo pastore», ha detto il priore don Gilberto Sessantini salutando monsignor Beschi.

Maria invita alla semplicità di cuore, per essere generativi

«Abbiamo ascoltato il magnifico canto del “Magnificat” che allarga il cuore e che tanti cristiani hanno imparato a memoria — ha esordito il vescovo nell’omelia, citando il Vangelo —. Maria, donna semplice, chiamata da un piccolo paese della Galilea, intona questo canto che abbraccia la storia umana. Molto più dei nostri antenati, abbiamo tante possibilità di conoscenza. Però ci fa un po’ paura, porta a restringersi nel “solo noi”, nei nostri interessi. Ma Maria è segno universale: la sua vita di donna è riconosciuta da Dio che la chiama a diventare Madre del Figlio di Dio».

Maria aveva il dono della semplicità di cuore. «La semplicità del cuore —ha proseguito il vescovo —  non è quella di chi non ha studiato o ha raggiunto livelli elevati, ma è un dono interiore, un incontro generativo con Dio. Ciascuno di noi può diventare generativo. Si può essere generativi anche nella nostra società che produce molto, ma genera poco non soltanto di nascite, ma anche di vita».

L’Assunta nei dipinti di Santa Maria Maggiore: alzare lo sguardo al cielo

Dopo aver definito la basilica «tempio della città di Bergamo, bello, stupendo, magnifico», il vescovo ha citato le opere d’arte che vi sono conservate che raffigurano l’Assunta, «verità di fede da sempre creduta dalla Chiesa, ben prima della definizione dogmatica del 1950 di papa Pio XII».

Sono prima di tutto l’opera cinquecentesca a olio del pittore bergamasco Giampaolo Cavagna e l’arazzo fiammingo del  ‘500.

Poi ha indicato l’affresco della cupola, che raffigura l’incoronazione di Maria nella gloria dei Santi. «Alla luce della fede — ha aggiunto monsignor Beschi — dobbiamo alzare lo sguardo al Cielo e non guardare soltanto la punta dei nostri piedi. Siamo ancora piegati dalla pandemia, ma dobbiamo alzare lo sguardo non per dimenticare i problemi, ma per attingere più forza interiore che non si ha se guardiamo soltanto in basso».

Infine il vescovo ha citato la «Divina Commedia», quando Dante incontra San Bernardo, autore di un canto stupendo a Maria.  

«È un altro invito ad alzare lo sguardo verso il Cielo, malgrado le vicende della vita. Alzare lo sguardo porta riconoscenza e libera da disperazione, depressione, angoscia. Il Signore ci invita ad avere fiducia in Lui, non ci dimentica. E Maria ci dona la forza di vivere nelle difficoltà di ogni giorno».