Social network, piazza o giungla? Suor Chiara: “Trasformarli dall’interno, come lievito”

Buongiorno Suor Chiara. Una curiosità: nel monastero consultate i social network? Ho notato che su Facebook, soprattutto negli ultimi tempi e con le discussioni legate al vaccino anti-covid, si creano facilmente incomprensioni e cresce il clima di ostilità e intolleranza tra le persone, anche tra i cristiani. Forse un po’ di silenzio e di clausura non farebbero male a molti cosiddetti “leoni da tastiera” che sul web pronunciano troppo facilmente giudizi lapidari. Forse di persona non lo farebbero, voi che ne pensate?

Sonia

Premesso che in monastero non abbiamo un utilizzo personale dei social nerwork e che non ne siamo assidue frequentatrici, non possiamo negare, cara Sonia, che questi mezzi di comunicazione digitale siano diventati “strumenti lapidari”, usati spesso per esprimere senza un minimo di riflessione e di razionalità, ciò che passa per la mente di fronte a particolari sfide personali, problematiche sociali, politiche ed ecclesiali; un utilizzo istintivo che ferisce persone e che giunge spesso al limite della maleducazione e del sarcasmo, trasformando i social in una sorta di arena dove ci si sbrana a vicenda.

I social network? Una piazza, non una giungla

Ora mi domando: «È così impossibile usare questi moderni mezzi di comunicazione, che hanno grandissime possibilità di crescita per tutti, in una sorta di agorà dove ci si può confrontare, dialogare nel rispetto delle proprie convinzioni, in un linguaggio possibilmente “umano” e non da “giungla”?». È un diritto sacrosanto esprimere i propri pareri e le proprie convinzioni, obiettare, etc. ma con un minimo di sapienza per non imbrattare di fango le persone e restituire, così, opinioni costruttive e utili per tutti. 

Non voglio fare del pesante moralismo, ma evidenziare che la buona educazione, l’informazione e la razionalità sono ingredienti necessari anche sui social. 

Parole d’ordine: buona educazione, informazione, razionalità

Provo profonda amarezza quando leggo certi commenti volgari, poveri nel contenuto e per niente costruttivi! Mi chiedo se sia questo il ruolo di questi mezzi di comunicazione. Sento spesso ripetere che oggi il mondo funziona così: tutti possono dire, gridare, insultare, denigrare apertamente chi ha opinioni diverse dalle proprie, senza riflettere, così, come passa per la mente… Il degrado verbale sembra ormai diventato una consuetudine un poco ovunque, trasmissioni televisive comprese.

No! Tale approccio ai social non solo non è cristiano, ma non è nemmeno umano! Esso è indice di una mentalità istintiva, che non nobilita certamente la dignità umana; questi “leoni da tastiera”, come li chiami tu, non avrebbero mai il coraggio di esprimersi di persona in tal modo. Sono le contraddizioni di questo nostro mondo, del progresso, dono del cielo, frutto dell’intelligenza umana, ma ambiguo nel suo utilizzo.

Coltivare relazioni sincere anche nel mondo virtuale

Eppure è proprio questa realtà che il cristiano è chiamato ad amare e a trasformare come lievito nella pasta coltivando relazioni buone, sincere, il più possibile autentiche anche quando usa i social  network. Con queste sue piccole scelte quotidiane e forse apparentemente “insignificanti”, può diventare costruttore di una umanità nuova e di un modo evangelico di intendere e di vivere la comunicazione, la scienza e la tecnica a servizio della dignità umana e non il contrario.

A ciascuno il suo compito, perché anche il mondo digitale sia permeato di valori umani ed evangelici.