Don Paolo Carrara: “La liturgia deve intercettare la vita concreta delle persone”

Vaticano, 25 luglio 2021. Santa Messa in occasione della Prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani. Mons. Rino Fisichella presiede la celebrazione a causa della convalescenza di Papa Francesco.

Sono quattro gli obiettivi verso cui mettersi in cammino, indicati, stamattina, da don Paolo Carrara, docente di Teologia pastorale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale (Ftis), nel suo intervento alla seconda giornata della Settimana liturgica nazionale in corso nella cattedrale di Cremona.

In primo luogo ha sottolineato la necessità di “una liturgia, una ritualità capace di intercettare effettivamente la vita concreta delle persone, che sarebbero così aiutate ad identificarsi come comunità che si riunisce”.

La fatica di un cammino di fede maturo

Conseguentemente è stato rilevato il bisogno di acquisire una consapevolezza di fondo: “I singoli cristiani, spesso, faticano a mantenersi autonomamente in un cammino di fede maturo”.

Da queste considerazione emerge poi l’esigenza di una “azione volta all’integrazione dei vari campi della pastorale, con la liturgia che non si pone come dinamica sostitutiva di qualsiasi altra iniziativa, bensì come fonte della vita di fede di ciascuno”.

Infine, è stata messa in luce la necessità di una maggior “unificazione e riconciliazione a livello ecclesiale. La comunità cristiana non ha bisogno di presbiteri lacerati, ma di pastori capaci di guidare, insieme, il gregge”.

Cambiamenti più veloci all’interno della Chiesa

“Il tempo che stiamo vivendo ha messo in luce e ha accelerato alcuni processi di cambiamento all’interno della Chiesa”. Partendo da questa premessa di fondo, don Paolo Carrara, docente di Teologia pastorale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale (Ftis), ha sviluppato la sua relazione nella seconda giornata della Settimana liturgica nazionale in corso nella cattedrale di Cremona.
Tre sono state le tematiche chiave indicate dal sacerdote bergamasco: “Il rapporto tra vita sacramentale e pastorale, intesa nel suo significato più ampio; l’educazione rituale, da parte della Chiesa, che va sostenuta e incentivata; l’attenzione al mondo digitale, che presenta innumerevoli risorse, ma per il quale è necessaria un’adeguata preparazione”.
Don Carrara ha messo in luce come, durante la pandemia, “la Chiesa, sottoposta a un vero e proprio stress test, abbia palesato la propria effettiva condizione: una sorta di sfilacciamento che inerisce ai rapporti tra Chiesa e famiglie, giovani e presbiteri”.

“La comunità cristiana fatica a riconoscersi e a mostrarsi”

Prendendo spunto dalle difficoltà intra ed extra ecclesiali emerse negli ultimi mesi, il relatore ha poi fornito un’istantanea della realtà ecclesiale, realtà in cui “la comunità cristiana fatica a riconoscersi e, di conseguenza, a farsi vedere”.

Tuttavia, secondo don Carrara, il periodo di crisi contemporaneo può essere sfruttato per “tentare di recuperare valide alleanze soprattutto con quelle fasce sociali rispetto a cui il processo di sfilacciamento si mostra in tutta la sua forza: famiglie e giovani”.

In questo senso il sacerdote bergamasco ha richiamato proprio l’importanza delle relazioni come “linfa vitale della vita liturgica e pastorale della Chiesa”.

Uno stimolo a proseguire un cammino di riforma

Non tutto di quanto è stato vissuto, dunque, rappresenta un mero problema, “anzi può essere letto come stimolo per proseguire quel cammino di riforma che ormai è avviato già da alcuni anni”.

A conferma di ciò, secondo la lettura di don Carrara, “è la centralità che il discorso attorno all’Eucaristia ha sempre avuto, assieme alla riscoperta di alcune dinamiche tipiche della vita di fede cristiana: il sacramento della penitenza, l’adorazione eucaristica e le forme di pietà popolare”.

Un pensiero poi ai media, “che spesso hanno svolto la funzione di vero e proprio collante tra i membri della comunità cristiana, permettendo a molti di partecipare in prima persona alla vita della Chiesa”.