Anziani e caregivers, la pandemia ha scardinato abitudini e certezze

Grandi protagonisti di questa pandemia, che si è tristemente abbattuta come una tempesta più che mai proprio su di loro sono gli anziani.

Sia che vivano in casa, sia che siano ospiti di Rsa, hanno vissuto un anno complicato, pieno di fatiche emotive, che sono andate a sommarsi alle fragilità fisiche che molti di loro hanno.

Anche se è difficile generalizzare perché la popolazione anziana è molto variegata, sia per condizioni socio-economiche, che di salute e di istruzione, possiamo sicuramente affermare che l’impatto psicologico del covid è stato particolarmente forte su questa fascia di età.

Anche per i caregivers abitudini e certezze sono andati smarriti

I caregivers, ovvero persone di riferimento, spesso familiari ma non solo, si prendono cura dei soggetti fragili – anziani, in questo caso, ma anche disabili –  e sono figure fondamentali che li assistono sia dal punto di vista fisico che emotivo.

La pandemia, però, ha sconvolto abitudini e certezze, imponendo per un lungo tempo la lontananza dagli affetti, dai propri parenti e amici e ciò ha lasciato gli anziani in una forte solitudine.

Spiega la Dott.ssa Martina Menotti, psicologa psicoterapeuta: “La chiusura delle RSA e i periodi di lockdown sono state misure importanti per salvaguardare la salute degli anziani ma spesso hanno portato un altro tipo di sofferenza a loro, così abituati alle piccole attenzioni che riempiono la giornata. Penso sia utile mettere in atto alcuni piccoli consigli per poter ascoltare gli anziani in modo empatico e accudente e farli sentire ascoltati e capiti. Cerchiamo alcuni appigli nei loro ambienti, oggetti o piccoli spunti, che possano permettergli di raccontare del loro passato. Gli anziani infatti hanno sempre piacere a ricordare chi sono stati e cosa sono gli oggetti che li rappresentano. Ricordiamoci che a non tutti può far piacere un abbraccio o una carezza, ma cerchiamo la modalità più corretta per fargli sentire la nostra vicinanza”.