Grazie, don Angelo. Il momento impegnativo di cambiare parrocchia

Don Angelo Domenghini

Io e don Angelo siamo arrivati insieme, come preti, a Grumello del Monte; io come curato di Telgate, insegnante a Grumello, per vivere la vita comune nella casa parrocchiale insieme a don Fabio Pesenti, allora curato e, appunto, a don Angelo, che succedeva a don Alberto Carrara come parroco di Grumello del Monte.

Ieri lo abbiamo salutato in parrocchia: tanta gente, commossa, ha voluto stringersi a lui e diversi grumellesi lo accompagneranno, la prossima domenica, nella nuova parrocchia di Sant’Anna in Borgo Palazzo in città.

Ho dovuto scrivere il saluto che gli ho rivolto a nome mio e di don Fabio Picinali, anch’egli curato per la parrocchia di Grumello: mi fossi emozionato troppo nel leggerlo pubblicamente, gli avrei almeno potuto lasciare il foglio.

La bellezza dei gesti di riconoscenza

Lo condivido volentieri, augurando il meglio a lui e a tutti i sacerdoti che stanno vivendo il momento impegnativo e doloroso del distacco da parrocchie amate per anni, insieme alla bellezza del ricevere tanta riconoscenza dalla loro gente, che li porterà nel cuore e nella preghiera. 

Caro don Angelo, permettimi qualche parola, brevemente, a nome di noi tuoi confratelli sacerdoti, prima di salutarci. Un prete che porto nel cuore, qualche anno fa, già molto malato, invitato a scrivere la prefazione per un lezionario che aveva curato con i confratelli per la parrocchia, del quale lui aveva scritto i commenti ai Vangeli, in un primo momento rifiutò.

Cambiò idea una notte, alle 3, dopo una serata di addio con gli amici. La settimana successiva avrebbe incontrato il Suo Signore in Paradiso, e quella notte dettò alla signora che lo assisteva queste parole:

Ci è capitato di fare il prete insieme. In una splendida umile comunità cristiana. In mezzo alle nostre fragilità e incoerenze abbiamo incontrato Gesù e il suo Vangelo. E non ce ne siamo più staccati. Vorremmo che qualcosa di simile capitasse anche ad altri: trovare nell’esercizio di una umana amicizia il venire nella carne della Divina Dolcezza che viene misericordiosamente verso gli uomini.

“Ci è capitato di fare i preti insieme”. È stato un dono

Caro don Angelo, “ci è capitato di fare i preti insieme”. Ed è bellissimo questo, perché “ci è capitato”, nella fede, non indica una casualità, ma un dono della Grazia Divina. 

Nelle nostre famiglie, nessuno sceglie suo padre e sua madre, come nessuno sceglie i figli che avrà: ciascuno accoglie, accoglie l’altro così come è, sano o malato, buono o meno buono, capace o meno capace, con i suoi pregi e le immancabili fragilità.

Anche per noi preti è così: la fraternità consiste nell’accoglierci, l’uno con l’altro, così come siamo, per unire le forze per il bene di coloro che ci sono affidati: non ci scegliamo.. il parroco non sceglie i curati e i curati non scelgono i parroci. Grazie a Dio! Noi andiamo là dove la Chiesa, attraverso il Vescovo, ci chiede di andare, per portare Lui.

Le strade si dividono, la fraternità non finisce

Caro don Angelo, questa sera le nostre strade, nella vita pastorale, si dividono. Ma non si conclude la fraternità, l’amicizia costruita, la bellezza delle relazioni intessute con pazienza nella casa che abbiamo abitato insieme per tanto tempo, affrontando insieme le bellezze e le fatiche del nostro essere preti. 

Il nostro cammino insieme continua, con impegno e passione, verso quel futuro che, per noi credenti, si chiama Gesù Cristo.

Grazie don Angelo, di tutto.. e buon cammino!