«Ribellarsi», tornare al bello: un viaggio interiore verso un’ecologia umana

«La storia insegna che ogni ribellione è il desiderio ardito di detronizzare i tiranni che opprimono. Ri-bellarsi, per me, è avere voglia di “tornare al bello”».

Così comincia la quarta di copertina di Ribellarsi – La sfida di un’ecologia umana, scritto da monsignor Giulio Dellavite, Segretario Generale della Curia di Bergamo e uscito quest’anno con l’editore Mondadori.

Il libro è stato recentemente presentato l’11 settembre scorso, al Teatro Opere Pie Gian Battista Rubini di Romano di Lombardia, grazie agli organizzatori Fondazione Rubini e Circolo Culturale Tarcisio Servidati, davanti a un pubblico attento, numeroso e contingentato, che ha accolto con entusiasmo l’autore, essendo monsignor Dellavite originario di Romano di Lombardia. A intervistarlo è stata Lucia Rocchiccioli, membro del Consiglio di Amministrazione di Fondazione Rubini.

La sfida di un’ecologia umana

Ribellarsi – La sfida di un’ecologia umana è il seguito di Se ne ride chi abita nei cieli – L’abate il manager: lezioni di leadership tra le mura di un monastero, uscito nel 2019. Se quest’ultimo narra la storia dell’incontro tra un manager e un abate che instaurano un dialogo, mettendosi in discussione, il secondo romanzo, seppur autonomo dal precedente, è una sorta di viaggio spirituale e, a tratti ironico, nella nostra interiorità.

Il libro Ribellarsi – La sfida di un’ecologia umana è stato concepito nell’arco di un anno e mezzo, in cui, come afferma monsignor Dellavite, «eravamo nei mesi della pandemia, eravamo chiusi dentro e allora mi sono detto: ma, i due protagonisti del libro precedente, cosa succede fuori lo si può immaginare, ma perché non proviamo a ragionare, a scrivere, a pensare, cosa è successo dentro di loro?»

La voglia di ribellarsi dei mesi del covid

Così, dopo aver recuperato del materiale avanzato dal libro precedente, monsignor Giulio Dellavite sviluppa questo libro incentrandolo sul, come lui stesso dice, «mettersi in questione, la voglia di ribellarsi dei mesi del covid; bisognava tornare alla normalità, tornare a vincere questo mostro piccolissimo che galleggiava, in mezzo all’aria e bloccava tutti». 

«Alla fine – prosegue monsignor Dellavite –  sono partito, da un’intuizione storica, che mi ha sempre colpito, perché c’era tanta voglia di combattere questo virus, e allora sono partito, come dico nell’introduzione, da quella che era la sindrome di Attila: uomo ribelle per eccellenza, il guerriero che niente e nessuno ferma, il flagello di Dio, ma che alla fine muore di indigestione, perché il nemico peggiore che Attila non era riuscito a sconfiggere era sé stesso». 

Un treno nero che corre sempre sulle stesse rotaie

Sulla copertina del libro, spiega monsignor Dellavite, «c’è un treno nero che raffigura un po’ la quotidianità, perché noi siamo sempre di corsa, siamo sempre sulle stesse rotaie e facciamo sempre le stesse cose; è un treno a vapore, per cui è altamente inquinante e ciò che inquina, il fumo è ciò che è destinato a diventare volo e ciò che è destinato a cambiare».

Quindi, il titolo Ribellarsi è stato attribuito al libro perché oltre per provocazione ma anche perché, precisa monsignor Dellavite, «è un gioco di parole, perché il senso in cui intendo essere ribelli, diventa esattamente la voglia di tornare ad essere belli, a ridere al bello, al vero senso quotidiano e originario, che in questi mesi hanno condizionato».

L’importanza di guardare l’altro come un dono

Di fatto, «il covid semplicemente ha fatto da specchio di una realtà che stavamo vivendo e di cui non ci accorgevamo; e questa è una delle cose che mi ha portato a fare questo esercizio di interiorizzazione, per andare a scoprire quelle cose che uno vive ogni giorno e che ha rischiato un po’ di inquinare, di ingrigire e anche di abbassare il livello», dice monsignor Dellavite.

Ma, c’è un altro elemento che ha portato monsignor Dellavite a scrivere Ribellarsi, ed è l’importanza di guardare l’altro, non come un contatto, ma come un dono con il quale entrare in relazione, perché, afferma monsignor Dellavite, «quello che dice Gesù, l’importante è amare il prossimo, il problema è che lo identifichiamo, con la concezione utilitaristica, lo sfruttiamo a nostro vantaggio; bisogna imparare a essere liberi e pensare che l’altro è un dono che io posso rifiutare e che io però devo essere cosciente».

All’interno del libro Ribellarsi – La sfida di un’ecologia umana emergono due parole molto importanti: ecologia ed egologia. I due termini, definisce monsignor Dellavite, «sono due facce della stessa medaglia, l’ecologia è la conoscenza del mondo e l’egologia diventa la conoscenza e lo studio di sé stessi»; è attraverso la presa di coscienza dei propri pensieri, dei valori, delle relazioni che si fa una “pulizia interiore”.

“Ognuno deve poter esprimere la propria unicità”

La protagonista di Ribellarsi è una donna che sale su un treno e viaggia su un vagone vuoto. È sola e indossa un cappotto verde. La scelta di questo indumento, dichiara monsignor Dellavite, «perché c’era un fatto curioso: una sera, a Vienna, nel teatro maggiore, un maestro d’orchestra propose la sua opera, e visto che era un’opera frizzante, innovativa per il tempo, si presentò a dirigere l’orchestra con un frac verde. La gente lasciò la sala, perché la musica era inascoltabile e improponibile e i giornali massacrarono quel brano e chi lo aveva proposto»; quella composizione era Inno alla Gioia e il direttore d’orchestra con il frac verde era Beethoven. Il messaggio dietro a questo fatto, prosegue monsignor Dellavite, «è che ognuno deve far uscire il suo colore, la propria unicità, la capacità di quello che uno è e la trova poi nei rapporti con gli altri».

Dal primo capitolo dove c’è un monologo interiore da parte della protagonista, il libro prosegue con il treno che giunge a una serie di fermate, dalle quali salgono nuovi passeggeri che permettono alla donna, il personaggio principale, di entrare in relazione con essi.

«Alla prima fermata sale una famiglia, alla seconda sale una squadra di ragazzi di calcio, alla terza sale una coppia e alla quarta sale un single», racconta monsignor Dellavite. Tutti questi personaggi secondari sono le personificazioni degli organi del corpo umano.

C’è la famiglia, dove s’instaurano le dinamiche generazionali ed educative, denominata nel libro Testa con papà Testa, la mamma Bocca e i figli Udito, Vista e Naso. «Perché la testa è l’immagine di tante famiglie, anche nella realtà: dove Udito è figlio di primo matrimonio di Testa, perché quando senti le cose,  poi stai lì a pensarle; Vista è figlio di primo matrimonio di Bocca, perché quando guardi qualcosa sorridi o ti incupisci; Naso è nel mezzo, per cui è figlio di secondo matrimonio di Testa e di Bocca, perché quando puzza qualcosa o quando c’è qualche profumo», dice monsignor Dellavite.

Il corpo come una squadra con la quale giochiamo le nostre relazioni

C’è la squadra di calcio che è formata da undici elementi: il capitano Cuore; i difensori, i due Polmoni e i due Reni; i centrocampisti Stomaco, Milza, Intestino e Fegato; gli attaccanti Ombelico e Pudenda. Con tutti questi organi, spiega monsignor Dellavite, «giochiamo tutte le nostre relazioni».

Poi, c’è la coppia che sono le mani, Dexter e Sinny, felici nel mantenersi e tenersi, supportarsi e sopportarsi.

Per ultimo, c’è il single, ovvero Piede perché, sottolinea monsignor Dellavite, «è la parte delle scelte etiche, valoriali e le più importanti: un passo nasce sempre con un piede alla volta».

L’anima, la passione, l’identità che mette insieme i pezzi

Alla fine del libro, la donna mostrerà la sua identità che, svela  comunque monsignor Dellavite, «è l’anima, la passione, l’interiorità, la psiche, cioè quella che mette insieme tutti i pezzi». Invece, «la stazione è il parto e allora tutti i membri del corpo si mettono insieme, facendo nascere una nuova vita» conclude monsignor Dellavite; non a caso, sul retro della copertina del libro è scritto: “È ora di rinascere, di venire alla luce”.

Durante la serata, sono stati letti dei brani, tratti dal libro, da parte dell’attrice Federica Moscheni di studio Oida ed è intervenuto Abramo Bonomini, Presidente di Fondazione Rubini che ha annunciato che saranno organizzate tre serate, per declinare al meglio il tema l’ecologia all’interno del libro stesso.

Il libro Ribellarsi – La sfida di un’ecologia umana si può acquistare in formato cartaceo o in e-book nelle librerie Mondadori e online.