Don Lino Lazzari, addio al sacerdote che fu anche giornalista e noto critico d’arte

«Confessandosi da San Giovanni Bosco, il santo disse a mio nonno di formarsi una famiglia, perché per sette generazioni  sarebbero nati sacerdoti. Siamo giunti alla sesta e siamo arrivati a nove preti». E il nono prete, come amava ricordare, era  don Lino Lazzari, storico redattore de L’Eco di Bergamo e noto critico d’arte moderna, scomparso nelle prime ore di martedì 14 settembre nell’Hospice della Palazzolo. Era nato il 16 agosto 1928 a Cologno al Serio.

Dopo l’ordinazione sacerdotale (7 giugno 1962) fu curato di Almenno San Salvatore (1952-61) dove contribuì a fondare la squadra di calcio Almennese. In una gita a Venezia, riuscì a farsi ricevere con i suoi giovani dal cardinale patriarca Angelo Giuseppe Roncalli. Nel 1961 passò a Zanica, dove avviò il Bollettino parrocchiale. Come metodo educativo, capace di parlare ai suoi giovani, diede centralità a cinema e teatro. Nel 1965 divenne segretario dell’Opera Buona Stampa e frequentò la Scuola di giornalismo alla Toniolo dell’Università cattolica di Milano, che allora aveva una sede in Città Alta. Alla consegna del diploma, un docente gli disse: «Il suo pulpito sarà il giornalismo». E così avvenne.

Nel 1969 l’iscrizione all’Albo dei giornalisti professionisti dell’Ordine di Milano, che nel 2019 gli consegnò la medaglia d’oro per il 50° di iscrizione, e l’esordio nel quotidiano L’Eco di Bergamo come redattore, occupandosi di cronaca religiosa ed eventi artistici e negli ultimi anni della rubrica di memorie «Le parole che ti direi». Fu anche direttore del settimanale diocesano (1979-90) nell’ambito del rilancio della stampa cattolica diocesana voluto dal vescovo Giulio Oggioni. La passione al giornalismo, come amava ricordare, gli nacque in Seminario, quando fu incaricato di scrivere sul mensile «Alere», che allora era un semplice ciclostilato. «Fin quasi all’ultimo, anche all’Hospice, come ho potuto vedere — ricorda don Claudio Del Monte, parroco della Malpensata, che quasi ogni giorno si recava a fargli visita — ha letto L’Eco di Bergamo e cercava un suo articolo che doveva essere pubblicato in quei giorni».

Don Lazzari fu anche un noto e stimato critico d’arte moderna, chiamato spesso in giurie e autore di numerosi contributi e recensioni su mostre e artisti. «Questa passione — raccontava — mi nacque da fanciullo collezionando immaginette sacre. Poi cominciai ad acquistare enciclopedie d’arte astratta e ne rimasi conquistato». Monsignor Arturo Bellini e don Massimo Maffioletti, già direttori del settimanale diocesano, ricordano che «nei suoi articoli d’arte evitava stroncature, ma dava spazio ai messaggi delle opere degli artisti bergamaschi. Non faceva differenze fra artisti noti e sconosciuti».

Dal 1967 don Lazzari risiedeva nella parrocchia della Malpensata, aiutando nelle celebrazioni e nella stesura del notiziario parrocchiale. «Era un punto di riferimento per la comunità — ricorda il parroco —. Poche settimane fa, durante una visita, mi disse una frase stupenda per ogni credente: “Il cristiano sa che la bellezza è sempre davanti”».  Nel 2004 gli era stata conferita l’onorificenza di Ufficiale al merito della Repubblica italiana. Don Lazzari fu anche autore di biografie e volumi storici. Per anni era stato anche assistente ecclesiastico diocesano dell’Unci-Unione nazionale cavalieri d’Italia.

La camera ardente è allestita nella chiesetta dell’oratorio della Malpensata. Stasera alle 20.30 si terrà una veglia di preghiera. I funerali domani, alle 15.00, in chiesa parrocchiale, presieduti dal vescovo Francesco Beschi.