Covid e disperazione: un’indagine del Nobel Angus Deaton alle radici di una doppia epidemia

Covid e disperazione
Angus Deaton e Anne Case al Festivaletteratura di Mantova

C’è stata un’epidemia di morti per disperazione in America dopo la pandemia. Sono stati 160 mila l’anno scorso, di cui quasi settantamila morti per overdose.

“C’è da chiedersi – sottolinea Angus Deaton, premio Nobel per l’economia, intervenuto nei giorni scorsi al Festival di Mantova con la collega economista Anne Case – se la causa di questo drammatico sviluppo sia da attribuirsi all’economia, al fatto che non siano state destinate abbastanza risorse per aiutare queste persone”.


Un bersaglio sulle spalle dei più vulnerabili


“In realtà – aggiunge Case -, conducendo la nostra indagine, ci siamo accorti che la responsabilità più forte era delle aziende farmaceutiche. Hanno

scelto come bersaglio proprio le persone che soffrivano ed erano costrette a prendere dei farmaci per risollevarsi, ma l’effetto poi, paradossalmente, era invece quello di peggiorare la loro situazione”.

Le aziende farmaceutiche – dice Deaton – spingono a prescrivere questi oppiacei. “Nel libro spieghiamo che queste terapie provocano molti danni collaterali: la perdita del posto di lavoro, la riduzione delle retribuzioni. Di pari passo è venuta meno l’importanza della comunità locale per queste persone, è peggiorato in generale il tessuto sociale e questa è una delle minacce provocate dall’automazione e della globalizzazione. Alcuni Paesi stanno andando peggio di altri sotto questo aspetto. Gli Stati Uniti sono fra i peggiori”.

Covid e disperazione: una doppia epidemia

La pandemia ha rivoluzionato l’economia globale, influenzando in modo significativo questo fenomeno, ampliandolo anche alle generazioni più giovani: “Non è facile capirlo per ora. Ci sembra quasi che ci siano due epidemie in corso, da un lato il covid, dall’altro la disperazione. È difficile distinguere gli effetti dell’una e dell’altra”.

Un’altra domanda che ci poniamo è come abbia potuto reggere un sistema sanitario come quello americano: “Per il momento, però, lo stato è riuscito a mantenere la situazione sotto controllo, e i colossi del farmaco come inventori del vaccino sono diventati quasi eroi nazionali”.

Un dollaro su cinque dei fondi statali in America va a favore del sistema sanitario nazionale. È un fardello, spiegano i due economisti, “come se pagasse un tributo a una potenza straniera. È il doppio rispetto alla media degli altri Paesi”.

Non è detto che questa dinamica si replichi anche in Italia e in Europa: “Il vostro sistema è più economico e meglio organizzato”. Certo l’indagine di Deaton e Case è un interessante punto di partenza per una riflessione ampia su modelli gestionali organizzativi e di gestione, oltre che sul tramonto del senso di comunità per cui, se qualcuno cade, come dice Deaton “Non è colpa del sistema, ma soltanto sua”.