Dante e le donne. Lella Costa e Gabriele Vacis seguono le tracce del suo “intelletto d’amore”

Quattro ritratti femminili sorprendenti disegnati da Lella Costa e Gabriele Vacis. Quattro personaggi del mondo di Dante prendono vita e nuova attualità dal lavoro di Lella Costa e Gabriele Vacis, presentato nei giorni scorsi al Festivaletteratura di Mantova. Uno spettacolo, un podcast e un libro dal titolo “Intelletto d’amore, Dante e le donne” (Solferino).

Le donne sono Gemma Donati, Francesca da Rimini, Taide e Beatrice, al secolo Bice Portinari. Non era facile trovare spunti originali sull’opera di Dante nell’anno in cui ricorrono i 700 anni dalla morte e fioriscono decine di opere e incontri dedicati al “sommo poeta”.

Lo sguardo di Dante sul mondo femminile

“Quello che ci ha spinto ad accogliere la “proposta indecente” di lavorare sul sommo poeta in occasione di questo importante anniversario – chiarisce Lella Costa – è stata la curiosità di indagare sullo sguardo che dedicava al mondo femminile. Ci sembrava generica e rischiosa una celebrazione della sua figura, particolarmente interessante invece approfondire il suo rapporto con le donne”.

Taide, già personaggio femminile di una commedia di Terenzio è forse la figura meno nota: “Le vengono dedicate – sottolinea Costa – a malapena due terzine alla fine del diciottesimo canto, ambientato nelle Malebolge, dove si trovano i propagatori di notizie false, gli adulatori e i traditori, come Giasone, l’eroe degli Argonauti che ha ingannato Medea. La colpa che Dante le attribuisce è di aver mentito, anche se a nostro parere lo fece a fin di bene. Nella sua condanna abbiamo visto un errore giudiziario”.

Il ruolo della moglie Gemma: “Scrivevano insieme”

“Gemma sta accanto al poeta – spiega Lella Costa – è una storia quella che la tradisse con Beatrice. Le parole d’amore le hanno scritte insieme. È lei quella “ch’è sul numer delle trenta” cioè nella classifica delle trenta donne più belle di Firenze nel suo sonetto. Beatrice era molto più su”.

Tredici canti vengono trovati un anno dopo: “Ed è curioso – spiega Vacis – perché pare che lui appaia al figlio, che non nomina mai nella Commedia, e gli indichi il posto in cui li aveva lasciati. Noi invece ci siamo immaginati che li abbia scritti lei, Gemma. Certo la moglie ha dovuto conciliare il lavoro di cura della casa, dei tre figli maschi e della figlia che poi entra in convento e si prende il nome di suor Beatrice. Ricamando su questi piccoli indizi, che sono scherzosi ma tutto sommato verosimili, noi abbiamo costruito il ritratto della moglie come co-autrice.

“Quando la poesia è davvero somma e riesce a cogliere elementi universali allora arriva sulle labbra di tutti” afferma Lella Costa. Lei la cita con rispetto nello spettacolo e nel libro, senza manipolarla, pur creandole intorno un po’ di finzione, che però aiuta a entrare più profondamente nel suo lavoro.

“Cerchiamo di capire – aggiunge Vacis – che cosa significa per noi oggi, andando a toccare sentimenti eterni, vivi anche oggi. Come accade per esempio a un bambino che incontra una bambina e poi la ricorda per tutta la vita”