Buongiorno suor Chiara,
Il viaggio di Papa Francesco mette al centro dell’attenzione di tutti la relazione tra le diverse fedi cristiane in Europa e l’ecumenismo. Come mai il Santo Padre insiste molto sulla necessità di una collaborazione tra religioni che comunque sono molto diverse tra loro?Grazie mille
Riccardo
L’insistenza di papa Francesco sulla necessità di una collaborazione tra religioni, pur nella loro diversità, è profetica e lungimirante, caro Riccardo! Innanzitutto il successore di Pietro vi intravede una possibile via (forse l’unica) per affrontare e risolvere in modo soddisfacente le grandi sfide mondiali. Egli è estremamente convinto della necessità di porsi in ascolto del grido della nostra storia, guardandola in modo attento, per discernervi la presenza dello Spirito del Risorto. Tra le pieghe di questo nostro tempo, egli vi riconosce l’urgente esigenza dell’intera umanità, smarrita in vere e proprie tragedie dai confini planetari; si sente interpellato dalle domande della grande famiglia umana; percepisce “l’urlo” delle migliaia di disperati che approdano sulle nostre coste, desiderosi di vita, relazioni, libertà e rispetto; accoglie le lacrime della creazione, nostra casa comune, che, sconvolta da disequilibri forse mai visti prima d’ora, implora giustizia. Il dialogo tra le diverse fedi e religioni può essere un valido aiuto per affrontare queste grandi problematiche.
Ma vi è un motivo, oserei dire, “vocazionale”. Il cristiano, infatti, è chiamato, in virtù della propria fede, a trovare vie di comunione con le diverse fedi cristiane e a coltivare il dialogo interreligioso. Non è forse la capacità di entrare in relazione empatica, con chi è diverso da noi, di coltivare un dialogo rispettoso e franco, a contraddistingue il discepolo di Cristo? Non meraviglia affatto, allora, il titolo dell’enciclica “Fratelli tutti” il cui titolo è tratto dagli scritti di san Francesco d’Assisi; e non stupisce nemmeno che sia proprio questo santo, vissuto 800 anni, fa a donarci le coordinate di un dialogo interreligioso secondo il vangelo. Scrive infatti nella Regolo non Bollata: “I frati poi che vanno fra gli infedeli, possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio a e confessino di essere cristiani. L’altro modo è che quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché essi credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose, e nel Figlio Redentore e Salvatore, e siano battezzati, e si facciano cristiani, poiché, se uno non sarà rinato per acqua e Spirito Santo non può entrare nel regno di Dio” (43).
Questa è la migliore testimonianza che il cristianesimo e le varie religioni possono dare all’umanità: il rispetto, la testimonianza di una vita buona che non esita a farsi servizio a tutti, per amore di Dio. Non nego la difficoltà e la complessità di tale “vocazione”, ma è urgente e indispensabile rispondervi là dove ciascuno di noi vive.
Tutto ciò non ci esonera dal constatare le reali diversità, né di “fare di ogni erba un fascio”, ma ci sprona a impegnarci nel promuovere un itinerario di comunione vicendevole dove ognuno è riconosciuto ricchezza per l’altro, così com’è. Nessuno, tanto meno papa Francesco, chiede alle diverse fedi di rinunciare alla propria peculiarità: sarebbe un attentato alla coscienza umana! L’obiettivo è quello di unire gli intenti di tutti, mettendoli a servizio del bene della famiglia umana e non usati per dividere e distruggere. È necessario credere che in ogni religione, in ogni fede l’unico Spirito ha deposto semi di verità, affinché crescano frutti copiosi in umanità. Ciò non toglie nulla alla pienezza della rivelazione che Gesù, il Figlio di Dio, ci ha donato.
“Appunto perché Cristo è il centro di tutto nella storia e nel cosmo, e perché nessuno “va al Padre se non per lui” (Gv. 14, 6), possiamo rivolgerci alle altre religioni con un atteggiamento intessuto nel contempo di sincero rispetto e di fervida testimonianza del Cristo, in cui crediamo. Ci sono infatti in esse i “semina verbi”, i “raggi dell’unica verità” di cui parlavano già i primi Padri della Chiesa” (san Giovanni Paolo, 22 Ottobre 1986 in occasione dell’incontro interreligioso ad Assisi nel 1986).
Guardiamo, allora, con ammirazione le scelte di papa Francesco e accompagniamolo con la preghiera. I suoi gesti sono profetici, capaci di leggere nel presente quelle luci che illumineranno il nostro futuro.