Catechisti come gli artigiani. Ripartire con slancio: l’incontro con il vescovo Francesco

È tempo di ripartenza anche per i catechisti. Di rimettersi in gioco. Di rinnovare il proprio impegno per un altro anno in cui dedicarsi all’educazione alla fede di bambini e ragazzi. L’apertura del nuovo anno catechistico si accompagna ad un piacevole ritorno: dopo un anno di interruzione dovuta alla pandemia torna l’incontro diocesano dei catechisti con il Vescovo Francesco.

L’appuntamento è fissato per sabato 25 settembre, dalle 16 alle 18, presso il Seminario diocesano. Due i momenti in programma. Dapprima una rappresentazione teatrale curata dal Teatro Minimo, sul testo di don Tonino Bello ‘La carezza di Dio. Lettera a San Giuseppe’. La preghiera con il Vescovo, invece, avrà al centro il brano scelto come icona biblica del nuovo anno pastorale: 1 Corinzi 13, 1-13.

Catechisti: un percorso formativo in tre incontri

A questo momento tradizionale, l’Ufficio catechistico diocesano, diretto da don Andrea Mangili, ha pensato di affiancare anche un percorso formativo articolato in tre incontri. Un’occasione preziosa in un tempo che ha il sapore del nuovo inizio. Per permettere a tutti di partecipare, è stata data la possibilità di seguire sia in presenza sia online, collegandosi al canale Youtube della Diocesi di Bergamo. 

Il 17 settembre si è svolta la prima serata, dal titolo ‘Catechista: artigiano di comunità’: il professor Pierpaolo Traini dell’Università Cattolica di Milano ha proposto una rilettura del discorso tenuto da papa Francesco lo scorso 30 gennaio in occasione del 60° anniversario di fondazione dell’Ufficio Catechistico Nazionale e delle linee guida della CEI.

Il 21 settembre, invece, è stato don Mattia Magoni, docente di catechetica del Seminario di Bergamo, ad entrare nel merito del motu proprio ‘Antiquum ministerium’ del 10 maggio 2021 con cui viene istituito il ministero del catechista.

Il 23 settembre, infine, verrà messo al centro il tema della famiglia: don Matteo del Santo, direttore dell’Ufficio catechistico della Diocesi di Milano, guiderà la riflessione su un tema decisivo sia perché scelto dal Vescovo per questo anno pastorale sia per il ruolo da protagonista che i mesi di pandemia hanno fatto riscoprire.

L’Ufficio catechistico nei giorni scorsi ha diffuso anche le linee guida e la modulistica per accompagnare le parrocchie nell’inizio dei cammini

  1. “il Ministero del catechista” proprio come Papa Francesco ha recentemente ribadito, non è un “insegnamento” qualsiasi, ma una vera e propria missione fra le comunità, e come tale, non è cosa da prendere sottogamba e prevede un cammino di fede in cui la “pressapochezza” è da mettere al bando. Quindi, occorre che vi siano persone adeguatamente preparate, nell’accogliere la responsabilità che tale ruolo impone. A mio modesto parere, non è stata la pandemia a far scappare i fedeli dalle chiese e dai seminari, o in questo caso i catechisti(le parrocchie lamentano una cospicua carenza ) ma una controtendenza nel essere credibili come cristiani, in una società che è specchio di grandi fragilità, ed ad un mondo ormai totalmente rovesciato nei valori che sono la base anche di altre religioni cristiane, e che non hanno più quell’impatto che per tanti secoli hanno fatto proseliti. L’egoismo, l’egocentrismo, la visibilità di sé stessi, anche nella forma di un “piccolo potere” in una comunità, ha prodotto quel “delegare” a qualcun altro, ciò che invece, dovrebbe essere compito di ciascuno di noi, con i propri limiti e con le proprie fragilità. Mi pare ovvio che se i genitori desiderano trasmettere la propria fede, ai propri figli(soprattutto quelli in tenera età) è necessario che siano essi stessi dei “catechisti”! Le scusanti potrebbero essere molteplici, soprattutto a causa di lavoro o altro(malattie), ecc. ma ciò non esime dal fatto che con altri genitori, si possano creare delle vere e proprie interazioni guidate da guida spirituale, che potrebbe essere un prete o diacono, e, a questo proposito, forse se ci fosse una diaconato anche femminile, si avrebbero maggior possibilità di sopperire ai tanti gravosi impegni che un prete, parroco a dir si voglia, sono chiamati a svolgere. Sì, è bello pensare ad artigiani che con le mani svolgono un lavoro che potrebbe diventare un’opera d’arte! Buon cammino pastorale a tutti!

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *