Come si diventa monaca di clausura? Suor Chiara: “La vocazione è un dono”

Buongiorno suor Chiara,
sono molto incuriosita dalla vita di clausura. Secondo lei come può una ragazza capire se è la strada giusta? Lei come l’ha capito? E come si diventa monaca di clausura? Grazie per le sue risposte

Viviana

Cara Viviana, ti ringrazio per le tue domande: non è così frequente riceverle, anche perché la nostra vocazione è spesso considerata inutile e un po’ “fuori dal mondo”.

Cercherò di rispondere molto semplicemente. Ogni vocazione è sempre una risposta a una chiamata che il Signore rivolge personalmente: è solo dono, grazia immeritata del Padre delle misericordie che sceglie per una missione nella chiesa e nel mondo.

Non ci sono meriti, ma così è piaciuto a Lui! La sua chiamata s’innesta nella vita di una persona che, nello scorrere della quotidianità, si pone in ascolto di ciò che abita il suo cuore, dei desideri profondi che la muovono, dell’anelito alla felicità che è sepolto nell’interiorità.

Nutrire il desiderio di una vita piena

Non si nasce monaca di clausura! Si vive un desiderio di vita piena che prende forma nel cercare di costruire una vita bella, che non si accontenta, non si ferma in superficie, ma si lascia interpellare, si pone domande fondanti sul senso e le motivazioni del vivere, perché emergano senza timore i gemiti veri del cuore.

Ascoltare la propria vita concreta che si dipana tra scuola e lavoro, tra solitudine e relazioni; alimentare la propria fede battesimale nella preghiera, nell’ascolto della Parola, nella frequentazione dei sacramenti, per ricevere luce e pace, è il tessuto feriale in cui matura una vocazione.

Solo vivendo intensamente e ponendosi in ascolto della propria esistenza, si può incominciare a intuire, tra le tante voci, quella dello Spirito che lavora in noi. Spesso vi è un’inquietudine che non si placa, un desiderio insoddisfatto, una vita spesa a servizio degli altri, impegnata, ma che non ha mai la parola fine, che cerca il suo “riposo”.

Il cammino non si può fare da soli

A volte basta un incontro, una visita in un luogo significativo, la lettura di un libro per far accendere la fiamma del desiderio di Dio, l’incontro con il Dio vivo e vero.

Il cammino non si può fare da soli: è consigliabile cercare anche un riferimento, un fratello o una sorella più grandi nella fede che possano accompagnare il discernimento, la comprensione di ciò che il Signore sta cercando di dire, con una grande umiltà senza presumere di sapere tutto chiaramente.

Occorre un grande desiderio perché bisogna essere disponibili a cambiare i propri progetti, i sogni che nel tempo si sono costruiti, ma la verità della chiamata sta proprio nella docilità a fare ciò che si intuisce, seguire quell’attrazione che ha preso il cuore e senza la quale non si può vivere: è come nell’innamoramento!

L’incontro personale con il Signore è una relazione che si costruisce giorno per giorno, si nutre nella preghiera, si concretizza in una forma speciale di vita.

L’incontro con San Francesco e Santa Chiara

Per noi, Sorelle Povere, l’amicizia con san Francesco e santa Chiara è elemento fondante la vocazione.

Nel loro stile di vita ci ritroviamo, lo sentiamo nostro, risponde al desiderio del nostro cuore, è una strada particolare per vivere il Santo Vangelo, alla sequela di Cristo povero e crocifisso.

Accostarsi a una fraternità di Clarisse diventa importante per verificare sé stesse e discernere la propria forma di vita: l’accompagnamento con una sorella è la verifica della verità dell’intuizione, perché trovi forma nella fraternità e permetta l’esperienza concreta della vita; gli anni della formazione in monastero sono necessari per verificare concretamente le intenzioni e la volontà di seguire Cristo nel carisma che il Signore ha dato a santa Chiara.

Una vita ritmata dalla preghiera, dal lavoro, dalla vita fraterna quale spazio di amore vicendevole.

Una vita di lavoro, preghiera e relazioni fraterne

Una vita povera e limitata anche nello spazio della clausura per annunciare e testimoniare che il Signore è il bene, il Sommo Bene, ricchezza nostra a sufficienza. Il nostro essere qui non è trovare un rifugio o un’oasi felice in cui evadere dal mondo con le sue problematiche e i suoi drammi, ma è divenire intercessione per il mondo, non perché siamo migliori, ma perché siamo state scelte per questo.

Ogni vocazione è vocazione all’amore e tutte rendono visibile questo amore di Dio per l’uomo in modalità e forme diverse.

La bellezza è cercare la propria chiamata per rispondere in pienezza all’amore con amore. Cara Viviana, non so se tu hai compreso la tua: te lo auguro di cuore e ti ricordo nella preghiera. Con le parole di santa Chiara ti dico: “Il Signore sia con te sempre, e faccia che tu sia sempre con Lui!”. Buon cammino!