“Verso un Noi sempre più grande”: la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato a Bergamo

“Verso un NOI sempre più grande”. Verso un noi da ridefinire, un noi su cui interrogarsi, un noi da costruire. Uno sguardo da allargare e dei confini da ampliare. 

È ricco e ambizioso il programma di eventi con cui la Diocesi di Bergamo vive la 107ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Una ricorrenza nata all’inizio del ‘900 – per volontà della Congregazione per i Vescovi – dedicata agli italiani emigrati e in cerca di lavoro, divenuta poi mondiale e dedicata anche ai rifugiati. 

“Per la Chiesa diventa momento in cui riscoprire la propria vocazione di comunione nella diversità, a partire proprio dall’esperienza di comunione nella fede, e servizio alla fraternità e dialogo tra le genti – ha spiegato don Sergio Gamberoni, direttore dell’Ufficio Migranti della Diocesi -. L’enciclica ‘Fratelli Tutti’ ben sintetizza l’atteggiamento cui siamo chiamati all’interno delle nostre comunità e nella complessità della nostra società. Speriamo che la collocazione di questa giornata a inizio anno pastorale possa restituirci tanto la ricchezza e la passione per la vita comunitaria, quanto l’impegno cui siamo chiamati con gli altri nella costruzione del Regno”.

Nella nostra Diocesi la sede delle iniziative è la CET 5 Sebino-Val Calepio, un territorio ad alta concentrazione di migranti, che in molti casi risiedono qui da parecchi anni. 

Pellegrinaggio interreligioso da Vigolo a Calcinate

La Commissione pastorale della GMMR ha pensato innanzitutto ad un pellegrinaggio interreligioso (sabato 25 settembre) che toccherà i luoghi delle diverse comunità religiose: si parte alle 14.30 dal santuario della Madonna di Loreto di Vigolo, alle 16.15 al palazzo Passi di Villongo l’incontro con la comunità musulmana, alle 17.30 a Cividino con la comunità Ravidassi, alle 18.45 sul sagrato della parrocchia di Calcinate con la comunità sikh.

Nella giornata di domenica, invece, ogni parrocchia, a margine delle S. Messe, sarà invitata a costruire il ‘noi sempre più grande’ con i tan del tangram. Tanti pezzi che dicono l’unicità di ciascuno e, uniti, la bellezza di una pluralità che sa farsi sempre più inclusiva e ricca. Un noi che lascia sempre aperti spazi di allargamento, senza che nessuno debba cambiare la propria forma per dare spazio all’altro. Ad ogni partecipante sarà anche consegnato in dono un calendario del 2022 che reca traccia delle festività delle diverse comunità: un’iniziativa che si sta ampliando dalla singola parrocchia alla CET, con l’obiettivo di diventare in futuro patrimonio dell’intera Diocesi.

Grumello: convegno sulle sfide del fenomeno migratorio

Momento centrale sarà poi la Messa celebrata alle 17 a Sarnico, nel cortile dell’oratorio, dal Vescovo mons. Francesco Beschi, insieme ai sacerdoti della CET. Saranno presenti le comunità cristiane di altre madrelingua presenti in Diocesi.

Le celebrazioni si concluderanno giovedì 30 settembre a Grumello, presso il cinema Aurora, dove si terrà un convegno che approfondirà riflessioni, sfide e criticità del fenomeno migratorio e dell’integrazione interculturale. Nello specifico, si approfondirà la realtà di questa zona della provincia di Bergamo, integrando due sguardi differenti: il quadro quantitativo e qualitativo scattato da due autorevoli istituti di ricerca (IPSOS e fondazione Moressa) e la testimonianza di alcune comunità locali, che racconteranno il proprio cammino nel percorso verso il ‘NOI sempre più grande’. Un’occasione per interrogarsi sui confini e sulle prospettive dentro cui si gioca la nostra percezione di identità.

Non ci siano più “gli altri”, ma solo un “noi”

“A differenza della lingua cinese, quechua e guaranì (America del Sud), bantu (Africa) e di molte altre, nella lingua italiana il pronome personale ‘NOI’ non entra in merito alla funzione esclusiva o inclusiva della 1ª persona plurale, che quindi può essere intesa sia come l’insieme, sia come la separazione di interlocutore e destinatario: ‘tutti NOI’ o ‘NOI contrapposto agli altri’ – spiega Giancarlo Domenghini, collaboratore dell’Ufficio Migranti -. Applicato alla realtà locale bergamasca, potrebbe essere spontaneo il contrapporre il NOI (inteso come ‘indigeni’) a ‘gli altri’, a coloro cioè che sono portatori di diversità in quanto ‘stranieri’, cittadini di altri Stati che le vicende tipiche della mobilità umana e dell’economia, della demografia, dei cambiamenti climatici hanno portato a risiedere nella provincia di Bergamo. Ma quello di Francesco è un appello a far sì che «alla fine non ci siano più “gli altri”, ma solo un “noi”» (Fratelli tutti, 35). E questo “noi” universale deve diventare realtà innanzitutto all’interno della Chiesa, la quale è chiamata a fare comunione nella diversità”.