Il “grazie” del vescovo Francesco ai catechisti. “Siate artigiani della fede”

“Siete artigiani della fede”: è un’immagine suggestiva quello scelto per quest’anno per la formazione dei catechisti e proposta nei giorni scorsi durante l’incontro con il vescovo monsignor Francesco Beschi negli spazi del Seminario.

Una gioia incontrarsi di nuovo “di persona”, come ha sottolineato il vescovo Francesco, «con il volto nascosto dalla mascherina, ma con il sorriso negli occhi».

Il pomeriggio con monsignor Beschi è stato il momento culminante di una serie di incontri promossi dall’Ufficio catechistico in occasione dell’avvio del nuovo anno pastorale e in particolare delle attività di catechesi che stanno riprendendo in questi giorni nelle comunità della diocesi.

“Grazie per la vostra testimonianza”

Il vescovo ha espresso una profonda gratitudine per le persone che svolgono nelle comunità un servizio fondamentale, estremamente prezioso, pur nelle difficoltà di questo tempo: «Voglio dirvi grazie per la vostra testimonianza – ha detto -, per il servizio del Vangelo alla comunità. Immagino anche i sacrifici che lo accompagnano e non li sottovaluto. Nei mesi della pandemia ho avvertito sgomento e timore ma anche il desiderio di poter continuare a offrire il Vangelo nei modi possibili e nuovi e di poterlo offrire con il cuore».

Fra le linee guida più importanti individuate da monsignor Beschi nel servizio del catechista, a partire dal testo evangelico dell’«Inno alla carità» dell’apostolo Paolo, c’è la carità: «Essa – ha sottolineato – è ragione, metodo e fine della catechesi. Non può esserci catechesi senza la carità. È la vera ragione del vostro servizio, al di là della necessità. Se qualche volta siete tentati di lasciare, io vorrei avvertiste nel profondo del cuore la bellezza della carità che è dono di Dio».

Non è facile stare accanto ai bambini, ai ragazzi, agli adolescenti, e monsignor Beschi ha avuto parole di incoraggiamento per chi si trova spesso ad affrontare tante difficoltà: “Ogni tanto vi strappano le energie, gli adolescenti a volte sembrano indifferenti”. Con tutti il vescovo ha esortato a seguire con fiducia e impegno la linea della carità, fonte anche di nuovo slancio e di pazienza.

Ripartire dalle relazioni tra le persone nelle comunità

È stato consegnato ad ognuno un segno del lavoro artigiano, una piccola anfora, da tenere con sé come memoria del lavoro da portare avanti, seguendo le parole di Papa Francesco: «Siate artigiani di comunità aperte che sanno valorizzare i talenti di ciascuno».

Dopo la lunga lontananza causata dalla pandemia, dopo il “digiuno” di incontri e di relazioni, monsignor Beschi ha esortato a ripartire proprio dalle relazioni: «C’è bisogno di incontri fra persone nelle comunità, diamo importanza alla relazione, agli sguardi e al sorriso dentro di essi. Sentiamoci ancora più impegnati su questo fronte e il mio augurio è che ciascuno di coloro che incontriamo possa avvertire attraverso la nostra persona che è amato da Dio».

Per introdurre l’incontro è stato messo in scena uno spettacolo teatrale “La carezza di Dio. Lettera a San Giuseppe”, di Teatro Minimo, con Giovanni Soldani e Matteo Vismara per la regia di Umberto Zanoletti. Il testo, scritto da don Tonino Bello, ha sottolineato, attraverso la rappresentazione del lavoro artigiano di Giuseppe, i valori evangelici della speranza, della condivisione e della gratuità. «Questo è il tempo degli artigiani della fede – ha detto don Andrea Mangili, direttore dell’Ufficio catechistico – ci auguriamo che ognuno di voi catechisti possa esserlo nella propria comunità».