San Marino, passa il referendum sull’aborto. “Continuiamo a lavorare per una cultura della vita”

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Il 77,3% degli abitanti di San Marino vuole che le donne possano abortire se è in pericolo la vita della mamma o se il feto mostra anomalie e malformazioni che possono “comportare grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna”.

Si è votato ieri a San Marino per un referendum propositivo che depenalizza l’aborto anche nella piccola repubblica dove ancora l’interruzione di gravidanza era considerata reato.

A schierarsi per il no il partito democratico cristiano sammarinese e le associazioni di ispirazione cristiana. Già a giugno il vescovo Andrea Turazzi aveva spiegato in un lungo editoriale sul mensile cattolico “Montefeltro” le ragioni del no al referendum, per “un sì pieno alla vita”.

Fino all’ultimo numero del “Montefeltro”, le diverse associazioni e realtà di ispirazione cattolica si sono pronunciate a sostegno del no. Alle urne è andato il 41% degli aventi diritto.

“Continuiamo a lavorare per l’accoglienza della vita”

“Continuiamo a lavorare per una cultura dell’accoglienza, insieme alle tante persone di buona volontà che si sono impegnate con coraggio nel Comitato contrario ‘Uno di noi’, come nella Consulta delle aggregazioni laicali e nelle più diverse realtà della Repubblica nel cuore dell’Europa: un bel gruppo di persone dinamiche ed attive, con cui lavorare in favore della cultura della vita”.

Lo dichiara al Sir Vincenzo Bassi, presidente della Fafce (Federazione delle associazioni delle famiglie cattoliche in Europa), alla luce dell’esito del referendum tenutosi ieri a San Marino, nel quale hanno prevalso i voti a favore della depenalizzazione dell’aborto.

“L’aborto non è mai una vittoria o un segno di libertà”

“Finora San Marino poteva dirsi fiera di non aver mai praticato la pena capitale in epoca moderna. Ora abbiamo davanti a noi grandi sfide in un ambiente che spesso impedisce un confronto aperto. Nonostante tutto, il nostro compito – sottolinea – ora è quello di convincere del fatto che consentire l’aborto non è mai una vittoria né un segno di libertà. In tale contesto si dimentica che il diritto internazionale non contempla in alcun modo l’accesso all’aborto, mentre spetta agli Stati il dovere di prevenire il ricorso all’aborto, di sostenere la maternità e di garantire la libertà di coscienza a tutti, a cominciare dagli operatori sanitari”.

Bassi conclude: “La nostra Federazione europea continuerà a sostenere tutti gli amici a San Marino, specialmente ora che ci sarà tanto lavoro da fare in vista della redazione della legge”.