Memores Domini: oltre il “commissariamento”. Storia e destino di un’associazione laicale

Come interpretare la notizia di cronaca del “commissariamento” dell’Associazione laicale “Memores Domini” da parte del Dicastero vaticano per i Laici, la Famiglia e la Vita? I Memores o “Gruppo Adulto”, secondo lo slang ciellino, sono oltre un migliaio di laici, uomini e donne, che fanno voto – in realtà “consiglio”-  di povertà, castità e obbedienza e che vivono in comunità, mettendo in comune i redditi da lavoro.

L’Associazione ha incominciato a formarsi nel 1964 ed è stata riconosciuta dal Pontificio Consiglio per i Laici  l’8 giugno 1988. Don Giussani si è ispirato alla Johannesgemeinschaft –  la Comunità di San Giovanni – fondata nel dicembre 1944 a Basilea dal teologo Hans Urs von Balthasar e dalla mistica Adrienne von Speyr.

Il Fatto Quotidiano ha letto il commissariamento come il primo passo di un intervento vaticano demolitorio sull’intera Fraternità di Comunione e liberazione.

Un intervento demolitorio? Lettura largamente esagerata

In realtà, lo wishful thinking del Fatto è largamente esagerato. Se è vero che i Memores hanno opposto resistenza al richiamo del Dicastero a rinnovare il loro Statuto nel giro di due anni o, per essere più precisi, ad applicare il nuovo Statuto già pronto, Julian Carron, capo della Fraternità di Comunione e Liberazione e anche dei Memores, ma contemporaneamente anche loro Assistente ecclesiastico, ha già lasciato ambedue le funzioni che ricopriva. Il capo dei Memores dovrà essere eletto all’interno dei Memores medesimi.

Il commissario, poi, é  Mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, di lunga appartenenza ciellina. Non certo un commissario ostile. La faccenda è, dunque, più complicata.

In questi decenni le correnti carismatiche all’interno delle grandi religioni si sono moltiplicate, come già altre volte in epoche di crisi… epocali.

Nel cristianesimo hanno generato ordini religiosi, comunità, movimenti, chiese, sette, secondo una dialettica classica tra movimento e istituzione.

La moltiplicazione delle correnti carismatiche

Sta accadendo principalmente nel mondo protestante americano e latino-americano, ma anche in Europa. Nella Chiesa cattolica il fenomeno carismatico è meno intenso, tuttavia in aumento: dai Focolarini al Rinnovamento carismatico cattolico, alla stessa CL, ai Legionari di Cristo, alla Comunità di Bose, ai Pentecostali cattolici, alle migliaia di Gruppi di preghiera è partito un impulso di rinnovamento spirituale della Chiesa già dagli anni ’60.  

È “la società civile” della Chiesa che si muove o “il popolo di Dio”, secondo i documenti pontifici. Alcune di queste sigle hanno conosciuto vicende spesso tormentate, talora con storie di abusi, anche sessuali, e illeciti penali, per es. i Legionari (sic!) di Cristo.

Su questo terreno sono insorti anche fenomeni folkloristici di santoni, più imprenditori che carismatici. In alcuni di questi movimenti, spesso attraversati dal fondamentalismo, si annidano forti resistenze al papato attuale, al punto da denunciare Papa Francesco come antipapa.

Il quale ha deciso di mettere ordine in questo intrico, affermando che il carisma è un dono della Chiesa e nella Chiesa, non è proprietà privata di nessuno, non è trasmissibile, non è ereditabile.

“La capacità di integrarsi nella vita del Popolo di Dio per il bene di tutti”

Di qui il Motu proprio “Authenticum Charismatis” del 1° novembre 2020, che, citando l’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” del 24 novembre 2013, proclama: “Un chiaro segno dell’autenticità di un carisma è la sua ecclesialità, la sua capacità di integrarsi armonicamente nella vita del Popolo santo di Dio per il bene di tutti. I fedeli hanno il diritto di essere avvertiti dai Pastori sull’autenticità dei carismi e sull’affidabilità di coloro che si presentano come fondatori”. 

Che cos’è il carisma? Il χάρισμα (da χάρις, grazia) è, secondo la dottrina cattolica, un dono soprannaturale straordinario concesso a una persona a vantaggio della comunità: guarire i corpi e le anime, pre-vedere il futuro, operare miracoli, non sbagliarne una… 

Il Motu proprio modifica il Can. 579 del Codice di diritto canonico nel modo seguente: “Episcopi dioecesani, in suo quisque territorio, instituta vitae consecratae formali decreto valide erigere possunt, praevia licentia Sedis Apostolicae scripto data”. Tradotto: i Vescovi diocesani possono validare gli istituti di vita consacrata solo previa licenza scritta della Santa Sede. Prima bastava solo una generica informazione.

La ragione teologico-pastorale di questa stretta è che l’esercizio del carisma “in quanto dono alla Chiesa, non è una realtà isolata o marginale, ma appartiene intimamente ad essa, sta al cuore stesso della Chiesa come elemento decisivo della sua missione”. 

Le cariche elettive e il limite dei 10 anni per gli incarichi

La ragione pratica è “evitare che sorgano imprudentemente istituti inutili o sprovvisti di sufficiente vigore” come già temeva il Decreto “Perfectae caritatis” del Vaticano II. Soprattutto, la rivendicazione di un carisma, vero o presunto, non può costituire l’occasione per costruire comunità settarie, “adoratrici di ceneri” e leadership che si credono indispensabili e perciò eterne. Vedi caso Bose.

Papa Francesco chiarisce perciò che, dal punto di vista giuridico-istituzionale, solo il fondatore può essere capo a vita di un Movimento. I successori debbono essere eletti e rimanere in carica per non più di due mandati per dieci complessivi.

L’Autenticum Charimatis significa che la Chiesa adotterà, di qui in avanti, la democrazia liberale-rappresentativa o, almeno, il centralismo democratico di leninistica impronta, comunque fondato sull’elezione dal basso dei fedeli? Allude all’ipotesi che anche il Papa dovrà sottostare alla legge dei dieci anni?

Vero è che il limite dei dieci anni di permanenza in una stessa parrocchia vale già per i Parroci, in qualche Diocesi; che quello dei 75 anni di età vale per il servizio dei Parroci e dei Vescovi; che dal compimento degli 80 i Cardinali non possono più partecipare al Conclave.

Ad ogni buon conto, il Papa è votato dai cardinali, con l’aiuto provvisorio dello Spirito santo, pare, così come sono votati i superiori dei conventi e degli ordini religiosi. I vescovi sono nominati dal Papa nell’ambito di una triade proposta dai “colleghi”, i cardinali sono nominati direttamente.

Il carisma, insieme dono e conquista

Certo è che l’esercizio della responsabilità personale dell’Io quale base ontologica del “Noi” comunitario è destinato a modificare, alla lunga, anche l’esercizio dell’autorità nella Chiesa e, pertanto, anche il suo rapporto con la modernità e con la storia. Sarà pur vero che l’Autorità viene da Dio, ma cammina sulle deboli gambe degli uomini e, comunque, la sua legittimazione reale viene dal basso degli uomini e delle donne. 

Se la democrazia possa essere il tarlo di un’istituzione da sempre gerarchica e assolutistica – tale che ha funto da modello per l’assolutismo laico – o invece il motore di una nuova ecclesialità, solo il futuro potrà dire. 

Che fine fa il carisma, a questo punto? Ciascuno ha la propria “grazia”, ciascuno può/deve essere un “roveto ardente”, che arde senza consumarsi, alle falde del Monte Sinai. Ma l’intervento papale sembra far pensare che il carisma è sì un dono, ma anche – weberianamente – qualcosa che deve essere conquistato sul campo e che deve essere riconosciuto.