Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana. L’arte di creare legami

‘Che cosa vuol dire addomesticare?’. ‘È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…’. ‘Creare dei legami?’. ‘Certo – disse la volpe – Tu, fino ad ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma, se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo’.

Antoine de Saint-Exupèry, Il piccolo principe

Nelle nostre giornate passano mille persone e accadono mille incontri. Ma solo alcuni di questi diventano legami. Relazioni che durano, che hanno una forza che attraversa il tempo. Puntano un gancio sul cuore e acquistano un sapore speciale. 

Sono i legami in cui entra in gioco un pezzo di vita. Ci sono persone a cui ci sentiamo particolarmente vicini, facciamo fatica a starne lontani fisicamente e a separarci. La peculiarità di questi legami credo stia nel fatto che in gioco ci sono pezzi di vita. Che all’altra persona hai consegnato una parte di te che va oltre la superficie. E l’altro ha fatto la stessa cosa. Ciascuno diventa custode di un pezzo dell’altro. Non padrone, non usurpatore, ma custode attento. Chiamato a tenerla in mano con delicatezza, nella sua vulnerabilità e preziosità. 

Ci si appartiene l’uno all’altro e anche se si è distanti il legame si percepisce. È questa, credo, la chiave per far salire di livello ogni relazione, ma in particolare quelle di impronta educativa. È questa che fa sì che un ragazzo ti dica che non può fare a meno di te. E anche tu non puoi fare a meno di lui.

Penso alla scuola. Quante volte resta slegata dalla vita e rischia di diventare un abito di superficie che non ha a che fare con il vissuto vero! Penso ad un episodio avvenuto qualche mese fa: stavo aiutando un ragazzo di prima superiore nella scrittura di un tema. La traccia chiedeva di raccontare il proprio rapporto con i social network. Ne parliamo e mi racconta un po’ di tutto, discussioni che ha avuto con i genitori, impressioni sui comportamenti degli amici, riflessioni che stanno dietro le proprie scelte. Dopo questa bella conversazione gli chiedo di partire a scrivere il tema. La reazione: ‘No, ma non posso scrivere davvero questo…’. Come se quello che scrivo per la scuola debba essere qualcosa di fittizio, che sta in aria, non quello che vivo davvero.

Penso poi al rapporto dei giovani con la fede. La chiave di volta sta anche qui nel rapporto tra preghiera e vita. Se quando prego mi limito a sentire o ripetere formule o parole, che potranno essere anche suggestive e accattivanti, la mia fede non farà mai quel salto di qualità che mi lega davvero a Dio. Se non capisco che lì ci porto tutta la mia vita e che tutta la mia vita viene illuminata dallo sguardo di Dio, allora posso farne a meno. Viceversa, sento che lì dentro abito, vivo e respiro a pieni polmoni.

Sono questi i legami di cui abbiamo bisogno, quelli pieni di vita. Dove consegniamo pezzi della nostra e custodiamo pezzi di quelle degli altri.