Clima: la propositività dei giovani e i profondi processi da innescare

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“Bla, bla, bla” è lo slogan dell’inconcludenza dei decisori mondiali che è stato pronunciato e che ha attratto tante attenzioni.

Con lo svolgimento di Youth for climate il mondo politico e le istituzioni hanno provato a porre attenzione alla sensibilità ecologica dei giovani. La convention che ha portato a Milano 400 delegati era stata ideata con l’intenzione di creare un ponte di comunicazione tra il movimento giovanile globale per l’ambiente e la prossima Cop26, organizzata insieme da Italia e Regno Unito, che si celebrerà a Glasgow.


Gli interventi delle portavoce mondiali del movimento FridayForFuture sono stati molto duri e hanno evidenziato la richiesta urgente di scardinare un modello di sviluppo economico che sta provocando i rapidi cambiamenti climatici di cui iniziamo a pagare le conseguenze. Greta Thumberg e Vanessa Nakate, durante l’incontro, hanno criticato non solo le classi dirigenti per la lentezza con cui stanno imboccando la strada del cambiamento, ma anche la stessa organizzazione dell’evento che avrebbe coinvolto i giovani più disponibili a trattare sui tempi.


“Bla, bla, bla” è lo slogan dell’inconcludenza dei decisori mondiali che è stato pronunciato e che ha attratto tante attenzioni. È interessate cogliere gli atteggiamenti di due adulti che sono voluti entrare in dialogo con loro. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante un incontro con le portavoce, ha sottolineato la necessità di una gradualità del percorso di trasformazione verso un modello di sviluppo sostenibile, perché la comunità internazionale esprime una variegata pluralità di opinioni, che dietro nascondono meri interessi e grandi paure.
La gradualità poi è importante perché c’è bisogno di dare tempo ai singoli cittadini e a intere comunità nazionali di comprendere e di adattarsi, perché mentre si cambia molti rimarranno indietro e se non troveranno qualcuno in grado di accompagnarli saranno i nuovi emarginati di domani.


Papa Francesco ha, invece, inviato un messaggio ai 400 delegati nel quale ha speso parole di incoraggiamento per giovani che cambiano il presente per un futuro migliore, ma ha anche sottolineato l’urgenza della presa di coscienza delle responsabilità di ognuno e di un processo educativo che favorisca l’alleanza tra l’essere umano e l’ambiente.

“Abbiamo bisogno di processi più circolari, di produrre e non sprecare le risorse della nostra Terra, modi più equi per vendere e distribuire i beni e comportamenti più responsabili quando consumiamo”, ha detto il Papa. “Un nuovo paradigma integrale, capace di formare le nuove generazioni di economisti e di imprenditori, nel rispetto della nostra interconnessione con la Terra”. “Oggi la nostra madre Terra geme e ci avverte che ci stiamo avvicinando a soglie pericolose. Voi siete forse l’ultima generazione che ci può salvare, non esagero”, ha ammonito il Papa, chiedendo “una nuova economia più solidale, sostenibile ed inclusiva”.
Una missione dell’economia che, però, “comprende la rigenerazione di tutti i nostri sistemi sociali”: “Istillando i valori della fraternità, della solidarietà, della cura della nostra Terra e dei beni comuni in tutte le nostre strutture potremo affrontare le sfide più grandi del nostro tempo, dalla fame e malnutrizione alla distribuzione equa dei vaccini anti-Covid-19”. Il compito affidato dal Papa ai giovani è quello di “rimettere la fraternità al centro dell’economia”. “Il nostro tempo, per l’importanza e l’urgenza che ha l’economia, ha bisogno di una nuova generazione di economisti che vivano il Vangelo dentro le aziende, le scuole, le fabbriche, le banche, dentro i mercati”. Infine, l’invito ai giovani a “fare emergere le vostre idee, i vostri sogni e attraverso di essi portate al mondo, alla Chiesa e ad altri giovani la profezia e la bellezza di cui siete capaci”.


L’energia dei giovani e la maturità degli adulti appaiono in questo confronto tra generazioni. All’irruenza dei primi che chiedono con forza attenzione per non ereditare un ecosistema malato, si affianca la consapevolezza che per rinnovare c’è bisogno di innestare e sostenere processi lenti che modifichino culture e stili di vita, perché non sarà sufficiente convertire i consumi energetici delle grandi industrie se continueremo a bruciare le risorse del pianeta con una mentalità usa e getta.