Haiti, i drammi post terremoto e l’aiuto concreto di Caritas Bergamasca

Più di 2200 morti, oltre 12mila feriti e quasi 150mila edifici distrutti o danneggiati. E ancora, una coda lunga, lunghissima, di povertà, malattie, instabilità politica e sociale, acuita da una situazione generale già di per sé difficilissima: gli effetti del terremoto di magnitudo 7.2 che lo scorso 14 agosto ha colpito Haiti si continuano a riversare a distanza di mesi sulla popolazione. Una notizia, quella del terremoto haitiano, che giunge undici anni dopo il violentissimo sisma del 2010, andando nuovamente a colpire un Paese allo stremo, il più povero dell’emisfero occidentale, e portando con sé un drammatico aggravio delle condizioni di vita, soprattutto nelle zone rurali.

L’impegno di Caritas

A muoversi quindi nelle scorse settimane per provare a portare un minimo di supporto e sollievo alle popolazioni colpite c’è anche la rete Caritas, che è già riuscita a distribuire kit alimentari e aiuti d’urgenza a oltre 500 famiglia e si sta organizzando per raggiungerne molte altre: «C’è bisogno urgente di cibo, di ripari, di kit sanitari, e soprattutto bisogna intervenire per garantire acqua e condizioni igieniche adeguate, perché la popolazione più vulnerabile è la più esposta adesso al rischio di malattie infettive, come il colera e il Covid-19», ha dichiarato a tal riguardo il direttore di Caritas Italiana, Francesco Soddu. Un appello a cui ha risposto prontamente anche Caritas Bergamasca, che ha avviato infatti una raccolta fondi per sostenere gli interventi sul campo. «Da agosto a oggi, abbiamo raccolto circa 30mila euro, tramite le parrocchie e i privati», spiega don Roberto Trussardi, direttore di Caritas Bergamasca. «Non moltissimi, a dire il vero, e lo dico con grande amarezza. Purtroppo anche le povertà vanno a moda: ciò di cui i giornali parlano e continuano a parlare, tocca la pancia e le emozioni della gente, che è più portata a sentirsi vicina e partecipe delle difficoltà altrui. Ma di questo secondo grande terremoto ad Haiti è stato parlato talmente poco che la situazione, drammatica, è subito passata in secondo piano. E questo è valso anche per le donazioni: abbiamo fatto fatica a raccogliere qualcosa».
La raccolta fondi andrà a integrare alcune opere di supporto e aiuto già avviate dopo il terremoto del 2010, opere che avevano incontrato alcune difficoltà in corso d’opera e che ora, invece, avranno la possibilità di ampliarsi e svilupparsi: in particolare, spiega don Roberto, «andremo ad avviare una struttura di formazione e avviamento professionale per giovani haitiani, struttura che è stata costruita da Caritas Bergamo su un terreno di proprietà dei Monfortani in nome della canonizzazione di Papa Giovanni. Ospiterà attività laboratoriali, ad esempio di falegnameria o di lavorazione del cuoio, e una scuola di formazione. Andremo inoltre ad aiutare padre Gianpietro Carrara, con la sua Operazione Belem».
Ulteriori fondi, invece, verranno consegnati a Caritas Italiana, che insieme a Caritas Internazionale, sta mettendo in campo interventi di aiuto diretto alla popolazione colpita dal terremoto, per provare a dare una risposta alla situazione emergenziale del post-sisma.

Foto Ansa/Sir