Puntare in Alto. Chiesa e comunicazione dopo la pandemia. Scommettere sulla speranza

6 novembre 2021 Puntare in Alto

Due anni di pandemia hanno trasformato la società, il mondo, la vita delle comunità, quindi anche la comunicazione.

Parte da qui l’incontro “Puntare in alto. Chiesa e comunicazione dopo la pandemia. Il coraggio di scommettere sulla speranza” promosso da santalessandro.org con L’Eco di Bergamo e la diocesi.

L’incontro si inserisce nel programma formativo degli enti culturali della nostra diocesi, coordinati dall’Ufficio cultura e dall’Ufficio comunicazioni sociali.

L’appuntamento è fissato per sabato 6 novembre alle 10 in Sala Piatti (prenotazioni seguendo il pulsante in fondo al pezzo, ingresso con green pass secondo le norme vigenti).

La pandemia ha modificato valori, comportamenti, attitudini

Sono trascorsi quasi due anni dall’inizio della pandemia, un’emergenza che ha coinvolto la società in tutte le sue dimensioni: sanitaria, economica e umana, contribuendo a modificare valori, comportamenti, attitudini. 

locandina puntare in alto 6 novembre 2021

Sono cambiati gli equilibri tra persone, gruppi, diversi Paesi del mondo.

Anche il mondo della comunicazione è stato messo duramente alla prova dall’incertezza e dalla precarietà della situazione: è aumentata la circolazione di “fake news”, ma soprattutto è cambiato il modo di informarsi delle persone.

Nel pieno della crisi il 30 per cento ha aumentato il tempo dedicato all’informazione, poi questa percentuale è drasticamente scesa, tornando in molti casi ai livelli pre-pandemici.

Anche ai comunicatori, quindi, ad ogni livello, è richiesto “uno scatto” in più, un lavoro di ricostruzione personale, un’aggiornamento delle competenze, una nuova capacità di adattamento alle trasformazioni in atto.

Chiesa e comunicazione

La comunicazione nel “post-pandemia” non si appoggia più tanto sulla conquista della “visibilità” quanto sulla capacità di creare relazioni, di alimentare rapporti di fiducia.

In particolare la “comunicazione di comunità” quella che riguarda il mondo ecclesiale, è chiamata a mettere a punto gli strumenti più adatti per accompagnare la rinascita e una nuova partenza. In questa chiave nel nostro incontro chiediamo a Vincenzo Corrado, giornalista e direttore dell’Ufficio delle Comunicazioni Sociali della Cei e ad Assunta Corbo, giornalista, saggista, formatrice e tra i fondatori del Constructive network come sia possibile compiere scelte “di valore”, sul piano dell’etica e della qualità dell’informazione di fronte alla moltiplicazione delle fonti e delle fake news.

Oltre la logica della radicalizzazione dei conflitti

Ci chiediamo anche come sia possibile affrancarsi dalla logica della radicalizzazione dei conflitti, che spesso i media “mainstream” finiscono per alimentare.

La moderazione è affidata ad Alberto Ceresoli, direttore de “L’Eco di Bergamo”, che potrà presentare, fra l’altro, l’esperienza particolarmente drammatica e significativa vissuta dal quotidiano nel periodo più critico della pandemia, durante la prima ondata, e le trasformazioni avvenute successivamente nella percezione della crisi e della “ripresa”.

N.B. In conformità con le normative vigenti per accedere al convegno sarà necessario esibire il Green Pass.

  1. Spero che riusciate ad organizzarvi per consentire l’accesso in streaming e la registrazione automatica.
    Auguri comunque.

    1. Gentile Gianfranco, grazie mille per il messaggio. Per questa volta abbiamo privilegiato la presenza fisica dato che è possibile e ci sembra anche un bel segno dopo tanto tempo. La aspettiamo con piacere

  2. Sono giornalista professionista, ma da quarant’anni mi dedico ai libri, soprattuttp d’arte, cercando la bellezza che salva.Potrei comunque dire come ho vissuto io questo periodo di pandemia volgendolo quasi in positivo, come prova che induce ad una riflessione più profonda, un po’ come quando la morte tocca da vicino la consuetidine affettiva della vita tesa sempre verso la grande visione del Vangelo che ti fa dire:Tutto è sempre Grazia, ma non si ferma a questo, fa sì che il dolore metta radici profonde nel cuore per far germogliare alberi risplendenti di gioia vera e di desiderio di far bene, di sorridere a chi incontri, sempre e comunque. Allora è possibile sentire la gioia anche il giorno del funerale della mia giovane mamma di 40 anni, curata per mesi con delicatezze d’amore mai sperimentate prima, pur nella grande sofferenza fisica. Nei miei 19 anni quel giorno percepii la luminosità della chiesa e la gioia di pensare, e credere, che fossero le nozze mistiche (come quelle di S. Caterina del Lotto) di mia madre, purificata dal dolore accettato e offerto per le sue 5 figlie, l’ultima di 2 anni, accolta con amore sebbene già in cura per un sarcoma. Il Signore già mi aveva dato in quel periodo l’amore per il mio futuro sposo con il quale ci siamo amati come compagni di viaggio con il pensiero di doverci un giorno lasciare, ma con la certezza di ritrovarci poi per sempre, come avevamo promesso, con le parole del Manzoni, ai piedi dell’altare 54 anni prima che mi precedesse nel mistero della luce, lasciandomi la felicità di tanti bellissimi ricordi, di una vita laboriosa, intensa e bellissima, dei nostri figli e delle nostre nipoti. Volevo dire come ripeteva sempre anche il doppio cugino di mia madre, don Vittore Galizzi, anche lui morto giovane di 40 anni, che il cristianesimo non è facile ma è felice. Infatti, sebbene malato di tumore alla tirode da quando era in seminario, fu un prete santo che lasciò una scia di bene e di gioia (il libro a lui dedicato ha il titolo L’uomo della felicità). Cosa c’entra con il Convegno? E’ una semplice esortazione a vivere la vera felicità anche nella pandemia, senza acrimonia anche verso chi sbaglia… portando nuove e costruttive ragioni, nuove speranze, quelle che non illudono né deludono. Mi fermo qui. Scusate la lungezza

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