Puntare in alto: un laboratorio di comunicazione aperto a nuovi “sguardi”

“Io non sono più me stessa, sono parte di un tutto sublime al quale appartengono anche gli altri, e in quei momenti mi chiedo sempre perché questa non possa essere la regola quotidiana, invece di un momento eccezionale del coro. Quando il coro s’interrompe tutti quanti, con i volti illuminati, applaudono i coristi raggianti. È così bello. In fondo mi chiedo se il vero movimento del mondo non sia proprio il canto”. 

Muriel Barbery “L’eleganza del riccio”

Essere parte di un coro, ed essere, magari, una nota di sottofondo, può sembrare una condizione poco gratificante in una società abituata a celebrare l’individuo in tutte le sue espressioni. 

Eppure, a volte, è proprio questo a dare forza e senso a un’azione personale che altrimenti resterebbe fine a se stessa. Per un cristiano potrebbe essere l’appartenenza a una comunità. Un elemento da cui non si può prescindere, e in cui si trova pienezza.

È questa – in fondo molto semplice – la scommessa che abbiamo deciso di fare con il Santalessandro.org, con il desiderio di renderlo “corale”, perché diventi sempre di più un “laboratorio di comunicazione”, dando inizio a un’esperienza diversa e un po’ sperimentale di partecipazione. 

La trasformazione del giornale: la rubrica degli “sguardi”

La trasformazione del giornale è appena iniziata, le novità saranno tante, abbiamo deciso di raccontarle una alla volta, e non è un caso se partiamo dalla rubrica degli “sguardi”.

Abbiamo formato, prima di tutto, un primo nucleo di una decina di persone composta da laici, preti e religiosi che appartengono a congregazioni, movimenti, associazioni, parrocchie.
Ognuno mette a disposizione, appunto, il suo sguardo, le sue idee, la sua visione della Chiesa, la sua esperienza quotidiana di partecipazione, dialogando con gli altri, contribuendo a comporre un paesaggio, una lettura della realtà, facendone emergere la bellezza.

Seguire il filo di una “narrazione costruttiva”


Seguiamo il filo di una narrazione costruttiva, che non vuol dire, attenzione, come alcuni pensano, “offrire semplicemente delle buone notizie”, semmai, come scrivono i colleghi del Constructive Network, che ospitiamo a Bergamo sabato 6, “educare alla possibilità e alla speranza realistica”. Offrire testimonianze, mettere a confronto diverse esperienze, presentandone punti di forza, limiti, ragioni. È un laboratorio aperto, in movimento, già qualche onda inizia a propagarsi. Abbiamo appena iniziato a presentare i primi contributi sul nostro sito.
Veniamo da una lunga, sfibrante crisi mondiale che dura da due anni e che ci ha coinvolto ad ogni livello, colpendone il tessuto più profondo. Una crisi che anche e soprattutto nella diocesi di Bergamo ha messo (e sta ancora mettendo) alla prova la società intera, in tutte le sue componenti, in ogni suo aspetto, scuotendone la fibra.

Non è facile coglierne ancora tutte le implicazioni: in questo momento stiamo cercando soprattutto di “tornare alla normalità”. A volte abbiamo la sensazione che non ci sia la consapevolezza di quanto ciò che è accaduto lasci il mondo e noi stessi, comunque, diversi.

Puntare in alto: una riflessione allargata sulla comunicazione


Questo è vero anche dal punto di vista della comunicazione: nasce da qui il bisogno di avviare una riflessione “allargata” su questo tema, aperta a tutti, quelli che si occupano di comunicazione per mestiere e quelli che ne fanno un servizio alle comunità di appartenenza, ma anche a chi della comunicazione “fruisce”, con la consapevolezza che nell’era dei social in fondo tutti siamo “mediatori” e “distributori” di informazione.

L’occasione sarà l’incontro di sabato 6 novembre “Puntare in alto” in Sala Piatti (informazioni e iscrizioni qui), durante il quale chiederemo alcune chiavi di lettura e spunti di riflessione a Vincenzo Corrado, giornalista e direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali Cei, Assunta Corbo, giornalista, saggista, formatrice e tra i fondatori del Constructive Network, Alberto Ceresoli, direttore de L’Eco di Bergamo.

Riscoprire il valore dei legami anche nella comunicazione


Anche la comunicazione, dopo la pandemia, ha scoperto il valore dei legami: oggi più che mai sentiamo il bisogno e l’importanza delle relazioni come sale della vita, e di un’esistenza che non sia fatta soltanto di materia ma soprattutto di valori, che sia capace di affrancarsi dalla logica della contrapposizione e dell’estremismo, che sappia cogliere l’occasione per ritrovare autorevolezza e capacità di offrire orientamenti e criteri di scelta delle fonti nel “flusso globale” di “infodemia”, un’epidemia di informazione indistinta. 

Ci sembra anche questo un modo per fare nostro il fermento di rinascita e di dibattito che caratterizza questo periodo: si è appena aperto – fra l’altro – il Sinodo della Chiesa Italiana, un cammino “diffuso” che coinvolge anche le diocesi. 

Per l’incontro “Puntare in alto” ci è piaciuto scegliere l’immagine della mongolfiera: un mezzo che permette di levarsi in volo lentamente, prendendo il tempo per guardarsi intorno e scoprire il paesaggio. Il tempo di leggere e comprendere i cambiamenti, seguire le correnti ascensionali mantenendo sempre la possibilità di correggere la rotta, con l’umiltà di accettare la fatica e la lentezza dei propri passi.