Giornata della povertà. Padre Enzo Fortunato: “Non basta offrire elemosina, occorre condividere tempo e vita”

“Oltre l’ostacolo”, il “Rapporto 2021 su povertà ed esclusione sociale” della Caritas parla chiaro. Nel nostro Paese vi sono un milione di poveri assoluti in più. Infatti, a causa della pandemia sono aumentati sensibilmente gli indigenti in Italia, con una maggiore concentrazione al Nord. Il Rapporto è uscito alla vigilia della visita privata di Papa Francesco ad Assisi, in occasione della V Giornata Mondiale dei Poveri, che si svolgerà il 14 novembre. Il Santo Padre incontrerà in forma privata nella Basilica di Santa Maria degli Angeli un gruppo di 500 poveri provenienti da diverse parti dell’Europa e trascorrerà con loro un momento di ascolto e preghiera.

La Giornata Mondiale dei Poveri, voluta da Papa Francesco per sensibilizzare all’ascolto del grido dei poveri e dei sofferenti, appare quanto mai attuale. La sua quinta edizione, si svolge in un momento storico nel quale la maggior parte dei Paesi prova a ripartire, senza dimenticare chi è meno fortunato, perché la pandemia da Covid-19 ha prosperato tra le ineguaglianze della nostra società.

Di questo tema stringente abbiamo dialogato con Padre Enzo Fortunato, francescano conventuale, giornalista e scrittore, attualmente direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi. 

  • Padre Enzo, questa nuova visita papale ad Assisi fa tornare in mente quando il Pontefice compì il suo pellegrinaggio il 4 ottobre 2013 e volle con sé i poveri nella Sala della Spogliazione, pranzando poi con loro nel Centro di prima accoglienza, che da allora ha preso il nome di Casa Papa Francesco. Ricorda quei momenti?

«Certo, ricordiamo quella visita che fu la prima del Papa in Assisi, volendo ripercorrere quasi come un pellegrinaggio i luoghi di Francesco. Oggi Papa Francesco ritorna dopo la firma della “Fratelli tutti”, quindi il gesto di Papa Francesco è la conseguenza naturale dell’enciclica. Il Papa ci sta dicendo che non bisogna accontentarsi di fare dell’elemosina. Non bisogna accontentarsi di assistere i poveri, ma stare con loro. È un po’ il cuore della vita del Poverello d’Assisi, quando decide di spogliarsi di tutto per indossare l’abito dei poveri e condividere la loro vita».

  • Lei cosa pensò la sera del 13 marzo 2013, quando venne a sapere che il nuovo pontefice appena eletto aveva scelto di chiamarsi Francesco? 

«Una svolta grande e una immensa emozione che sintetizzo con le parole dell’allora Custode del Sacro Convento di Assisi, oggi vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e per le ville pontificie di Castel Gandolfo, arciprete della basilica di San Pietro in Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro, Cardinale Mauro Gambetti, che disse: “Una primavera per la Chiesa”». 

  • La visita privata ad Assisi appare un gesto significativo anche per il fatto che nel frattempo Papa Francesco ha voluto centrare su Assisi l’iniziativa “Economy of Francesco”, facendo appello a giovani economisti e operatori economici di tutto il mondo per un processo di rinnovamento dell’economia, che metta al centro proprio la questione dei poveri? 

«“Economy of Francesco” sta ponendo le basi per una nuova economia, il Papa lo fa attraverso la convocazione dei giovani economisti, che possono essere una massa critica all’interno della società. Ricordiamo che i giovani economisti arrivano dalle principali università, ma vi sono anche giovani imprenditori che stanno immettendo nel mercato un nuovo modo di essere, di stare e di rapportarsi con il denaro.  Questo fa ben sperare perché questi giovani economisti rimettono al centro la dignità della persone, l’equa distribuzione dei beni. Non esiste l’accumulo, ma la condivisione». 

  • Un terzo del 44% di nuovi poveri registrati nel rapporto Caritas del 2020 ha continuato a fare ricorso agli aiuti anche nell’anno in corso. Resiste un legame profondo tra povertà, disuguaglianze sociali e disparità di accesso all’istruzione. Nascere in una famiglia con meno risorse vuol dire non avere a disposizione le stesse opportunità educative e sociali degli altri ragazzi. Che cosa ne pensa? 

«Penso che abbiamo bisogno di una svolta, di una svolta importante, che sia capace di andare nelle periferie. Se vogliamo cambiare il mondo, dobbiamo partire dalle periferie. È lì che dobbiamo investire». 

  • Nel mondo, per colpa della pandemia, ci sono fra i 119 e i 124 milioni di poveri in più e il Covid ha esasperato ulteriormente le diseguaglianze in Paesi e fra Paese e Paese, fra chi ha accesso alla salute e al welfare e chi no, aumentando anche la disoccupazione e le disparità di genere. Come investire per contrastarle? 

«Credo che dobbiamo entrare nella consapevolezza che nessuno si salva da solo. Tutti siamo chiamati a vivere, a fare, a mettere in atto il proprio protagonismo evangelico nella società per contrastare un sistema iniquo, senza scordare di inquinare di meno per poter respirare meglio. Ciascuno di noi è chiamato ad agire. Papa Francesco ci sta dicendo di proporci un’idea, ci sta dicendo dei fatti. A tal proposito, mi viene in mente il famoso libro del vaticanista Luigi Accattoli “Cerco fatti di Vangelo. Inchiesta di fine millennio sui cristiani d’Italia” (SEI Editore 1995). Bene, con Papa Francesco abbiamo “fatti di Vangelo”».  

      –   “Lei è il più grande combattente per la pace che io conosca”, ha detto il   

           Presidente degli Stati Uniti Joe Biden a Papa Francesco, durante il recente  

           incontro in Vaticano, prima dell’inizio dei lavori del G20 a Roma, la scorsa 

           settimana. Ci lascia una Sua opinione al riguardo?

«Si conferma quello che è stato detto all’inizio del pontificato del Papa argentino, quando  “The New York Times” e altri prestigiosi quotidiani scrissero che Francesco era l’unica autorità morale a livello mondiale. Ciò ci rincuora sicuramente, ma abbiamo bisogno di capire come suscitare un protagonismo politico che susciti leader capaci, appunto, di fare squadra, e di scrivere nuove pagine della nostra storia». 

  • Di cosa parla il Suo ultimo libro appena uscito in libreria “E se tornasse Gesù?” (San Paolo Edizioni 2021)?  

«Sono felice che il libro, uscito da pochi giorni, lo scorso 25 ottobre, sia già in testa alla classifica settimanale dei bestseller della fede redatta da Rebecca Libri e pubblicata oggi su “Avvenire” ed è alla seconda edizione. È la risposta alla domanda cuore del Cristianesimo e del nostro vivere. Cioè: “Dov’è Cristo?” “Dov’è Gesù nel mio agire?” Nella misura in cui noi facciamo nostra la stessa domanda e vi rispondiamo in maniera personale, allora abbiamo davvero la possibilità di cambiare il mondo».