Il ricordo dei 32 missionari bergamaschi defunti: “Una bellissima pagina della nostra Chiesa”

Una lunga catena di anelli di colori diversi con scritti alcuni verbi al plurale collocata ai piedi dell’altare maggiore nella chiesa del cimitero civico.

È il segno scelto quest’anno dal Centro missionario diocesano per la Messa, venerdì pomeriggio 12 novembre, presieduta dal vicario generale monsignor Davide Pelucchi, in memoria e suffragio dei 32 missionari bergamaschi defunti nel corso dell’anno.

Su ogni anello c’era scritto un verbo diverso, usato nelle iniziative missionarie del mese di ottobre. «Sugli anelli di questa catena — ha affermato il vicario generale — ci sono verbi non al singolare, ma al plurale, per esempio ascoltiamo, accogliamo, annunciamo, evangelizziamo, condividiamo.

Sono gli atteggiamenti dei missionari che raccontano le pagine e i benefici frutto del loro vissuto in ogni parte del mondo. Pensiamo ad almeno tre benefici: la conoscenza di uomini e donne incatenati nel mondo, la testimonianza del Vangelo che libera dalle catene interiori ed esteriori, il concatenamento dell’opera di evangelizzazione che si sviluppa con la comunità cristiana».

“Gli uomini che incatenano e quelli che sciolgono le catene”

Indicando la catena ai piedi dell’altare, monsignor Davide Pelucchi ha proposto una suddivisione: gli uomini che incatenano operando il male in tutte le sue forme e gli uomini che sciolgono le catene contribuendo a liberare altri uomini in varie forme e secondo i propri talenti.

Ha poi elencato alcune catene che soffocano gli uomini nella storia quotidiana. «Purtroppo, ancora oggi, in tante parti del mondo ci sono milioni di uomini incatenati, come quelli senza libertà neppure di studiare o di praticare la loro religione, quelli che non hanno terra da coltivare, quelli che non possono curarsi nella salute, i bambini ridotti in schiavitù e gli uomini che subiscono violenze. È grazie all’opera dei missionari che noi possiamo conoscere i grandi drammi nel mondo».

“Una bellissima pagina della nostra chiesa”

Il vicario generale ha infine ricordato alcune figure di missionari.

Charles De Foucauld, che sarà canonizzato il 15 maggio del prossimo anno insieme al Beato Luigi Maria Palazzolo. «Visse in Marocco condividendo la vita delle popolazioni e riuscì a riscattare alcuni giovani in schiavitù che allora era una piaga diffusa».

Padre Daniele da Samarate, cappuccino milanese missionario in Brasile. «Visitando una donna malata di lebbra, contrasse la malattia. Così scelse di vivere come missionario in un lebbrosario».

Infine il bergamasco padre Giuseppe Frizzi, dell’istituto della Consolata, missionario in Mozambico, in prima linea nell’inculturazione del Vangelo, scomparso lo scorso ottobre. «Aveva affermato che oggi il missionario non semina, ma raccoglie, perché impara dalle culture dei popoli che incontra. E aveva tradotto Bibbia, messali, dizionari, libri liturgici e grammatiche nei dialetti locali».

«Grazie ai missionari — ha concluso monsignor Pelucchi — anche noi possiamo conoscere queste culture. Rinnoviamo il nostro grazie a questi 32 missionari per quanto hanno operato in tutte le terre del mondo. Ricordare i missionari significa sfogliare una pagina bellissima della nostra Chiesa».