Terno d’Isola: studiare all’oratorio come a casa, per allenarsi alla fraternità

Ci sono fogli colorati, libri, pastelli sui tavoli dell’oratorio di Terno d’Isola, dove da poco è passato il pellegrinaggio pastorale del vescovo monsignor Francesco Beschi. Si vede che è un ambiente vissuto “come una casa” dai ragazzi.

“Noi accogliamo quotidianamente soprattutto i ragazzi delle superiori – spiega il curato don Luca Bertulessi -. All’interno c’è anche una società Asd di calcio che accoglie anche i bambini delle elementari”.

L’oratorio cerca costantemente di creare occasioni perché i ragazzi possano inserirsi e vivere un po’ come a casa: “Non ci sono particolari attività organizzate, ci sono alcuni giovani più grandi, studenti universitari oppure che si sono appena affacciati al mondo del lavoro, che portano avanti l’accoglienza quotidiana all’oratorio. Studiano e giocano con i più piccoli”.

Si è conclusa da pochi giorni un’esperienza di convivenza all’oratorio: “I gruppi che partecipano a questa iniziativa sono sempre abbastanza folti, li abbiamo divisi in due in modo da non creare situazioni a rischio in questo periodo della pandemia. Sono ragazzi di terza-quinta superiore e sono una ventina per ogni gruppo”.

I giovani, dai 18 anni in su, si incontrano con don Luca una volta ogni tre settimane: “Condividiamo la cena e parliamo di temi e valori che guidano la vita quotidiana e cristiana. Sono una ventina, per la maggior parte universitari”.

Il coronavirus ha cambiato forme e modi dell’oratorio

La pandemia ha cambiato la vita dell’oratorio, ha fatto emergere nuove consapevolezze nei ragazzi che lo frequentano. “Se prima lo consideravano solo come un luogo dove andare a giocare, a svagarsi – sottolinea don Luca – ora lo considerano di più come una casa dove trascorrere tempo e di cui prendersi cura. Abbiamo mantenuto la porta aperta ogni volta che era possibile, ed è stata una scelta positiva. Abbiamo scoperto la bellezza di un nuovo modo di stare insieme. È nato così, per esempio, il desiderio di creare un ambiente comune di studio e di usare gli spazi che era possibile continuare a frequentare. I ragazzi arrivano ogni pomeriggio e si aiutano a vicenda nell’impegno dello studio, condividendo la fatica”.

La parola oratorio come casa a volte è usata a sproposito: “Parlare di casa, però – chiarisce don Luca – presuppone anche l’idea di creare occasioni per mettersi la prova e a volte sbagliare. Abbiamo lasciato anche a questi giovani la possibilità di provare a preparare da mangiare o organizzare iniziative. Durante l’anno abbiamo promosso anche incontri con le famiglie, diventa occasione per stare insieme, pregare, ma anche rileggere alcuni comportamenti dei ragazzi, in un’atmosfera di scambio”.

Don Luca ha scelto di concentrare molte energie sugli adolescenti: “È un’età difficile, di passaggio, in cui è importante che i ragazzi sentano che c’è qualcuno che li prende a cuore. L’obiettivo più importante delle convivenze, e in generale anche delle altre iniziative è mostrare loro che la fraternità può essere il volto di ciò che saranno loro da adulti. La loro presenza, tuttavia, è importante anche per il resto della comunità: ci spingono ad andare oltre con il loro entusiasmo”.