Papa Francesco: “Tra le mura di una piccola casa Dio ha cambiato la storia”

“Ricevere grandi saluti, onori e complimenti a volte rischia di suscitare vanto e presunzione. Ricordiamo che Gesù non è tenero con chi va alla ricerca dei saluti nelle piazze, dell’adulazione, della visibilità.

Maria invece non si esalta, ma si turba; anziché provare piacere, prova stupore. Il saluto dell’angelo le sembra più grande di lei. Perché? Perché si sente piccola dentro, e questa piccolezza, questa umiltà attira lo sguardo di Dio”.

Lo ha detto il Papa con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro all’Angelus della Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.

“Tra le mura della casa di Nazaret vediamo così un tratto meraviglioso del cuore di Maria: ricevuto il più alto dei complimenti, si turba perché sente rivolto a sé quanto non attribuiva a sé stessa. Maria, infatti, non si attribuisce prerogative, non rivendica qualcosa, non ascrive nulla a suo merito. Non si autocompiace, non si esalta. Perché nella sua umiltà sa di ricevere tutto da Dio. È dunque libera da sé stessa, tutta rivolta a Dio e agli altri. Maria Immacolata non ha occhi per sé. Ecco l’umiltà vera: non avere occhi per sé, ma per Dio e per gli altri”. Il Santo Padre ha ricordato che la perfezione di Maria “viene dichiarata dall’angelo tra le mura di casa sua: non nella piazza principale di Nazaret, ma lì, nel nascondimento, nella più grande umiltà. In quella casetta a Nazaret palpitava il cuore più grande che una creatura abbia mai avuto”.

Il Signore ha bisogno della nostra umiltà, del nostro sguardo

Tutto questo ci dice che “il Signore, per compiere meraviglie, non ha bisogno di grandi mezzi e delle nostre capacità eccelse, ma della nostra umiltà, del nostro sguardo aperto a Lui e agli altri. Con quell’annuncio, tra le povere mura di una piccola casa, Dio ha cambiato la storia. Anche oggi desidera fare grandi cose con noi nella quotidianità: in famiglia, al lavoro, negli ambienti di ogni giorno. Lì, più che nei grandi eventi della storia, la grazia di Dio ama operare”.

“Cipro è una perla nel Mediterraneo, una perla di rara bellezza, che però porta impressa la ferita del filo spinato, il dolore per un muro che la divide. A Cipro mi sono sentito in famiglia; ho trovato in tutti dei fratelli e delle sorelle”. Così il Papa dopo la recita dell’Angelus: “Conservo nel cuore ogni incontro, in particolare la Messa allo stadio di Nicosia. Mi ha commosso il caro Fratello ortodosso Chrysostomos, quando mi ha parlato della Chiesa Madre: da cristiani percorriamo vie diverse, ma siamo figli della Chiesa di Gesù, che è Madre e ci accompagna, ci custodisce, ci fa andare avanti, tutti fratelli”.

“L’augurio di essere sempre laboratorio di fraternità”

L’augurio per Cipro, ha aggiunto, è che “sia sempre un laboratorio di fraternità, dove l’incontro prevalga sullo scontro, dove si accoglie il fratello, soprattutto quando è povero, scartato, emigrato. Ripeto che davanti alla storia, davanti ai volti di chi emigra, non possiamo tacere, non possiamo girarci dall’altra parte”. A Cipro come a Lesbo, ha ribadito il Papa, “ho potuto guardare negli occhi questa sofferenza: per favore, guardiamo negli occhi gli scartati che incontriamo, lasciamoci provocare dai visi dei bambini, figli di migranti disperati. Lasciamoci scavare dentro dalla loro sofferenza per reagire alla nostra indifferenza; guardiamo i loro volti, per risvegliarci dal sonno dell’abitudine!”.