Tra storia ed educazione, per comprendere la Chiesa di oggi: Pio XII e il suo sofferto silenzio

Ogni anno, con la terza media, affronto una parte della storia della Chiesa moderna e contemporanea: ciò che mi sta a cuore è che gli alunni colgano alcuni passaggi essenziali senza i quali non si comprende la Chiesa di oggi.

Non è indifferente, su questo punto, conoscere o meno il “Sillabo” di Pio IX, la questione del non expedit e il coinvolgimento politico dei cattolici, i Patti Lateranensi e tutti gli snodi fondamentali della storia che hanno portato la Chiesa, soprattutto con il grande evento del Concilio Ecumenico Vaticano II, a strutturarsi e a porsi nel mondo in un certo modo.

Tra gli argomenti ai quali dedico particolare cura durante le lezioni ce n’è uno sul quale ci tengo a lavorare con gli alunni, perché mi permette di unire l’aspetto di storia della Chiesa che il programma prevede con le questioni educative, che mi appassionano e che ritengo decisive per la crescita umana dei ragazzi: la questione del silenzio di papa Pio XII a riguardo dello sterminio degli ebrei negli anni della seconda guerra mondiale.

Solitamente tratto l’argomento proprio a dicembre, perché essendo a gennaio la “Giornata della Memoria”, che a scuola permette ogni anno di riflettere sull’Olocausto e sul rischio che l’odio, in ogni tempo, possa condurre al ripetersi di atrocità simili, desidero che i ragazzi giungano a quella giornata importante già conoscendo gli aspetti essenziali di questa questione.

Capire il passato senza giudicare

Ci tengo a specificare immediatamente un punto chiave a livello etico: non intendo in alcun modo, con i miei ragazzi, fare operazioni di apologetica ecclesiastica.

Anzi, i ragazzi sanno che esprimo senza problemi le mie perplessità su alcune scelte operate, ieri come oggi, dalla Chiesa, compatibilmente con quanto posso trattare e approfondire con ragazzi così giovani.

Ciò che mi anima è il desiderio di mostrare loro come le questioni siano complesse e non si possa cadere nella superficialità, facile nelle questioni storiche, di giudicare in via definitiva ciò che si decise o non si decise.

Gli studenti sanno che una delle frasi più ricorrenti nelle mie spiegazioni è: “Ricordiamoci che noi, oggi, notiamo alcuni aspetti che quando si vivono le situazioni non si notano. È facile cadere nel giudizio quando sono trascorsi secoli o decenni, ma è scorretto! Dobbiamo cercare di capire, non di giudicare!!”.

La questione educativa che desidero trattare con loro, a partire da un argomento di storia della Chiesa, è proprio questa: la necessità di impegnarsi sempre per capire il perché delle cose, senza aver fretta di giudicare, operazione che, spesso, è anche impossibile, per via di passaggi non noti ma decisivi che hanno condotto a una scelta piuttosto che a un’altra (non si può mai sapere tutto!).

Un libro di monsignor Saverio Xeres

Mi aiuta in questa operazione un bellissimo libretto di Monsignor Saverio Xeres, docente di Storia Ecclesiastica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, che conobbi di persona in quanto fu il docente della Facoltà presente in commissione all’esame di Baccellierato in Teologia della mia classe, in Seminario (Xeres S. Il sofferto silenzio di Pio XII, Vita e Pensiero, Milano 2010).

Pio XII sapeva quanto stava accadendo agli Ebrei ad opera del nazismo? E tacque dinanzi all’Olocausto? Pio XII sapeva: i documenti pubblicati dopo l’apertura degli archivi vaticani  (oggi chiamati “Archivio Apostolico” per decisione di papa Francesco) inerenti a quegli anni mostrano chiaramente che la Santa Sede era a conoscenza, da molteplici fonti tra loro molto diverse, di quanto la situazione fosse grave e di quanto accadeva ai deportati.

È altrettanto vero che Pio XII, uomo di altissima spiritualità e fine diplomatico (fu nunzio apostolico anche in Germania, per 12 anni) fece la scelta di non denunciare apertamente i gravissimi crimini contro gli ebrei. È tuttavia altrettanto vero che una sua denuncia esplicita, configurandosi come un attacco frontale al nazismo, avrebbe probabilmente soltanto peggiorato la situazione, impedendo anche le grandi opere di carità che molti cattolici misero in atto, anche a costo della vita, per aiutare gli ebrei.

Non sappiamo se eventuali nuovi documenti che potrebbero essere presi in analisi dagli storici negli anni a venire potranno aiutare ad avvicinarsi maggiormente a ciò che accadde e alle ragioni che mossero il papa a fare alcune scelte piuttosto che altre: di certo sappiamo che è necessario continuare a studiare, questa come altre questioni ecclesiali e non, con il desiderio non di giudicare, ma di capire.