Smartworking, lavorare tra le mura domestiche. Resisterà anche dopo la pandemia?

Smartworking ossia lavoro agile, da casa: quante volte abbiamo nominato questa nuova abitudine nell’ultimo anno.

La situazione pandemica ha infatti sdoganato la possibilità di lavorare tra le mura domestiche, in molti casi rendendolo obbligatorio, in altri rappresentando una libera scelta del lavoratore. Certo è che lo smartworking si è diffuso a macchia d’olio in tutto il mondo.

Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Martina Menotti psicologa psicoterapeuta: “Ciò che noi rileviamo da parte delle persone è una sorta di sentimento di amore-odio per questa nuova possibilità che ci viene offerta. Sicuramente il cosiddetto ‘lavoro agile’ può essere una buona soluzione se l’ambiente domestico riesce a proporre un habitat confortevole e adatto al lavoro, che sappia garantire una postura corretta e che possa permettere di operare in tranquillità e concentrazione”.

Una comodità in più o nuova fonte di stress?

“Se il proprio spazio abitativo è ristretto – continua Menotti – e magari anche affollato da piccoli ‘disturbatori’, non è sicuramente facile trovare la modalità più giusta e lo smartworking può quindi non fare al caso nostro ed essere anzi una fonte di stress”.

Tasto dolente di questa modalità lavorativa è la mancata socialità, come ci spiega la psicologa psicoterapeuta: “Riuscire a staccare momentaneamente la spina con i colleghi anche soltanto per un caffè, uno scambio o un confronto anche dal punto di vista professionale possono essere stimoli positivi e divagare per la mente è notevolmente importante. Perciò ricordiamoci, anche se operiamo in spmartworking, di prenderci i nostri spazi, di scandire una routine quotidiana il più possibile simile a quella che abbiamo quando non lavoriamo da remoto e curiamo la postura e l’ambiente dove stiamo lavorando”.

Un vantaggio anche per l’ambiente: riduce il traffico

Teniamo presente che il lavoro agile può rappresentare una riduzione notevole del traffico cittadino, un risparmio di tempo e una diminuzione dell’appesantimento dovuto al mobbing e ad altre dinamiche che influiscono negativamente a livello psichico; cerchiamo quindi di vederlo come una buona opportunità”.