Dietro le quinte: le associazioni culturali nelle parrocchie e la fatica della pandemia

Quando ci sediamo per assistere ad un concerto o una conferenza, a volte si pensa che per programmare organizzare e rendere possibile la fruizione al pubblico, basti molto poco.

In realtà quell’evento ha tenuto impegnati gli organizzatori per molto tempo. Prima, alla costruzione del progetto nella scelta dell’ospite o del gruppo, poi nei contatti e dopo l’assenso del protagonista, alla cura degli aspetti pratici: trovare le date e il luogo. C’è infine la cura degli aspetti logistici e del marketing per pubblicizzare adeguatamente lo stesso evento …

Così avviene da 13 anni per il Greto, associazione culturale di Seriate, come per tante altre associazioni sparse sul territorio che cercano di promuovere cultura attraverso eventi, laboratori, esperienze, visite ed incontri.

Purtroppo sappiamo che negli ultimi tempi la pandemia ha colpito duro soprattutto a Bergamo e ahimè anche il Greto ha dovuto stare in “panchina” per lungo tempo.

Le associazioni culturali e la fatica di “stare in panchina”

Ci eravamo lasciati con la stagione 2020 improvvisamente interrotta alla vigilia dell’incontro con un magistrato della Dia (direzione distrettuale antimafia) e poi ci sono stati mesi rinchiusi, con pochi contatti e tanta paura.

Ci hanno tenuti vivi i social, attraverso lo scambio quasi quotidiano di informazioni, stimoli e incoraggiamenti per chi era stato colpito da febbre, lutti e altro e successivamente la scelta di ritrovarci in zoom o meet per affrontare alcuni temi di senso sui quali formarci attraverso lo scambio di esperienze.

L’obiettivo era quello di non vivere il tempo che ci era dato solo come attesa che finisse ma “starci dentro” nella difficoltà del momento per orientare le nostre vite verso nuovi cambiamenti.

Si è arrivati cosi alla scorsa primavera con i primi approcci “vis a vis” che hanno prodotto il desiderio di riprendere con una nuova stagione di “Incontri sul serio” e la produzione in autonomia di un video clip nel desiderio di ricominciare  a sperare e a sognare.

Viviamo immersi nella cultura: il rischio è sottovalutarla

Certo a volte si sentono frasi del tipo “Cultura, cultura…non dà da mangiare la cultura…non serve parlare, bisogna fare…la cultura è per quelli che hanno buon tempo…”: capita talvolta di ascoltare, dire o semplicemente pensare frasi di questo tipo, capita per strada, in casa, nei luoghi di lavoro, in parrocchia.

Frasi legittime, per carità, che criticano per esempio un certo snobismo che caratterizza spesso il mondo della cultura. Frasi che, forse, esprimono anche una certa paura della cultura, un desiderio di tener lontana la fatica del pensiero, della lettura, del confronto di idee e una scarsa fiducia nella ragione e nei sentimenti dell’uomo, nella loro forza pratica, attiva. 

La cultura è una realtà più vasta rispetto ai limiti in cui solitamente la releghiamo, ci coinvolge tutti, ci siamo immersi, tanto più oggi, nel villaggio globale dettato dai mass media. La nascita o la ripresa di nuovo un gruppo culturale, perciò, è sempre un buon segno per una città, per una comunità, come lo è l’apertura di una biblioteca, di un teatro, di una scuola, di un centro sportivo o religioso.

Ecco allora che il Greto ha pensato a “Storie senza tempo” un modo concreto e semplice per alzarsi dalla “panchina” in cui eravamo finiti e con slancio dare il nostro contributo alla “grande squadra” che è Il nostro Paese.