La storia di Marco Zanotti: un drammatico incidente e la rinascita grazie allo sport

Marco Zanotti ci racconta come le avversità della vita possono essere affrontate anche grazie ai valori che lo sport porta con sé. Un grande messaggio di speranza che vuole mettere in luce come lo sport può trasformarsi in strumento in grado di generare energie positive, amicizie, consapevolezze per superare anche le sfide più difficili.

“Ho amato e amo lo sport. Da ragazzino ho giocato a calcio, mi sono appassionato di montagna, ho indossato gli sci per gioco, ma ben presto quel gioco è diventato parte significativa della vita, grazie anche ai miei genitori che, nonostante non fossero degli sportivi, con amore e sacrificio hanno cavalcato la mia passione.

Non sono mancati i risultati sportivi nello sci alpino, come non sono mancate numerose giornate dell’adolescenza trascorse insieme agli amici tra i sentieri di montagna, in cima alle vette, dove ci pareva di toccare il cielo con un dito. Gli anni più belli della giovinezza con il cuore in mano, facendo progetti sul futuro, stringendo legami che paiono eterni. I primi lavori e la prima indipendenza economica, i sogni fatti a vent’anni sono carichi di aspettative e la vita pare offrirti quanto di buono si possa immaginare”. 

Lo scontro con un escavatore: “Mi ha cambiato la vita”

Marco Zanotti si racconta con serenità al telefono, una serenità acquisita solo con il tempo, perché parlare di sé non è sempre facile, soprattutto quando stai per condividere una sofferenza profonda.

“Da quel sogno mi sono svegliato bruscamente a vent’anni. Ero sul posto di lavoro, come tutti i giorni, ma quello in particolare non l’avrei più dimenticato, perché lo scontro con un escavatore cingolato mi ha cambiato per sempre la vita. Dopo vent’anni riesco a dire cosa mi è successo: ho perso il piede destro. In quel momento è iniziato un percorso di sofferenza, l’operazione, l’ospedale e la riabilitazione. Dalle finestre dei vecchi Ospedali Riuniti di Bergamo guardavo Città Alta e mi interrogavo su cosa sarebbe stato il mio futuro”. 

La fatica della riabilitazione e di accettare la fragilità

Dalle certezze di una vita piena ai dubbi e alla tristezza per un castello crollato dopo un soffio di vento. Poi il lungo processo di riabilitazione. Marco non si nasconde: “È stato un calvario durato parecchio tempo. Adattare una protesi ad un corpo è un percorso che richiede tempo ed è diverso da persona a persona. Per molto tempo non ho raccontato a nessuno che vivevo con una protesi. Non cerco compassione, ma accettazione”; un concetto semplice nella teoria, ma non nei fatti: facile porre al centro di una storia come questa la menomazione, un evento che sicuramente fa notizia, ma se si scava nel profondo c’è molto di più e ci si accorge che la vita, quando pare averti tolto tutto, se affrontata, ti sa ricompensare in maniera inaspettata.

“Il tempo è medicina – prosegue Marco -. Ogni anno trascorso, nonostante la sofferenza, la mia condizione psicofisica migliorava. La fisioterapia mi ha concesso un recupero delle funzionalità più che dignitoso che mi ha permesso di riprendere il lavoro, sempre come operaio. La crisi del settore edile del 2008 mi ha fatto perdere il lavoro, ma mi ha regalato del tempo libero, che ho deciso di investire tornado a fare quello che ho sempre amato: sciare. Tramite un’associazione ho preso parte alle mie prime gare paralimpiche in abruzzo, in Super G e Slalom Gigante. Sono arrivati subito i primi risultati e i primi punti conquistati. Dopo poco tempo ho partecipato ai campionati italiani e sono stato chiamato dalla Nazionale con la quale ho partecipato alla Coppa Europa e alla Coppa del Mondo, salendo rapidamente nel raking. Poi ho trovato lavoro e con mia moglie ho dato vita a tre splendidi figli”.

Le Paralimpiadi di Sochi nel 2014: un’esperienza straordinaria

Basterebbe questo a raccontare un lieto fine, ma la storia ha in serbo la sorpresa più grande, perché Marco, quando in fondo potrebbe ritenersi appagato di un nuovo futuro di fronte a sé, si troverà nel mezzo di un evento che sconvolgerà come un uragano il proprio essere uomo.

“Visti i miei eccellenti risultati sono stato convocato per le Paralimpiadi di Sochi nel 2014, ma mai mi sarei immaginato che questa esperienza potesse segnarmi così profondamente. Non ho vinto la mia gara, ho ottenuto un ottimo risultato, ma avevo come avversari ragazzini più bravi di me che hanno meritato il risultato ottenuto. Tra le mura del villaggio olimpico però ho raccolto una ricchezza dall’incontro con gli altri che avrei poi fatto mia per sempre. Ho incontrato persone, non corpi, pieni di sorriso e serenità nonostante la disabilità. Un percorso che mi ha reso libero di fronte alla mia menomazione, che nel confronto con gli altri non appariva più così decisiva e importante. Su quelle piste, in quelle gare e nello sport praticato da persone con disabilità ho visto atleti rischiare la vita e raccogliere i frutti di tanto lavoro e sacrificio, ho visto persone che meritavano rispetto per come si ponevano nei confronti dello sport e della vita”. 

Una nuova consapevolezza di sé e del futuro

Una rinascita che porta Marco ad una nuova consapevolezza di sé e di quello che potrà essere il suo futuro. La cerimonia di chiusura delle Paralimpiadi è stata l’ultima delle gocce di una cascata che ha saputo lentamente consumare la roccia della paura. “Me la ricordo come se fosse oggi, ma tutti possono andare a rivederla perché c’è ancora il filmato su YouTube. Una grande scritta con i blocchi di Tetris (famoso gioco che ha origini russe n.d.r.) ci mostrava la parola IMPOSSIBLE (impossibile n.d.r.). Un atleta senza gambe si è avvicinato su una carrozzina e, tramite una corda e con l’aiuto delle sole braccia, si è issato per far calare un apostrofo trasformando la parola in I’M POSSIBLE (io sono possibile n.d.r). In quel momento ho provato una forte emozione, un sentimento così intenso che mi ha fatto capire che dovevo impegnarmi per far provare questa emozione anche agli altri”.

È questa la chiave di volta che trasforma la vita di Marco e delle persone che da allora hanno intrecciato il suo cammino. Dopo essere tornato a casa getta anima e corpo per diventare istruttore di sci (senza nessun aiuto o facilitazione come ci tiene a sottolineare durante la nostra lunga chiacchierata al telefono) per iniziare quell’opera buona che prende forma nella creazione della Asd Ski Passion, una società sportiva dilettantistica con sede a Parre costituita nel 2019 insieme ad un gruppo di amici per permettere ai ragazzi con disabilità di praticare sport e di trovarsi in un ambiente inclusivo, trovando nel Centro Sportivo Italiano di Bergamo il sostegno necessario per partire con questa grande avventura che oggi vede la partecipazione di un centinaio di atleti tra ragazzi con disabilità e normodotati.

L’impegno di accogliere tutti, perché ognuno è speciale

Specializzato nell’accoglienza di questi ragazzi, Marco non si dà pace per cercare di includere e di far sentire accolti tutti, indipendentemente dalla diversità. “Sarebbero numerose le storie da raccontare – ci confida Marco con orgoglio – su cosa significa fare inclusione. A partire dai ragazzi con disabilità sensoriale che si allenano con i ragazzi normodotati e che non vogliono indossare la pettorina identificativa perché non amano sentirsi diversi. Proprio per questo abbiamo allora deciso che la pettorina la indossano tutti, sia disabili che normodotati del nostro gruppo, così l’unica differenza sarà quella dell’appartenenza alla Ski Passion”.

Accanto ai corsi di sci sono sorte nel tempo numerose altre attività: corsi roller, Campus Multisport, iniziative di socializzazione… ma una su tutte meriterebbe un plauso particolare, si chiama “La montagna per tutti”. Un progetto ambizioso che si pone come obiettivo la raccolta fondi da destinare al territorio della Valle Seriana e della Valle di Scalve per rendere accessibili le piste di sci alpino e fondo anche alle persone con disabilità fornendo ausili sportivi specifici, realizzando mappature del territorio, fornendo corsi di formazione per promuovere l’accessibilità. Una passione generativa che non smette di stupire… proprio quello che Marco desiderava.

Per informazioni: skipassionsport@gmail.com