Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana: “Desideri, scrigni e lode…”

Sei tu che mi hai creato.
E mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Tu mi hai fatto come un prodigio.
Le tue opere sono stupende. E per questo ti lodo”

(“Come un prodigio” – Debora Vezzani, tratto dal Salmo 139)


Qualche giorno prima del Natale mi trovavo con alcuni adolescenti del mio oratorio a Bergamo per un pomeriggio di ritiro. La guida, suor Roberta, ha invitato i ragazzi a scrivere su una stella un loro desiderio, quello che sentivano come più vero in quel momento. Questo veniva poi ricoperto di carta dorata e non veniva visto da nessun’altra persona.
Nella condivisione fatta sull’esperienza, una ragazza ha raccontato di aver scritto un desiderio
descritto come banale, insomma, “uno di quei desideri che scrivi in contesti come quello perché in fondo non puoi scrivere quelli veri che hai, perché lì non ci stanno dentro”.
Mi ha colpito molto e fatto pensare, quest’idea che ci siano dei desideri, delle parti di te che c’entrano con quel bambino appena nato e delle altre parti che debbano restare fuori, non possano essere messe sotto il suo sguardo.
Mi ha colpito perché è il rischio che forse ogni tanto corriamo, quello di anteporre la questione morale ad un incontro vero, fatto di carne, fatto di desideri, quelli veri, quelli che ci abitano il cuore, anche quelli che non sono così grandi o luminosi.


Per questo mi meravigliano sempre i Magi, che di fronte a quel bambino depongono i loro scrigni.
Aprono il loro cuore, il loro io più vero, quello che sono realmente, e lo consegnano, come segno di adorazione, come segno di lode, perché han riconosciuto nella loro vita i segni luminosi che erano solo dono di grazia.
Penso a quei tre Re, di fronte a quel bambino: cosa avranno provato, come si saranno sentiti, che sobbalzi avrà avuto il loro cuore?

Loro e quel bambino. Probabilmente non contava altro di fronte a quella scena, non contava da dove venivano, non contavano le loro ricchezze, non contava la loro intelligenza, contava solo lo sguardo che era stato posto su di loro e che restituiva la loro storia e le loro vite, avvolte da una
luce nuova, tale da spingere a ritornare per un’altra strada.
Allora l’augurio che possiamo farci a pochi giorni dalla festa dell’Epifania e per questo nuovo anno penso sia quello di lasciare che tutto di noi venga trasformato da quello sguardo che scaturisce dalla natività, perché chi incontriamo possa sentire che tutto di lui è degno di sguardo, che tutto di lui è degno d’amore, perché c’è un Altro che ha deciso di amarci per primo.